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CONTABILITÀ NAZIONALE
Insieme di procedure e di documenti volti alla definizione
del valore complessivo della produzione, degli scambi e dell'utilizzo delle
risorse di un paese. L'approccio venne formalizzato negli anni a cavallo
della Seconda guerra mondiale, nel quadro dell'affermazione dell'economia
keynesiana. Vengono calcolate due grandezze relative (macroeconomiche):
produzione e reddito.
PRODOTTO NAZIONALE E REDDITO NAZIONALE. Riguardo la produzione
il prodotto nazionale è calcolato come somma del valore di tutti
i beni e servizi prodotti in un determinato periodo di tempo. Per definizione
tale valore è pari alla somma dei valori progressivamente aggiunti
a quello delle materie prime nel corso della produzione (valore aggiunto
o Va). Quindi è equivalente includere nel prodotto nazionale il valore
di un bene finale (per esempio un'automobile) o la somma del valore aggiunto
dei vari stadi di lavorazione (estrazione del minerale di ferro, produzione
delle lamiere, montaggio dell'automobile ecc.). Il risultato è definito
prodotto lordo, nazionale o interno a seconda della definizione dell'area
geografica di riferimento: il prodotto nazionale lordo (Pnl) è la
somma di tutti i redditi dei cittadini di un paese, anche se prodotti all'estero,
e il prodotto interno lordo (Pil) è la somma dei redditi prodotti
all'interno dei confini del paese, anche da cittadini stranieri. Il prodotto
può essere inoltre calcolato al netto del deprezzamento del capitale
dovuto al logoramento naturale per l'uso. In questo caso si hanno, simmetricamente,
prodotto interno netto (Pin) e prodotto nazionale netto (Pnn). Detraendo
da quest'ultimo le imposte indirette si ottiene il reddito nazionale
(Y). Dato che il valore è aggiunto dall'uso di fattori di produzione
(terra, capitale e lavoro) alla materia prima, il reddito può essere
stimato anche come somma delle retribuzioni lorde dei fattori stessi (salari,
profitti e rendite). In teoria i risultati del calcolo dal lato del reddito
e del prodotto dovrebbero essere uguali, anche se in genere emergono discrepanze
dovute a errori e omissioni. Aggiungendo al reddito nazionale i trasferimenti
(cioè le somme distribuite dallo stato per pensioni e simili) e gli
interessi sugli investimenti finanziari, e detraendo i profitti delle imprese,
le tasse sul reddito e i pagamenti per la sicurezza sociale (contributi
pensionistici ecc.) si ottiene il reddito disponibile (YD), quello che le
famiglie possono effettivamente spendere nell'annata.
GLI IMPIEGHI. La contabilità nazionale analizza anche le forme
di utilizzazione del reddito (impieghi). Il Pnl e le importazioni (M) costituiscono
le risorse, cioè l'insieme dei beni e servizi disponibili. Esse possono
essere impiegate in consumi, investimenti, spesa pubblica per acquisti di
beni e servizi dal settore privato, esportazioni. I dati della contabilità
nazionale permettono di analizzare la struttura di una economia, anche in
confronto con altri paesi o nel tempo. Innanzitutto il reddito pro capite
(reddito diviso per la popolazione) è la misura più semplice
del livello di sviluppo di un paese e della sua crescita nel tempo. Nel
confronto nel tempo o tra paesi è necessario eliminare l'effetto
delle variazioni di prezzo, utilizzando rispettivamente dati a prezzi costanti
e dati a parità di potere di acquisto. La distribuzione settoriale
del Pnl permette di valutare in maniera più approfondita la struttura
di una economia (per esempio il suo livello di industrializzazione), e la
quota del risparmio sul reddito le sue possibilità di sviluppo, nella
misura in cui esse dipendano dalle capacità di accumulazione di capitale.
Infine è possibile analizzare gli impieghi del risparmio.
LIMITI DEL CONCETTO. L'approccio alla contabilità nazionale
qui delineato presenta tre limiti. In primo luogo assume come unità
di riferimento lo stato nazionale, mentre spesso l'analisi economica sarebbe
più significativa se riguardasse aree più limitate di uno
stesso stato e/o più ampie appartenenti a più stati diversi.
L'applicazione dei concetti della contabilità a singole regioni è
teoricamente possibile, anche se può incontrare parecchie difficoltà
pratiche nella ricostruzione. In secondo luogo alcuni dei concetti operativi
non rispondono alla logica delle definizioni economiche implicite. Per esempio
non si includono produzioni e consumi che non passano per il mercato come
i servizi domestici effettuati da membri della famiglia (secondo un famoso
paradosso chi sposa la propria cuoca riduce il reddito nazionale). Infine
l'identificazione implicita tra benessere e quantità di beni consumati
porta a trascurare il ruolo del tempo libero (che pure potrebbe esser considerato
anch'esso un bene "acquistato" rinunciando al relativo reddito) e i costi
ambientali della produzione. Per superare tali limiti sono state proposte
altre misure del reddito, logicamente più coerenti: la prima e più
famosa è la Mew (Measure of economic welfare, misurazione
dell'economia del benessere), proposta da Nordhaus e Tobin nel 1972. Nessuna
di esse è però ancora applicata nella pratica, sia per il
disaccordo su quale sia la migliore, sia per i gravi problemi di misurazione.
G. Federico
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