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CENTRALISMO
Nello stato moderno, politica e regime che accentra in organi unici funzioni potenzialmente attribuibili a enti periferici o autarchici. Durante il periodo di formazione delle monarchie nazionali, il centralismo rispose alla necessità di rafforzare il potere regio sul territorio a scapito delle autonomie feudali o comunali; un ceto di funzionari da inviare nelle province assicurò alla capitale il controllo delle risorse finanziarie essenziali al sostentamento di una struttura statale moderna. Nella Francia napoleonica il centralismo dell'assolutismo fu sostituito da un centralismo politico-amministrativo imperniato sulla figura del prefetto, responsabile nei riguardi del governo di una nuova entità geografico-amministrativa, il dipartimento, composta da varie comunità municipali. L'Italia unita mutuò sostanzialmente l'organizzazione centralistica dello stato dal modello francese: i liberali ritenevano, infatti, che solo un forte potere centrale avrebbe potuto rendere omogeneo un paese composto da realtà periferiche tanto diverse. Nonostante le proteste della tradizione autonomistica italiana contro le indebite ingerenze dei prefetti nella vita locale, solo nel 1970, con la creazione dell'ente Regione, la Repubblica si pose, sia pure con lentezza, sulla via del parziale decentramento di alcuni fondamentali servizi (primo fra tutti la sanità), gestiti fino ad allora a livello ministeriale.
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