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![]() KIBBUTZ Insediamenti agricoli israeliani di tipo collettivistico ispirati al sionismo. Costituiti in Palestina a partire dal 19091910, trassero le proprie origini dalla constatazione del fallimento dei primi insediamenti fondati su criteri puramente economici. Diversamente dal moshav (villaggio cooperativo in cui i soci conservano la proprietà dei singoli appezzamenti, ma gestiscono in comune gli acquisti e le vendite), il kibbutz è caratterizzato dalla proprietà collettiva della terra. I suoi membri ottengono su basi ugualitarie vitto, alloggio, vestiario e servizi sociali in cambio del proprio lavoro. La consistenza numerica degli aderenti ai kibbutz passò da 179 persone nel 1914 a 2624 nel 1927 e a 22.932 nel 1941; alla fine del 1989 diventarono 124.900 (pari al 2,7 per cento della popolazione complessiva e circa un quarto di quella rurale), ripartiti in 270 kibbutz (contro 489 moshav con 147.500 abitanti). Malgrado lo scarso peso numerico, al kibbutz si deve riconoscere una considerevole importanza nella storia del sionismo, perché erano considerati l'avanguardia della società futura; più concretamente, hanno svolto un ruolo strategico fondamentale. La loro localizzazione è stata infatti scelta generalmente secondo criteri politico-militari (in un solo giorno dell'ottobre 1946 ne vennero fondati ben undici nel deserto del Negev a scopo difensivo e per assicurare la presenza ebraica che, dopo il 1948, assorbì le terre arabe abbandonate nelle località di confine). La loro attività (agricola e industriale) nel complesso non è redditizia e si regge sui contributi dello stato e delle organizzazioni sioniste internazionali. La loro perdurante influenza si deve al fatto che molti dirigenti politici (per lo più di sinistra, ma anche dei partiti di destra e religiosi) sono ancora membri di kibbutz. ![]() L. Cremonesi, Le origini del sionismo e la nascita del kibbutz (1881-1920), Giuntina, Firenze 1985; D. Meghnagi, Il kibbutz. Aspetti sociopsicologici, Barulli, Roma 1974; A. Barulli, Kibbutz: i Sabra del Kibbuz, Barulli, Roma 1975. |
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