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CITTÀ RINASCIMENTALE
Più che un nuovo tipo di città, che
dovrebbe differenziarsi dalla "città medievale", modo di intendere
la concentrazione urbana che fa riferimento a fenomeni di natura culturale
e politica più che di ordine demografico o economico. La città
rinascimentale trovò la sua più compiuta espressione in Italia,
in Francia e in Germania. La riscoperta dell'opera di Vitruvio Pollione
(I secolo a.C.) introdusse elementi di pianificazione e di regolamentazione
tendenti a valorizzare principi di ordine, armonia e simmetria nello spazio
urbano. Edifici pubblici, laici e religiosi, di nuovo impianto e di nuova
concezione definirono il panorama di queste città; a essi si accompagnarono
palazzi nobili, strade larghe, infrastrutture, parchi e giardini che mutarono
profondamente il volto delle realtà urbane. Abbattute le vecchie
e ormai scarsamente utili cinte murarie, le città furono protette
con bastioni dalla forma poligonale o stellare in grado di far fronte alle
nuove tecniche d'assedio (l'esempio più noto e illustre è
Palmanova nel Friuli); ma, contemporaneamente, assunsero sempre più
un aspetto "civile" presentando una regolarità di costruzioni che
dava conto di una visione razionale e aristocratica della vita. Città
ideali vennero disegnate da Leon Battista Alberti, Francesco di Giorgio
Martini, Vasari, Leonardo, Palladio: quasi tutte erano ispirate a principi
radiocentrici che ben si prestavano a caratterizzare lo spazio urbano secondo
assi viari che convogliavano l'attenzione dell'osservatore su un "polo monumentale"
(piazze con obelischi, statue equestri, fontane, scalinate) che sembrava
chiudere la scena. Le Chiese e le facciate dei palazzi rappresentavano una
quinta che doveva impressionare il visitatore e, nello stesso tempo, infondere
in lui un senso di ordine e di armonia che contrastava con il disordine
tipico del dedalo di viuzze delle città medievali. I grandi lavori
che ne definirono l'aspetto, quale spesso è arrivato fino ai giorni
nostri, furono il frutto di un impegno di pianificazione che poteva avere
successo solo se proposto e diretto da un forte potere centrale. Le nuove
strade e le piazze che mutarono l'aspetto di Roma alla fine del XVI secolo
furono opera di papa Sisto V che fece risistemare la città senza
lasciarsi influenzare dal preesistente tessuto urbanistico. Oltre a Roma,
Pienza (la natia Corsignano alla quale papa Pio II volle dare un volto nuovo),
la Ferrara dell'"addizione erculea" (prima pianificazione moderna realizzata
dall'urbanista Biagio Rossetti alla fine del XV secolo), Venezia e altri
centri veneti, la francese Le Havre, le tedesche Dresda e Monaco, possono
essere assunte come esempi di città rinascimentali.
A. Spagnoletti

G. Simoncini, Città e società nel Rinascimento, Einaudi,
Torino 1974; P.M. Hohenberg, L.H. Lees, La città europea dal Medioevo
a oggi, Laterza, Roma-Bari 1987.
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