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![]() EAST INDIA COMPANY (Compagnia delle Indie orientali, 1600-1858). Nata alla fine del Cinquecento come società di mercanti londinesi, ricevette il suo primo statuto, firmato da Elisabetta I, il 31 dicembre 1600, ma assunse la sua definitiva denominazione solo nel 1711. Le venne riconosciuto, fin dalla regolamentazione (Charter) del 1600, il monopolio quindicennale del commercio inglese nell'area compresa tra il capo di Buona speranza e lo stretto di Magellano. Il capitale iniziale assommava a 72.000 sterline, diviso tra 125 azionisti, e dal 1612 venne consentita la libera circolazione delle singole quote azionarie che ne favorì la dispersione. L'assemblea degli azionisti eleggeva un governatore, un vicegovernatore e un consiglio di amministrazione (Court of Directors) di ventiquattro membri. Nel 1657 Cromwell procedette a una riorganizzazione statutaria, fissando il capitale sociale a 740.000 sterline. In seguito ai crescenti contrasti con la Compagnia olandese delle Indie orientali, culminati nel 1623 con il massacro dei mercanti inglesi ad Amboina (Molucche), i due paesi raggiunsero una sorta di tacito accordo che dava all'Olanda una posizione dominante sull'isola di Giava e sulle altre isole dell'arcipelago indonesiano e agli inglesi il controllo dei commerci con l'India (esclusa Ceylon), mentre entrambe le compagnie restarono libere nei propri movimenti in estremo Oriente. Dopo aver stabilito un primo centro commerciale a Surat, in India (1612), la Compagnia ottenne nel 1616 dal Gran Mogol (impero moghul) l'autorizzazione a creare delle basi commerciali e ad applicare nei confronti dei traffici inglesi la legislazione della madrepatria. Sorsero così alcuni empori fortificati: Fort Saint George (1639) vicino Madras, la base di Bombay (1668), antico possedimento portoghese portato in dote da Caterina di Braganza a Carlo II, e Fort William (1696) a Calcutta nel Bengala. In Cina, lo stabilimento commerciale di gran lunga più importante fu quello di Canton, vertice dei traffici del country trade e dell'oppio. Con Carlo II la Compagnia subì una duplice modificazione, da un lato ottenendo crescenti funzioni destinate a trasformarla da società commerciale in organismo dotato di piena giurisdizione civile e militare in India, dall'altro subendo un processo di progressiva sottoposizione al governo inglese. Il successo inglese nella guerra dei Sette anni pose fine a ogni possibile concorrenza francese, mentre le vittorie ottenute a Plassey (1757) e Buxar (1764) dalle truppe della Compagnia guidate dal governatore Robert Clive sul nawab del Bengala portarono all'effettivo dominio di questa ricca regione e in seguito della costa orientale (guerre del Karnataka) e del regno di Oudh. Nei decenni successivi, il dominio sull'India si estese sempre di più e fino al 1858 la East India Company agì come vero e proprio governo dei territori indiani con pieni poteri amministrativi e giurisdizionali (dominazione britannica in India). L'ampliamento del territorio sottoposto al controllo della Compagnia e le accuse di corruzione e malversazione indussero il governo inglese prima a centralizzare le funzioni amministrative nella carica del governatore del Bengala (Regulating Act, 1773) e poi, con l'India Act del 1784, preparato da William Pitt, a dar vita a un Board of Control (Comitato di controllo) nominato dalla corona, che sopraintendeva alla compagnia stessa, ma in realtà rendeva il suo potere quasi nominale. Il processo di esautorazione proseguì con il rinnovo del Charter nel 1813, che aprì i possedimenti indiani al libero commercio e ai capitali dei sudditi britannici, e con la legge di Robert Peel del 26 luglio 1833, che obbligava la Compagnia a rinunciare ai residui privilegi commerciali in estremo Oriente e alle attività economiche dirette. Nel 1858, dopo la grande rivolta (vedi mutiny) delle truppe indigene, l'India passò alle dirette dipendenze del governo britannico. A. Volpi ![]() J. Nehru, The Discovery of India, Anchor Books, New York 1959; G.D. Bearce, British Attitudes Towards India: 1784-1858, Oxford University Press, Oxford 1961. |
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