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GENERAL MOTORS
(Gm). Società industriale statunitense per la costruzione di autoveicoli. Fondata nel 1908-1909 su iniziativa di W.C. Durant, speculatore finanziario che aveva intuito il grande avvenire del neonato mercato dell'auto e che attrasse nel progetto altri piccoli costruttori di automobili. Sotto l'egida di General Motors (Gm) si riunirono: Oldsmobile, Buick, Oakland e Cadillac che rimasero come marchi della casa, con stabilimenti a Detroit e in varie città del Michigan. La Gm decise presto, a differenza della Ford sua storica rivale, di mettere sul mercato le sue azioni che quindi, già nel 1911, venivano quotate alla borsa di New York. La Gm riveste un'importanza straordinaria nella storia dell'impresa, in quanto, assurta a più importante produttrice di automobili nel mercato statunitense, divenne un gigante dell'economia che seppe differenziare con successo la propria produzione anche al di fuori del settore automobilistico: sua, per esempio, è l'invenzione del frigorifero col marchio Frigidaire. Fin dal 1911, la Gm vendette all'estero veicoli interamente prodotti e montati negli Stati Uniti. Già nel 1920 i veicoli esportati furono circa 30.000, di cui il 45 per cento sui mercati dell'Europa occidentale. Per eludere i dazi protezionistici, la General Motors adottò poi la strategia di esportare pezzi di autovetture e di assemblarli all'estero. Grazie a questa politica l'azienda risultò ancor più competitiva, adattando le finiture delle automobili esportate al gusto del mercato locale, acquistando da industrie autoctone i pezzi delle rifiniture stesse. Tra il 1923 e il 1928 la General Motors aprì 19 stabilimenti di montaggio in 15 diversi paesi. In un terzo momento l'espansione della Gm all'estero si estrinsecò nella diretta acquisizione di veri e propri stabilimenti produttori di auto, con l'inizio di una conseguente attività di fabbricazione in Europa. Alla fine del 1925 veniva acquistata la Vauxhall Motors in Inghilterra e nel 1929 l'Adam Opel, la più grande fabbrica di automobili tedesca, di modo che la Gm fu uno dei primi esempi di società multinazionale. La crisi più grave, attraversata dall'impresa prima degli anni ottanta fu quella del 1920, quando crollò il mercato degli autoveicoli. Durant si dimise e gli subentrò P. Du Pont, il quale si avvalse immediatamente dell'aiuto di un grande e celebre manager che rimase ai vertici dell'azienda per quarant'anni: A.P. Sloan. Questi ristrutturò l'azienda trasformandola da un disaggregato insieme di diverse unità produttive in un vasto complesso ben integrato, sviluppando un'ampia gamma di modelli, dall'auto economica a quella di lusso, con innovazioni non solo di struttura ma anche di marketing. In tal modo la Gm accrebbe enormemente il proprio potere e la propria importanza sul mercato, raggiungendo dimensioni di massa e rimanendo all'avanguardia delle innovazioni. In tal senso si devono considerare i manipolatori programmabili (o robot) introdotti, fin dagli anni cinquanta, sulle linee produttive da J.F. Engelberger, considerato appunto il padre della robotica industriale, per sostituire l'uomo nella saldatura delle scocche. Nel 1978 il nuovo gruppo dirigente della società dovette contrastare, per la prima volta, oltre la concorrenza interna incarnata da Ford e Chrysler, il pericolo rappresentato dalle auto giapponesi. La vera crisi scoppiò però nel 1987, quando apparve chiaro che il colosso non riusciva più a produrre in termini competitivi per ritardi organizzativi ed esubero di personale, oltre che per mancanza di aggiornate strategie di marketing. Benché fossero stati attuati tentativi di ristrutturazione dell'impresa, nel 1991 la crisi della multinazionale era ancora molto acuta: venivano perciò annunciate decine di migliaia di licenziamenti. In quel momento la Gm contava 359.000 addetti nei soli Stati Uniti e circa 750.000 addetti in tutto il mondo. Con una forza lavoro così imponente produceva 5.000.000 di veicoli all'anno, mentre la Toyota, con 200.000, ne produceva circa 4.000.000. Alla Gm occorrevano 45 ore di lavoro per produrre un'auto, contro le 22 impiegate dalla Ford e le sole 16 impiegate, in media, dai costruttori giapponesi. Tutto ciò denunciava la presenza di molte inefficienze e l'urgenza di una radicale ristrutturazione con riduzione dei costi. Nel 2000 ha concluso un accordo di collaborazione e uno scambio azionario con la società automobilistica italiana Fiat.

G. Garigali
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