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CHRUSCËV, NIKITA SERGEEVIC
(Kalinovka 1894 - Mosca 1971). Politico sovietico. Già commissario politico nell'Armata rossa durante la Seconda guerra mondiale, nel Comitato centrale del Pcus dal 1949, alla morte di Stalin ne divenne segretario generale. Al XX congresso del partito (1956) denunciò, in un rapporto segreto che prese il suo nome, il culto della personalità e i crimini di Stalin; contemporaneamente avviò la distensione ed enunciò la teoria della "coesistenza pacifica" che diede il via al disgelo nelle relazioni diplomatiche con l'Occidente. Sul piano internazionale alternò un atteggiamento distensivo culminato con un viaggio negli Usa (1959) a una politica di potenza, arrivando a sfiorare, con la crisi dei missili (1962), lo scontro militare con gli Stati Uniti. Nel "campo socialista" avviò la riconciliazione con la Iugoslavia, ruppe i rapporti con la Cina di Mao e fu durissimo nel reprimere la rivolta ungherese del 1956. In politica interna si scontrò con la vecchia guardia del partito e promosse una relativa liberalizzazione economica allo scopo di soddisfare la crescente richiesta di consumi della popolazione, in particolare in campo agricolo. Nel 1958 assunse anche la carica di capo del governo annunciando la possibilità di raggiungere il comunismo in Urss entro il 1980. Le difficoltà economiche e la sua volontà di trasformare il partito in senso meno monolitico portarono alla sua destituzione ed emarginazione dalla vita politica (1964).
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