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INDULGENZA
Nella tradizione cattolica la remissione, per effetto di un atto giurisdizionale della Chiesa, delle pene temporali dovute per i peccati, già cancellati dalla confessione. Presso la Chiesa primitiva si dava molta importanza alla penitenza, che era pubblica e che prevedeva l'assoluzione. Nel Medioevo la penitenza si trasformò da pubblica in privata e divenne solo posteriore all'assoluzione, distaccando sempre più la colpa dalla pena; le pene erano però così severe (digiuni, pellegrinaggi) che diveniva d'obbligo ricorrere all'indulgenza. Questo ricorso venne legittimato dal XIII e XIV secolo dalla dottrina del tesoro dei meriti accumulati da Gesù e dai santi, al quale la Chiesa poteva attingere senza limiti, presentandoli come una soddisfazione vicaria delle pene inflitte ai peccatori, purché questi si fossero debitamente confessati e pentiti. Tale dottrina finì per autorizzare credenze sempre più abusive circa le indulgenze: esse furono estese dalla colpa alla pena, dalle pene temporali inflitte dalla Chiesa a quelle da scontare in purgatorio; dalle colpe proprie a quelle dei parenti defunti. Nel XV secolo la Chiesa non solo tollerò queste credenze, ma introdusse la pratica della concessione delle indulgenze dietro il versamento di una elemosina, spingendo così a concepire l'indulgenza nella forma di una vera e propria vendita della remissione. La questione delle indulgenze fu il preludio alla Riforma protestante: Lutero, in occasione di una raccolta di elemosine in cambio di indulgenze per la ricostruzione della basilica di San Pietro, attaccò l'istituto stesso dell'indulgenza. Il concilio di Trento riconobbe gli abusi, ma dichiarò il diritto della Chiesa all'elargizione di indulgenze. Tre secoli più tardi, di conseguenza alle disposizioni del concilio Vaticano II Paolo VI pubblicò (1967) la costituzione apostolica Indulgentiarum docrina et usus per il riordino di tutte le indulgenze in vigore, che vennero molto limitate.
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