 |

GIOVANI TURCHI
(1906-1917) Movimento nazionalista e costituzionalista
dell'impero ottomano. Benché i decreti di riforma del 1839 e del
1856 prevedessero la libertà d'associazione, fino alla rivoluzione
del 1908 i circoli e le altre organizzazioni politiche furono costretti
alla clandestinità. La prima associazione ben strutturata sorta
in ambiente musulmano nel 1865 fu quella dei Giovani
ottomani. Nell'ultimo decennio del secolo numerosi ufficiali dell'esercito
organizzarono clandestinamente l'opposizione al regime del sultano Abdulhamid
II su basi più solide e con efficienza maggiore. Centro particolarmente
attivo di questa opposizione fu Salonicco, base di operazioni contro la
guerriglia dei nazionalisti bulgari, macedoni e serbi. Qui nel 1906 una
decina di cospiratori costituirono la Othmânli Hürriyet
Cemiyyeti (Associazione ottomana della libertà) cui aderirono
ben presto vari ufficiali, come Mehmet Tal'at, Enver
Bey e Cemal Bey. A questa iniziativa si fa convenzionalmente risalire
la nascita del movimento dei Giovani turchi. Nel 1907 il gruppo di Salonicco
prese contatto con gli oppositori in esilio per dar luogo a una fusione
formale nel Comitato di unione e progresso. Obiettivo iniziale dei Giovani
turchi era solo il ripristino della costituzione del 1876, rimasta lettera
morta. Quando Abdulhamid cominciò a congedare o a fucilare gli
ufficiali coinvolti, le truppe di Salonicco minacciarono (luglio 1908)
di marciare su Istanbul, costringendo il sultano a ripristinare la costituzione,
con aggiunta di norme supplementari (abolizione di ogni tribunale speciale,
inviolabilità della corrispondenza, libertà di stampa).
Le elezioni del 1908 portarono in parlamento una maggioranza di deputati
appoggiati dal Comitato, che non si era presentato direttamente alle votazioni
per la sua natura eterogenea. Ma in concomitanza con le elezioni, l'impero
fu scosso dalla dichiarazione di indipendenza della Bulgaria (che si annetté
la Rumelia orientale), dalla rivolta di Creta, che fu annessa alla Grecia,
e dall'incorporazione di Bosnia ed Erzegovina nell'impero austroungarico.
I Giovani turchi, che nella loro propaganda avevano promosso un liberalismo
ottomano capace di tenere a freno le ambizioni delle potenze europee,
vennero accusati di aver perduto in men di un anno più territori
di quanti il sultano avesse perso in tutto il suo regno. Non minori erano
le difficoltà interne: l'incerta maggioranza si sgretolò
quando il parlamento e il governo dovettero affrontare i problemi finanziari
e amministrativi. Con l'appoggio di numerosi avversari del nuovo regime,
Abdulhamid II tentò una controrivoluzione (13 marzo 1909), subito
stroncata dal comando militare di Salonicco. Deposto il sultano, sostituito
dal docile Mehmet V, i Giovani turchi assunsero dirette responsabilità
di governo. Poiché alla controrivoluzione avevano partecipato gruppi
delle minoranze, e la guerra italo-turca e
le guerre balcaniche (1912-1913) avevano messo in forse la sopravvivenza
dell'impero, i Giovani turchi finirono con l'imboccare la via di un acceso
nazionalismo. Con un colpo di stato insediarono un triunvirato dittatoriale
sotto Enver e strinsero ulteriormente i legami con la Germania, che già
poggiavano su solide basi in seguito alle due visite di Guglielmo II (a
Istanbul nel 1888, a Istanbul e Gerusalemme nel 1897). Tramontava così
l'ipotesi, auspicata nel clima di fraternizzazione tra varie nazionalità
della rivoluzione del 1908, di trasformare l'impero in stato federale.
Un conflitto di vasta portata cominciava ad apparire inevitabile e l'esercito
ottomano venne riorganizzato con l'aiuto di missioni militari tedesche.
L'alleanza con una grande potenza "infedele" poneva gravi problemi ideologici,
dai quali si cercò di uscire mediante un'ulteriore esaltazione
del nazionalismo turco. Nel 1912 era stata fondata l'associazione dei
Türk Ocaklarï (Focolari turchi), destinata a ridestare
l'orgoglio patriottico, e cominciarono a diffondersi più vasti
ideali panturchi, miranti a unificare culturalmente e politicamente tutti
i popoli (turchi, ungheresi e mongoli). Venne inoltre inaugurata una politica
di laicizzazione dello stato, ripresa poi dalla repubblica: sostituzione
della shar'a con la legge civile, divieto della poligamia, emancipazione
della donna. Venne fondata una Banca nazionale destinata a finanziare
lo sviluppo interno, si incoraggiarono le cooperative agricole e le iniziative
imprenditoriali dei turchi disposti a sostituirsi ai membri delle minoranze,
alle quali, strumentalizzate in parte dalle potenze occidentali, veniva
ridotta l'autonomia. Lo scoppio della Prima guerra mondiale fornì
il pretesto di repressioni che colpirono particolarmente gli armeni. Durante
il conflitto i Giovani turchi cercarono con l'aiuto dei tedeschi di sollevare
il mondo musulmano contro gli alleati, ma i rovesci militari infransero
il loro sogno di rinnovamento dell'impero. Unico loro generale imbattuto
fu Mustafa Kemal, il futuro Atatürk.
P.G. Donini

G. Carretto, I turchi del Mediterraneo. Dall'ultimo impero islamico
alla nuova Turchia, Editori riuniti, Roma 1989; H. Luke, The Making
of Modern Turkey. From Byzantium to Angora, Macmillan, Londra 1936;
P. Price, Storia della Turchia dall'impero alla repubblica, Cappelli,
Bologna 1958.
|
 |