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HOBO
Negli Stati Uniti, salariato avventizio che si spostava
continuamente alla ricerca di lavoro. Per questa incessante peregrinazione,
il termine divenne presto sinonimo di vagabondo. Nella seconda metà
dell'Ottocento, durante la costruzione delle grandi linee ferroviarie, lo
hobo era un lavoratore avventizio che seguiva i lavori dei cantieri
nel loro continuo avanzare verso ovest; poi divenne il bracciante stagionale
che si spostava da nord a sud e a ovest seguendo la stagione dei raccolti.
Nel corso degli anni trenta, in piena depressione economica, molti lavoratori
e lavoratrici che avevano perso improvvisamente la loro occupazione furono
costretti, per sfuggire alla fame e alla povertà, a viaggiare attraverso
il paese alla ricerca di qualsiasi lavoro. Non potendo pagare il biglietto
del treno, saltavano clandestinamente sui carri merci quando le carrozze
rallentavano in prossimità dei centri abitati. Le hobo jungles,
accampamenti di fortuna alla periferia delle città, divennero un
elemento costante del paesaggio urbano e rappresentarono un importante luogo
di aggregazione per gli hobos che vi sostavano, sia pure di passaggio.
Alcuni, prendendo coscienza della comune condizione di sfruttamento, radicalizzarono
le loro posizioni politiche e si unirono alle lotte del sindacalismo rivoluzionario.
Tale impegno contrastava, tuttavia, con il modello canonico dello hobo
che, con il suo individualismo anarchico, rifiutava di aderire a qualsiasi
movimento o ideologia definiti. La sua figura fu indissolubilmente legata
alla strada, al viaggio senza meta nel paese dagli enormi spazi e a una
vita diversa, priva di legami sociali e familiari, motivata solo dalla ricerca
di libertà interiore. Fu questa componente romantica che esercitò
un grande fascino su scrittori e musicisti americani.
 K. Allsop, Ribelli vagabondi nell'America dell'ultima frontiera. L'hobo e la sua storia, Laterza, Bari 1969.
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