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![]() ITALIA, REGNO D' (1861-1946) Stato costituito in seguito all'annessione al Regno di Sardegna dei territori già asburgici, pontifici e borbonici grazie alla Seconda guerra d'indipendenza e all'impresa dei Mille (1859-1860) e proclamato il 17 marzo 1861. Alle regioni annesse furono estesi lo Statuto albertino e la legislazione piemontese. Sotto Vittorio Emanuele II di Savoia (1861-1878), furono annesse Venezia (1866) e Roma (1870), compiuti sforzi notevoli per unificare l'Italia dal punto di vista delle infrastrutture e per vincere il brigantaggio nel Mezzogiorno (1860-1864). La partecipazione politica era limitata a pochi possidenti; le masse contadine, in gran parte di tradizione cattolica, soprattutto dopo l'annessione di Roma (1870) apparivano ostili allo stato; tutti i gruppi sociali, inoltre, subivano il peso del forte drenaggio fiscale imposto dalla Destra. Nel 1876 salì al potere la Sinistra, che estese in parte il suffragio (1882). Il regno di Umberto I (1878-1900) fu caratterizzato dalle lunghe "dittature" parlamentari di A. Depretis e F. Crispi, dall'avvicinamento all'Austria-Ungheria e alla Germania nel campo internazionale, dalle prime avventure coloniali in Eritrea e in Abissinia e dall'emergere delle organizzazioni di lavoratori, poi confluite nel Partito socialista (1892). I cattolici continuarono a non partecipare alla vita parlamentare del regno in ossequio al principio del non expedit, mentre sul versante opposto, perdeva terreno l'opposizione repubblicana. La crisi di fine secolo costituì il passaggio dal vecchio mondo dei notabili a un paese più moderno sotto l'impulso del liberalismo giolittiano (1901-1914). Sotto Vittorio Emanuele III (1900-1946), l'Italia ebbe una rapida modernizzazione, nacquero i partiti di massa (dopo quello socialista, quello popolare, nel 1919), furono annessi nuovi possedimenti coloniali (Libia, 1911-1912), e infine, dopo la guerra 1915-1918, iniziò la decadenza del sistema monarchico-costituzionale, incapace di gestire il passaggio a una vera liberal-democrazia. Il fascismo (1922-1943) fu la risposta reazionaria a un bisogno di profonde trasformazioni istituzionali ed economiche, che il parlamentarismo liberale non aveva saputo affrontare. L'eliminazione delle libertà, l'organizzazione corporativa, la perpetuazione del sogno coloniale (Etiopia, 1935-1936), con il conseguente isolamento internazionale, scandirono le vicende del ventennio fino all'alleanza con la Germania nazista e l'entrata in guerra (1940-1945). La monarchia, fatto cadere il governo Mussolini (1943), fu di nuovo incapace d'imboccare la via della piena instaurazione della legalità liberaldemocratica: di qui la crisi militare dell'otto settembre 1943, il periodo ambiguo della cobelligeranza a fianco degli alleati (1943-1945) e, soprattutto, l'esperienza resistenziale nel nord del paese, espressione di volontà di reazione al totalitarismo e di bisogno profondo di trasformazioni politiche, poi sancito dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946, che decretò la vittoria della forma repubblicana (Repubblica italiana). R. Balzani ![]() C. Seton Watson, Storia d'Italia dal 1870 al 1925, Laterza, Bari 1967; D. Mack Smith, Storia d'Italia dal 1861 al 1969, Laterza, Bari 1973; G. Carocci, Storia d'Italia dall'Unità ad oggi, Feltrinelli, Milano 1975; A. Capone, Destra e Sinistra da Cavour a Crispi, Utet, Torino 1981. |
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