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![]() GRANO, COMMERCIO DEL Passaggio da produttore a consumatore, che può essere diretto o tramite intermediari, di uno dei componenti principali dell'alimentazione umana. In area mediterranea, l'espressione si riferisce prevalentemente al frumento, mentre nell'Europa orientale e settentrionale può includere altri cereali, soprattutto segale e orzo. Le società di antico regime cercarono di disciplinare il commercio interno del grano, favorendone l'afflusso sul mercato cittadino, o cercando di regolamentare l'attività dei mercanti per contenere i prezzi. Il commercio internazionale fu invece favorito dai paesi importatori, da quelli esportatori, produttori di eccedenze, e da quelli che si posero come intermediari, come l'Olanda. In età moderna l'inserimento di nuovi paesi nel commercio internazionale servì a tamponare falle nella produzione e gli scambi internazionali ebbero carattere episodico, legato a particolari congiunture sfavorevoli. A partire dall'Ottocento, invece, il miglioramento dei trasporti e la diminuzione dei costi allargò la partecipazione al mercato internazionale a paesi dotati di vaste estensioni di terreni coltivabili; l'aumento della produzione cerealicola così spesso provocò cadute dei prezzi e conseguenze negative per i produttori europei. Fu il caso della crisi, aggravata dall'arrivo dei grani dell'Ucraina, negli anni venti dell'Ottocento, o di quella seguita al forte aumento di produzione verificatosi negli Stati Uniti dopo la guerra di secessione, nel 1873 (vedi Grande depressione). Negli anni novanta del Novecento i maggiori paesi esportatori erano gli Stati Uniti, il Canada, l'Argentina, l'Australia, mentre l'Unione sovietica attraversò negli ultimi anni frequenti crisi produttive, diventando un paese importatore. Ancora in quel periodo l'esportazione globale interessava solo il 12% circa della produzione mondiale. |
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