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COLERA
Malattia infettiva contagiosa il cui agente è un vibrione che, trasmesso soprattutto attraverso l'acqua, gli alimenti, le mosche, si localizza nella mucosa intestinale, penetrando poi nel sangue; è caratterizzata da diarrea, seguita da nausea e vomito la cui conseguenza è una disidratazione gravissima che può essere mortale. Il colera asiatico fu descritto nei suoi sintomi generali già da Ippocrate (V secolo a.C.) e Galeno (II secolo d.C.). Nell'area del Bengala il carattere epidemico del colera fu segnalato dalla più remota antichità. Descrizioni parziali di epidemie colerose si ebbero a partire dal 1503, e divennero più numerose nel corso del XVIII secolo. La prima epidemia a diffusione continentale si sviluppò tra il 1817 e il 1824: originata nelle vallate del Gange, percorse il medio Oriente, la Cina, il Giappone e l'estremo Oriente, facendo 100.000 vittime solo a Giava. Una seconda ondata (1829-1837) investì direttamente l'Europa: nell'arco di due anni attraversò il continente dal mar Caspio all'Inghilterra, nella quale si ebbero 550.000 morti; tra il 1834 e il 1837 si diffuse in Italia, dove fece 236.000 vittime. La terza grande epidemia coprì il decennio 1840-1850, investendo in particolare l'Europa continentale nel 1848 e l'anno successivo l'Italia, con una seconda fase caratterizzata, intorno al 1854, da una recrudescenza europea (in Italia nel 1854-1855). La quarta ondata si diffuse a partire da La Mecca, ove morirono circa 100.000 pellegrini nel 1865; in Italia fece 147.000 vittime (1865-1867; successivamente riapparve nel 1873). In seguito si estese anche agli Stati Uniti e al Sudamerica. Nel corso di una successiva ondata, che si diffuse dal 1881 al 1896 (in Italia nel 1893), il medico tedesco Robert Koch isolò l'agente patogeno, il vibrio cholerae, e riconobbe la malattia come una specifica infezione gastrointestinale; si aprì così la possibilità di una profilassi, realizzata a New York nel 1887. La messa a punto di un vaccino da parte dell'Istituto Pasteur nel 1892 e i diversi mezzi di prevenzione impedirono alla sesta epidemia (1899-1923) di diffondersi drammaticamente in Europa (dove tuttavia si registrarono ancora numerosi casi) ma non di continuare a mietere vittime in Cina (1902) e in Arabia. Mentre i provvedimenti profilattici ottenevano successi nei paesi sviluppati, un nuovo vibrione (El Tor) comparve nel 1936 nelle isole Molucche. Nel 1961 l'Organizzazione mondiale della sanità ne denunciò il carattere patogeno, ma i provvedimenti presi non impedirono che continuasse a fare vittime, in particolare in Perù. Il colera, grande malattia del XIX secolo, era rimasto fino alla fine di esso una malattia misteriosa; il fatto che fosse riconosciuta come "malattia del povero", legata all'assenza di fognature e di rete idrica, che contro di essa non potessero nulla i medici, i quali spesso l'attribuivano a generiche "forze della natura", diede origine per tutto l'Ottocento a una paura paragonabile a quella della peste nei secoli precedenti.

R. Villa

M. Pelling, Cholera, fever and English medicine, 1825-1865, Oxford University Press, Oxford 1978; P. Bourdelais, Une peur bleu: histoire du cholera en France 1832-1854, Payol, Parigi 1987.
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