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![]() CORPORATION Società anonima, poi per azioni, negli Usa. Specifica forma di impresa economica che si venne conformando progressivamente nel corso del XIX secolo. Si differenzia dalle altre forme di associazione a scopi lucrativi per la sua struttura di persona giuridica, cioè di entità collettiva separata e distinta rispetto agli individui che la formano, per la trasferibilità delle quote del capitale da un investitore a un altro e per il fatto che i singoli membri non sono personalmente responsabili dei debiti che essa contrae e del suo eventuale fallimento. Per queste sue caratteristiche ha costituito lo strumento più flessibile per la gestione e per il reperimento dei fondi necessari allo svolgimento di un'attività economica su larga scala: queste ragioni ne hanno determinato il rapido sviluppo, trasformandola in una delle più importanti istituzioni dell'era contemporanea. PROTAGONISTE DELLA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI. Le corporation si svilupparono soprattutto sotto la spinta della formazione della rete di trasporti interna: le grandi dimensioni del territorio richiesero infatti, per la costruzione prima dei canali fluviali e poi soprattutto delle ferrovie, l'accumulo di ingenti capitali. Il completamento degli imponenti lavori fu possibile solo grazie all'introduzione di numerose innovazioni finanziarie e commerciali, che trovarono la loro massima espressione proprio nel consolidamento delle società anonime. Queste, nate dalla fusione delle joint stock companies inglesi con le tradizionali corporazioni medievali, avevano avuto sino alla fine del XVIII secolo una diffusione piuttosto limitata, sia per ragioni economiche (la prevalenza delle attività agricole non richiedeva forme di società complesse) sia anche per ragioni giuridiche, dovute all'incertezza circa l'autorità preposta al riconoscimento degli statuti delle nuove organizzazioni (il re, il parlamento inglese, i governatori delle colonie o le varie assemblee delle colonie si disputavano infatti tale prerogativa). Un altro fattore che contribuì notevolmente allo sviluppo delle corporation negli Usa fu il diritto riconosciuto dalla costituzione federale a ogni stato di regolare autonomamente la legislazione commerciale: messo fine al periodo dell'incertezza, si aprì quindi una fase di concorrenza fra i vari stati nel riconoscimento delle nuove società anonime che, sfruttando la libertà di commercio all'interno della federazione, andavano a stabilire la propria sede laddove fosse loro più conveniente. La prima legge sulle corporation, ristretta alle società di trasporti fluviali, fu approvata nel North Carolina nel 1795. Nel 1799 una normativa simile fu approvata nel Massachusetts per le imprese marittime. Lo stato di New York fu il primo, nel 1811, ad ammettere legalmente la formazione di società anonime in ogni settore manifatturiero, imponendo però un capitale inferiore ai 100.000 dollari e una durata dell'associazione inferiore ai vent'anni. IL PROBLEMA DEI MONOPOLI. Negli ultimi decenni dell'Ottocento, comunque, i residui ostacoli legali vennero eliminati e le corporation furono riconosciute in tutti gli Stati Uniti, senza più limiti di settore produttivo, di durata dell'associazione o di capitale, diventando così uno degli elementi fondamentali della rapida industrializzazione del paese e trasformandosi quindi in vere e proprie società per azioni. Nel 1813 a Waltham, nel Massachusetts, era stata fondata la Boston Manufacturing Company, industria tessile che con il suo capitale iniziale di 300.000 dollari e la rapida crescita (oltre un milione di dollari raccolti nei vent'anni successivi) rappresentò uno dei primi esempi di grande corporation nella sua forma moderna. Un altro significativo esempio di società a responsabilità limitata si ebbe con la New York Central, nata nel 1853 dalla fusione di dieci diverse compagnie ferroviarie. Il capitale sociale della nuova compagnia, pari a 34 milioni di dollari, fu redistribuito agli oltre duemila vecchi proprietari, in cambio delle quote conferite da ciascuno di loro. Nel 1901 fu costituita la United States Steel Corporation, con quasi un miliardo e mezzo di dollari di capitale sociale. Agli inizi del Novecento la società per azioni era la forma dominante nei settori manifatturiero, minerario, bancario, assicurativo e dei trasporti. E la crescita continuò ininterrotta anche nel XX secolo, tanto che agli inizi degli anni ottanta risultava che le trecento maggiori corporation degli Stati Uniti controllavano da sole circa il 60 per cento del prodotto interno lordo del paese. Nella seconda metà del XIX secolo, contemporaneamente alla crescita della nuova forma di impresa, si sviluppò anche il mercato finanziario e la vendita di azioni e obbligazioni divenne lo strumento principale con cui le società statunitensi riuscirono a recuperare i fondi per finanziare la crescita economica. Il mercato dei capitali divenne però spesso anche il centro di attività speculative e di operazioni fraudolente. Non fu questo, del resto, l'unico problema originato dallo sviluppo della nuova forma societaria, che d'altra parte infatti diede la possibilità ad alcuni grandi gruppi industriali, come per esempio la Standard Oil Company e la United States Steel, di dare vita, attraverso l'acquisizione di quote azionarie di maggioranza delle imprese concorrenti, a veri e propri monopoli, a tutto danno della libera competizione e dell'interesse generale. Per questo il Congresso degli Stati Uniti fu costretto a intervenire con l'approvazione, nel 1890, dello Sherman Antitrust Act, a difesa del sistema concorrenziale. Le grandi corporation continuarono a godere, nel corso del XX secolo, di una discreta libertà di azione e di concentrazione, nonostante i numerosi provvedimenti con cui l'amministrazione di Franklin D. Roosevelt (1932-1945) cercò di garantire la sicurezza degli investitori e la trasparenza delle amministrazioni societarie (dal Federal Security Act del 1933 al Public Utility Holding Company Act del 1935, dal Trust Indenture Act del 1939 agli Investment Company and Investment Advisers Acts del 1940). Nel frattempo si accese negli Stati Uniti una intensa discussione sulla responsabilità sociale delle corporation. Con il frazionamento della quote azionarie in migliaia di piccoli investitori, esse finirono infatti con l'essere sempre più spesso gestite da manager salariati, che, in contrasto con le leggi dell'impresa, ebbero sull'attività societaria poteri pari a quelli dei proprietari, senza tuttavia rischiare in essa nemmeno una piccola parte del proprio capitale personale. M. Giordano ![]() G.J. Glover, The Development of American Industries, Their Economic Significance, Simmons Boerdman, New York 1959; J.B. Walker, Storia dell'industria americana, Garzanti, Milano 1954; D.A. Chandler, Strategia e struttura: storia della grande impresa americana, Angeli, Milano 1976. |
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