Tweet


LEOPOLDO II D'ASBURGO
(Pietro Leopoldo d'Asburgo-Lorena, Vienna 1747 - ivi 1792). Granduca di Toscana (1765-1790) e poi imperatore (1790-1792). Figlio terzogenito di Maria Teresa d'Austria e di Francesco di Lorena, alla morte del fratello secondogenito Carlo (1761) assunse il governo della Toscana che, estinta la dinastia dei Medici, era stato attribuito al padre, al quale succedette nel 1765. Il suo arrivo a Firenze segnò una svolta importante nella storia della Toscana. Caso esemplare di sovrano illuminato, le riforme varate nei venticinque anni del suo regno si inscrivono a pieno titolo in quel fermento innovatore tipico del secondo Settecento che rese possibile, in alcune realtà, una stretta collaborazione fra sovrani e intellettuali. Il suo sistema di governo si appoggiò alla parte più avanzata del ceto dirigente toscano e si caratterizzò per una forte incisività degli interventi riformatori, calati nella realtà e introdotti gradualmente, per evitare o almeno limitare le opposizioni. Fra tali interventi si segnala la introduzione progressiva di una completa libertà nel commercio cerealicolo (1766-1775) volta a favorire lo sviluppo dell'agricoltura, considerata, in linea con le teorie della fisiocrazia francese, il settore fondamentale dell'economia. L'abolizione delle corporazioni cittadine (1770) e l'uniformazione del sistema doganale (1781) valsero a liberare il mercato e la produzione da molti vincoli del regime precedente. Si creò inoltre un apparato burocratico più agile sorretto da un nuovo corpo di funzionari di nomina regia. In periferia fu attribuito maggior spazio alle forze economiche della provincia. L'amministrazione della giustizia fu riorganizzata semplificando la rete giurisdizionale precedente e creando nuovi tribunali regi, nonché un nuovo apparato di polizia (1777). In questo settore il momento culminante fu la riforma criminale del 1786, detta leopoldina. Anche in campo religioso Pietro Leopoldo lasciò un'impronta profonda nei tentativi, ispirati al giansenismo, di creare una Chiesa più controllata dallo stato. Restò invece sulla carta l'importante progetto di dare alla Toscana una nuova costituzione che dividesse più chiaramente i poteri dello stato e che, introducendo un nuovo sistema di rappresentanza, autolimitasse fortemente il potere del sovrano. Alla morte del fratello Giuseppe II, Pietro Leopoldo fu richiamato alla guida dell'impero. Nella nuova congiuntura creata dalla rivoluzione francese si trovò a gestire una situazione di drammatico sfaldamento politico della monarchia, connesso allo scontento prodotto dagli indirizzi autoritari del riformismo di Giuseppe II. Domò le rivolte nei Paesi bassi, evitò la guerra con la Prussia e pose fine a quella contro l'impero turco (1791). Salvò inoltre le riforme ecclesiastiche. Strinse con la Prussia nel 1792 un'alleanza difensiva contro la Francia rivoluzionaria. Ricerca del consenso, allentamento degli indirizzi più controversi del suo predecessore, tentativo di evitare la guerra antirivoluzionaria: questi, fra luci e ombre, i caratteri del breve periodo in cui fu al vertice della monarchia.

S. Contini
Stats