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GUERRA NAVALE
La guerra condotta da mezzi navali per ottenere
il libero uso del mare per i propri scopi, precludendolo al nemico. Durante
il periodo remiero le flotte si affrontavano, navigando su una o più
linee frontali oppure in formazione a cuneo o "falcate" (ad arco), fino
a urtarsi col rostro; seguiva l'arrembaggio, nel quale i soldati delle due
parti combattevano corpo a corpo per catturare o incendiare la nave nemica,
e lo scontro si riduceva generalmente a una mischia di singole navi. L'avvento
della vela come principale propulsore, e contemporaneamente quello delle
armi da fuoco, mutarono profondamente le cose. Le navi combattero con i
cannoni, disponendosi su lunghe linee di fila (da qui il termine nave
di linea assegnato alle navi principali). Fino a quando il vapore non
sostituì definitivamente la vela si usò ancora l'arrembaggio,
ma solo nella fase conclusiva e non sempre. Il cannone, man mano che veniva
perfezionato, si affermò sempre più come arma navale, e la
corazzata, dotata del massimo armamento e della massima protezione, fu,
dalla fine del XIX secolo alla Seconda guerra mondiale, l'elemento centrale
della guerra marittima. I tipi di naviglio si erano frattanto moltiplicati,
non solo per l'impiego del siluro (torpediniera, cacciatorpediniere
e tipi affini), ma anche per far fronte a diversi compiti di attacco e di
difesa (incrociatore, cannoniera), per fronteggiare il sommergibile
(avviso, fregata, corvetta, cacciasommergibili)
e la mina marina (dragamine, cacciamine). La Seconda guerra mondiale e il tempo successivo segnarono l'inizio di una nuova era contrassegnata
dalla scomparsa della corazzata, sostituita dalla portaerei come
unità di punta delle flotte (con conseguente profonda modificazione
dei tradizionali schemi di battaglia), dall'inizio delle grandi operazioni
anfibie con naviglio altamente specializzato, da un nuovo sviluppo dell'arma
sottomarina, basato sulla propulsione nucleare e sui progressi della propulsione
diesel-elettrica, dallo sviluppo di una componente strategica delle flotte
(portaerei strategiche e sottomarini lanciamissili balistici) capace di
portare l'offesa, a partire dal mare, nel territorio nemico. Questi elementi
non hanno cancellato, ma semmai sottolineato, un aspetto fondamentale del
potere marittimo, e cioè la possibilità, per il paese che
dispone del necessario apparato scientifico e industriale, dei mezzi aeronavali
e delle infrastrutture, di portare la propria presenza oltremare anche in
tempi di pace o di crisi internazionale, con una capacità d'intervento
politico, oltre che militare, ben oltre i classici limiti della guerra.
R. Nassigh

G. Fioravanzo, Storia del pensiero tattico navale, Ufficio storico
marina militare, Roma 1973; J. Crewell, La guerra marittima, Ufficio
storico marina militare, Roma 1938; O. Di Giamberardino, L'arte della
guerra in mare, Ufficio storico marina militare, Roma 1938.
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