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CONCILI ECUMENICI CATTOLICI
I primi sette concili o assemblee universali della Chiesa cattolica sono riconosciuti come ecumenici anche dalla Chiesa ortodossa: il I concilio di Nicea (325) condannò l'arianesimo e approvò il Credo; il I concilio di Costantinopoli (381) affermò la divinità dello Spirito santo; il concilio di Efeso (431) condannò il pelagianesimo e approvò il titolo Madre di Dio dato alla Vergine; il concilio di Calcedonia (451) condannò i monofisiti; il II di Costantinopoli (553) condannò il nestorianesimo dei "tre capitoli"; il III di Costantinopoli (680-681) condannò i monoteliti; il II di Nicea (787) condannò l'iconoclastia. Il IV di Costantinopoli (869-870), che depose il patriarca Fozio, fu l'ultimo dei concili tenuti in Oriente e indetti dall'imperatore. Dall'età della riforma gregoriana la convocazione dei concili passò al papato: il Lateranense I (1123) sancì il concordato di Worms; il Lateranense II (1139) condannò l'antipapa Anacleto II e la dottrina di Arnaldo da Brescia; il Lateranense III (1179) condannò catari e albigesi; il Lateranense IV (1215) stabilì importanti norme disciplinari riguardanti i sacramenti; il I di Lione (1245) depose Federico II; il II di Lione (1274) cercò di ristabilire l'unione con gli ortodossi; il concilio di Vienne (1311-1312) soppresse i templari e condannò il beghinaggio. Durante lo scisma d'Occidente il concilio di Costanza (1414-1418) proclamò la sua superiorità sul papa e condannò Wyclif e Hus. Ma i concili di Basilea e Ferrara-Firenze (1431-1439) videro il prevalere del papato e la temporanea unione di greci e latini. L'accentramento curiale del governo della Chiesa fu definito dal Lateranense V (1512-1517) e dal concilio di Trento (1545-1563), che condannò lo scisma protestante e avviò la controriforma. L'autorità del papato rese in seguito superflua l'esigenza di riunire concili a causa della sua infallibilità, proclamata come dogma dal Vaticano I (1869-1870). Il Vaticano II (1962-1965), promuovendo il rinnovamento della Chiesa, ripropose con forza l'attualità del conciliarismo.

M. Pellegrini
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