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EUROCOMUNISMO
(1976-1979). Teoria politica alla base dell'alleanza tra i più importanti partiti comunisti dell'Europa occidentale. Il termine, utilizzato per la prima volta dal segretario del Pci Enrico Berlinguer nel 1976, indicava una nuova strategia del movimento comunista occidentale per la ricerca del "socialismo nella libertà". Alle origini di questa scelta c'era la crisi definitiva del ruolo guida dell'Urss per i partiti comunisti e il tentativo di elaborare una "terza via" tra il modello sovietico e l'esperienza socialdemocratica. L'eurocomunismo presentò al suo interno due facce: una liberal-governativa che privilegiava le assemblee elettive e la politica delle alleanze elettorali e un'altra "movimentista" che poneva l'accento sulla costruzione di una "democrazia di massa". Il punto di massimo successo fu raggiunto nel 1977 con la dichiarazione comune tra i partiti comunisti italiano, francese e spagnolo, cui aderirono anche i comunisti inglesi, belgi, svedesi, greci e, al di fuori dei confini europei, giapponesi. Le fallimentari esperienze di sostegno ai governi in Italia (negli anni della "solidarietà nazionale") e in Spagna, la rapida ripresa delle posizioni filosovietiche in Francia (appoggio all'invasione dell'Afghanistan nel 1979) ne provocarono la fine.
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