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CULTI RIVOLUZIONARI
Pratiche parareligiose esercitate in Francia durante la rivoluzione in onore di enti astratti contrapposti agli oggetti di culto delle religioni ufficiali. Fino alla caduta della monarchia si seguì una politica di compromesso sul piano religioso. A partire dalla proclamazione della Repubblica (settembre 1792) si sviluppò un rapido processo di laicizzazione nel quale si intrecciarono due distinte tendenze: una diretta a distruggere la religione tradizionale e l'altra volta alla ricerca di nuovi culti civici. Tra questi il culto della dea Ragione, diffusosi ampiamente dopo la festa parigina del 10 novembre 1793. Altri culti rivoluzionari furono quelli dei santi patrioti, dei martiri della libertà (Marat, Lepeletier, Chalet e gli eroi-giovinetti Bara e Viala), dell'Ente supremo, nonché le celebrazioni delle vittorie repubblicane (presa di Tolone). Alcuni, di matrice popolare, altri imposti dall'alto, ebbero differente diffusione nello spazio e nel tempo e diversa accoglienza tra i gruppi dirigenti. Controversa è l'interpretazione dei culti rivoluzionari fornita dalla storiografia. Mentre per alcuni studiosi ebbero un significato politico, privo di qualsiasi contenuto religioso, altri li spiegano come tentativo di compensare, attraverso un transfert di sacralità, il grande vuoto provocato dalla soppressione del cattolicesimo o come un'ultima difesa di eredità trasmesse dalla cultura popolare.
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