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GENTILE, RIFORMA
(1923). Insieme di provvedimenti legislativi
di riordino della struttura scolastica emanati dal primo governo Mussolini,
in cui era ministro della Pubblica istruzione Giovanni Gentile (1922-1924).
Affermato un sistema amministrativo accentrato e gerarchico, veniva valorizzata
la scuola classica, venivano introdotti numerosi esami e previsti canali
scolastici molteplici dopo le elementari, a fianco del ginnasio-liceo classico
e del nuovo liceo scientifico, i quali soltanto consentivano l'accesso all'università.
Questi molteplici corsi di studi (dal corso integrativo postelementare,
alla scuola complementare, all'istituto tecnico, all'istituto magistrale,
al liceo femminile) erano concepiti come un sistema a canne d'organo, cioè
come corsi paralleli di durata diversa, senza possibilità di passaggio
dall'uno all'altro. Sul piano sociale ciascuno di essi era pensato come
un corrispettivo delle classi e dei ceti sociali, con una concezione della
scuola cristallizzante (la scuola per le campagne, quella per i piccoli
ceti urbani, quelle per la piccola, media e grande borghesia, quella per
le signorine di buona famiglia ecc.). L'affermazione della cultura classica
e il nuovo ruolo affidato al suo interno alla filosofia e alla storia della
filosofia avrebbe dovuto costituire il nucleo di formazione di una nuova
classe dirigente, concepita come frutto di una selezione meritocratica,
ma in realtà frutto di un elitarismo classista. Inoltre lo svilimento
della cultura scientifica e la scarsa attenzione all'istituzione professionale,
affidata al ministero dell'Economia, esprimevano una concezione superata
dello sviluppo economico, sociale e culturale. La riforma Gentile si colloca
nella fase iniziale del fascismo. Appartiene agli anni successivi lo sviluppo,
su quelle basi, della scuola di regime (con i balilla, il libro di testo
unico, l'insegnamento della mistica fascista, la nuova struttura delle scuole
e dei programmi ecc.).
D. Ragazzini
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