![]() |
||
![]() |
![]() INTERNAZIONALISMO WILSONIANO Indirizzo di politica estera sostenuto, non senza contraddizioni, dal presidente statunitense Thomas Woodrow Wilson dopo la vittoria nella Prima guerra mondiale; si prefiggeva di sottrarre gli Stati Uniti al rischio di una ricaduta nell'isolazionismo portandoli a partecipare attivamente e stabilmente alle vicende politiche internazionali. Il nuovo orientamento, i cui capisaldi furono raccolti nei Quattordici punti (1918), identificò in una costituenda Società delle nazioni la sede nella quale gli Usa avrebbero esercitato la loro egemonia politica e morale, all'insegna di un rinnovamento completo della politica internazionale finalizzato al valore supremo della pace tra le nazioni. Abitualmente considerate espressione di un umanitarismo generoso ma ingenuo, che agli egoismi nazionalistici responsabili della guerra contrapponeva i principi della democrazia e della sovranazionalità, le posizioni internazionaliste fondevano in realtà ideali e interessi, vocazioni comunitarie e volontà di egemonia. Sul versante ideologico, la visione wilsoniana del "nuovo ordine mondiale" intendeva contrapporsi al messaggio lanciato dalla rivoluzione d'ottobre del 1917 e combattere in tal modo la diffusione del "veleno bolscevico". Sul piano economico, l'orientamento internazionalista nacque dalla crescente consapevolezza, favorita dalla mobilitazione produttiva bellica, del ruolo mondiale che industria e finanza statunitensi erano chiamate a svolgere. Elaborato anche grazie al contributo di organismi quali il National Foreign Trade Council, esso tradusse tale consapevolezza nella richiesta di una riforma profonda delle norme che regolavano il commercio e gli investimenti a livello mondiale, per consentire all'economia degli Stati Uniti di proseguire nel suo moto di sviluppo e, in prospettiva, di conquistare il ruolo di centro regolatore del mercato mondiale sino ad allora svolto dall'impero britannico; ciò imponeva di contribuire in maniera decisiva alla ricostruzione economica e alla stabilizzazione politica dell'Europa, sconvolta dalla guerra. La vittoria politica degli isolazionisti, sancita dalla mancata ratifica al Senato del trattato di pace e dalla rinuncia a partecipare alla Società delle nazioni (1919-1920), e la sostituzione del democratico Wilson con il repubblicano conservatore W. Harding, non impedirono in ogni caso alla finanza statunitense di svolgere negli anni venti un ruolo fondamentale nell'economia europea. S. Battilossi |
![]() |