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GIACOBINI
Membri di un club creato durante la rivoluzione francese, a Versailles, nel maggio 1789, da alcuni parlamentari bretoni capeggiati da J.R. Chevalier, e che si trasferì in ottobre a Parigi, insieme con l'Assemblea. Sotto il nome di Società degli amici della costituzione i giacobini si insediarono nel refettorio dell'ex convento dei domenicani, detti anche jacobins, derivandone il nome. Ben presto, sotto la guida di un triumvirato composto da A. Du Port, A. Barnave e A. De Lameth, riuscirono a costituire una fitta rete di società affiliate in tutto il paese, divenendo centro propulsore e cassa di risonanza nazionale della politica rivoluzionaria. Il club, in questa prima fase aderente a una linea monarchico-costituzionale, escludeva i ceti popolari a causa dell'elevata quota d'iscrizione che rendeva loro proibitiva l'adesione. Il suo principale obiettivo era la promozione di progetti di legge da sottoporre all'Assemblea e l'attività di propaganda delle leggi già rese esecutive. Ma la crisi di regime aperta dalla fuga di Varennes (giugno 1791) e aggravata dall'eccidio di Campo di Marte (luglio 1791), creò nel club parigino una profonda spaccatura, determinando la fuoriuscita della maggioranza, riunita intorno a Barnave e La Fayette, che andò a costituire il gruppo dei foglianti. Moderata fino ad allora, la politica giacobina assunse, da quel momento, un indirizzo più democratico, ma soprattutto più intransigente. Da luogo di discussione il club si trasformò in laboratorio di idee e forze rivoluzionarie volte alla conquista del potere. Mutato il suo nome dal settembre 1792 in quello di "Club dei giacobini", la società eliminò dal suo interno le residue frange moderate e, nel maggio 1793, riuscì a esautorare il governo dei girondini. Divenne così il gruppo più organizzato ed egemone nella Convenzione ed ebbe in Robespierre il capo indiscusso. L'alleanza con i sanculotti parigini, pur non priva di momenti di tensione che si fecero particolarmente acuti nella primavera del 1794, spinse i giacobini a radicalizzare la lotta contro aristocratici e monarchici e ad appoggiare misure che limitavano la libertà economica (maximum dei prezzi e dei salari). Durante il terrore i giacobini sostennero il Comitato di salute pubblica. Il colpo di stato del termidoro e la conseguente svolta moderata determinarono la chiusura del club, nel novembre 1794.

A. Carrino

F. Furet, Critica della rivoluzione francese, Laterza, Bari 1980; H. Guillemin, Robespierre. Politique et mystique, Editions du Seuil, Parigi 1987; M.L. Kennedy, The Jacobins Clubs in the French Revolution: the First Years, Princeton 1982.
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