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FRANCESE, IMPERO COLONIALE
(XVI-XX secolo). Insieme dei possedimenti conquistati e detenuti dalla Francia in ogni parte del mondo a vario titolo. Potenza essenzialmente continentale, la Francia partecipò in modo soltanto marginale ai viaggi di scoperta del primo Cinquecento.

ESPLORAZIONE E COLONIZZAZIONE IN AMERICA. Il navigatore italiano Giovanni da Verrazzano, al servizio di Francesco I, toccò nel 1524 l'isola di Terranova e nel 1534 e 1535 il francese Jacques Cartier risalì, nella ricerca del passaggio a nordovest, l'estuario del fiume San Lorenzo. Ma solo assai più tardi, nei primi decenni del XVII secolo, furono fondate sul San Lorenzo le tre basi di Québec, Montréal e Trois Rivières, dove piccoli nuclei di mercanti e cacciatori acquistavano dagli indiani pellicce di castoro. I governi francesi si dimostrarono però scarsamente interessati a favorire l'emigrazione nella Nuova Francia (o Canada), che non riuscì a diventare una vera colonia di popolamento. Sempre per iniziativa delle poche migliaia di cacciatori che vi si trovavano, entro la fine del Seicento vennero scoperte la regione dei Grandi Laghi e le pianure dell'Illinois, dell'Ohio, del Missouri e del Mississippi, fino alla Louisiana e al golfo del Messico. Con la pace di Utrecht (1713) la Francia cedette alla Gran Bretagna Terranova e Nuova Scozia, mentre circa 20.000 francesi restavano sparsi su un enorme territorio che andava da Québec a Nouvelle Orléans. Assai maggiore l'importanza attribuita dai governi francesi ai possessi coloniali nel mare dei Caraibi adibiti a piantagioni di zucchero, cioè le isole Guadalupa, Martinica e Dominica (più altre isole minori delle Piccole Antille), cui si era aggiunta Haiti, la parte occidentale di Hispaniola sottratta alla Spagna nel 1697. Dopo l'America settentrionale e le Antille, una terza area di colonialismo francese si trovava sulla costa sudorientale dell'India, a Pondichérry. In diversi momenti, dalla fine del Seicento a metà Settecento, i governatori del Canada (L. de Fronténac) e delle colonie indiane (J.-F. Dupleix) tentarono di trasformare la presenza mercantile francese in un vero dominio territoriale, ma non ottennero l'appoggio del governo. Con la guerra dei Sette anni (1756-1763) la Francia dovette cedere all'Inghilterra il Canada e abbandonare ogni progetto sull'India. Pur mantenendo il secondo posto nel commercio mondiale, la Francia rinunciava a una politica territoriale americana e cedeva alla Spagna la Louisiana. Anche nell'età napoleonica la politica europea mantenne per la Francia la sua preminenza: nel 1800 Napoleone si era fatto restituire dalla Spagna la Louisiana, ma tre anni dopo la vendette agli Stati Uniti. Le vicende della rivoluzione avevano intanto allentato il controllo su Haiti, dove nel 1791 era scoppiata la rivolta degli schiavi neri guidati da Toussaint L'Ouverture; la Francia aveva ottenuto nel 1795 la sovranità teorica anche sulla metà spagnola dell'isola (Santo Domingo), ma nel 1803 dovette abbandonare ai ribelli quella che era rimasta la sua principale colonia.

LA PENETRAZIONE IN AFRICA E ASIA. Una nuova fase del colonialismo francese cominciò soltanto nel 1830, quando, pochi giorni prima della rivoluzione di luglio, Carlo X intraprese la conquista di Algeri. Dal 1840 l'Algeria fu la prima vera colonia di popolamento francese e costituì il modello per la successiva espansione in Africa settentrionale: nel 1881 la Tunisia divenne protettorato francese e nel 1912 analoga sorte toccò al Marocco. Già dagli anni settanta dell'Ottocento era intanto cominciata la spartizione dell'Africa nera, sancita dalla conferenza internazionale di Berlino del 1885; le colonie ottenute dalla Francia furono organizzate, rispettivamente nel 1895 e nel 1910, nei due grandi complessi dell'Africa equatoriale francese e dell'Africa occidentale francese, mentre la crisi di Fashoda (1899) induceva la Francia a rinunciare all'espansione nel Sudan. La penetrazione francese in Indocina, già cominciata con il protettorato sulla Cambogia nel 1863, fu accelerata dalla guerra del Tonchino (1882), che condusse alla conquista di Hanoi e del Vietnam e più tardi (1893) al protettorato sul Laos. L'impero coloniale francese raggiunse la sua massima espansione dopo la Prima guerra mondiale, con il mandato sulla Siria e sul Libano (1920). La Seconda guerra mondiale provocò la liquidazione dell'impero già con l'occupazione giapponese dell'Indocina (1940-1945) e con i movimenti di guerriglia nazionalista allo stesso tempo antifrancesi e antigiapponesi. Con la costituzione dell'Unione francese (1946), organismo analogo al britannico Commonwealth, la Francia tentò di mantenere il legame con le proprie colonie, ma ovunque dovette fronteggiare movimenti indipendentisti armati. La guerra dell'Indocina (1946-1954) condusse a un assetto provvisorio del Vietnam, mentre nel 1953 la Francia dovette concedere l'indipendenza al Laos e alla Cambogia. Nel Maghreb la Tunisia e il Marocco ottennero l'indipendenza nel 1954 e 1956, ma il fallimento del tentativo di associare più strettamente l'Algeria alla Francia condusse alla lunga guerra di liberazione algerina del 1954-1962. La fine del colonialismo nell'Africa nera francese avvenne in forma meno traumatica nel corso degli anni cinquanta; dodici stati africani sorsero al posto delle colonie, entrando quasi tutti a far parte della Comunità francese, un organismo di cooperazione economica e politica costituito nel 1958. Dell'impero coloniale francese restarono la Guyana francese, le due isole antillane Martinica e Guadalupa e l'isola Réunion nell'oceano Indiano e alcuni gruppi di isole nell'oceano Pacifico (Polinesia e Nuova Caledonia), tutte considerate dipartimenti d'oltremare con diritto di voto e partecipazione al parlamento nazionale.

S. Guarracino
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