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![]() GUERRA TERRESTRE La guerra combattuta sul suolo, senza mezzi navali o aerei. Quasi certamente la più antica forma di conflitto, per millenni fu combattuta con armi che avevano solo la funzione di accrescere la forza fisica dei combattenti: pietre e bastoni, poi tutta la gamma delle armi bianche. La loro modesta portata condizionava la tattica di combattimento, così come la relativamente scarsa mobilità degli eserciti condizionava la strategia. In genere si adottavano schemi di schieramento nei quali il grosso della truppa era costituito dalla fanteria, appiedata e pesantemente armata (armi da punta e taglio e da taglio, scudo, elmo e corazza), affiancata spesso da fanteria leggera e cavalleria (con armi da lancio, punta, taglio), destinate all'esplorazione, a manovrare sui fianchi degli schieramenti, a rapide puntate per sfruttare eventuali varchi apertisi nello schieramento nemico. Nelle forme più evolute la tattica poteva prevedere l'impiego di cavalleria pesante, corazzata, per travolgere le resistenze nemiche, anche in cooperazione con carri da guerra, elefanti. Negli assedi, dopo che le macchine da guerra avevano diroccato le difese fisse del nemico, l'assalto veniva condotto dalle fanterie, sia pure coadiuvate da macchine d'assalto di vario tipo. Le armi da fuoco moderne, sviluppatesi a partire dal Trecento, modificarono profondamente la condotta della guerra. LA RIVOLUZIONE DELLE ARMI DA FUOCO. Le prime artiglierie, poco mobili, vennero impiegate soprattutto per abbattere fortificazioni; poi, quando i progressi tecnologici permisero di alleggerire bocca da fuoco e affusto, si cominciò a impiegare l'artiglieria anche in appoggio alle truppe in campo aperto, spostandola e concentrandola secondo le esigenze tattiche. La tattica di combattimento venne così rivoluzionata, poiché ai tradizionali mezzi d'azione delle forze militari, movimento e urto, veniva ad aggiungersi il fuoco, che dal XVI secolo in poi poté essere prodotto anche da armi portatili: esse divennero l'arma principale dei fanti, che si trasformarono in fucilieri. Gli eserciti in campo si schieravano in fitte linee frontali parallele, e solo nell'ultima fase dell'attacco si innestavano le baionette sui fucili e avveniva la mischia; analoghe formazioni servivano anche alla difesa, sia per controbattere gli attacchi della fanteria nemica, sia per far fronte alle cariche della cavalleria. La potenza dell'artiglieria ebbe anche un'altra conseguenza: il declino dei castelli e delle fortezze, culminato verso la fine del XIX secolo con la diffusione dei proiettili scoppianti, capaci di sbriciolare le mura più massicce. A partire dall'ultimo scorcio dell'Ottocento il ritmo del progresso tecnico divenne sempre più rapido e investì tutti i settori dell'arte militare. Nella fase iniziale della Prima guerra mondiale l'effetto combinato dell'artiglieria e della mitragliatrice postata nelle opere difensive ebbe effetti paralizzanti nei confronti degli attacchi frontali di fanteria e delle cariche di cavalleria; benché l'introduzione del motore conferisse mobilità alle colonne dei rifornimenti e alle artiglierie e comparissero le autoblindo, la guerra entrò in una fase di immobilismo (guerra di posizione), nella quale il fuoco e la trincea guarnita di reticolati sostituivano il movimento, la manovra. MOTORIZZAZIONE E ARMI PORTATILI. Entrò in crisi, a livello strategico, la stessa capacità di risolvere le guerre mediante gli eserciti. La crescente minaccia degli attacchi aerei a volo rasente sulle truppe contribuiva a rafforzare questo stato di cose. Era però comparso il carro armato, concepito inizialmente come supporto per la fanteria in attacco e come artiglieria mobile, ma successivamente organizzato in grandi unità corazzate che, nella Seconda guerra mondiale, impiegate in massa insieme all'artiglieria corazzata e all'aviazione d'assalto, riaprirono l'era del movimento. Anche le altre componenti degli eserciti (fanteria, artiglieria, cavalleria, genio, servizi) vennero sempre più largamente motorizzate. Si introdussero le aviotruppe (paracadutisti, fanteria leggera aviotrasportata) da impiegare in manovre aggiranti o per la conquista di posizioni chiave in attesa del grosso dell'esercito. La struttura dei reparti di fanteria mutò profondamente per effetto dell'avvento di fucili a ripetizione semiautomatica, pistole mitragliatrici e fucili mitragliatori, che permettevano un'agile articolazione in squadre dotate di forte capacità di fuoco, aumentata, verso la fine del conflitto, da lanciarazzi controcarro portatili (come i notissimi bazooka statunitensi). Anche l'organizzazione difensiva mutò radicalmente, con la fanteria non più in trincea ma in sistemi di capisaldi circondati da reticolati, fossi anticarro e campi minati, distribuiti in modo da appoggiarsi reciprocamente col fuoco e sotto la protezione dell'artiglieria, e ciò provocò un ulteriore mutamento d'indirizzo nell'impiego delle forze corazzate che furono rinforzate con fanteria meccanizzata e artiglieria semovente, mobili quanto i carri e capaci di dar loro appoggio nella fase di penetrazione. Dopo la Seconda guerra mondiale, nell'era dell'arma atomica e del conseguente equilibrio del terrore, le numerosissime guerre locali furono caratterizzate da elevati livelli di sofisticazione in ogni settore, alta mobilità tattica e strategica (automezzi, elicotteri, aerei), grande potenza, forte dipendenza dai rifornimenti e dalla capacità di riparazione e manutenzione di armi e apparecchiature, quindi da una sempre maggior integrazione della forza terrestre, e delle sue diverse componenti, con le altre, almeno nei ben organizzati eserciti delle grandi potenze; d'altra parte molti conflitti furono condotti, da una o da entrambe le parti, a livello di guerriglia. R. Nassigh ![]() Aa.Vv., Storia d'Italia e d'Europa. Comunità e popoli, Jaca Book, Milano 1978. |
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