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CACAO
Pianta originaria dell'America centromeridionale chiamata da Linneo Theobroma, dai cui semi tostati si ottiene una polvere dello stesso nome. I maya e più tardi gli aztechi lo coltivavano alcuni secoli prima dell'era cristiana, chiamandolo cibo degli dei e usandone i semi come moneta corrente; con la polvere diluita in acqua calda e insaporita con miele, pepe e altre spezie, essi preparavano una bevanda energetica. I conquistadores e i missionari portarono il cacao in Spagna dopo il 1520. Alla corte di Carlo V, nella confezione della bevanda (che dall'azteco chocolatl fu chiamata cioccolatte o cioccolata) sostituirono al miele lo zucchero e alle spezie piccanti la vaniglia e altri aromi dolci. Dal XVII secolo il consumo di cioccolata si estese all'aristocrazia di tutti i paesi europei, principalmente di quelli, come l'Olanda e l'Inghilterra, che avevano colonie nelle zone tropicali. Durante il secolo successivo nelle più importanti città europee, seguendo una moda originata a Venezia, i saloni per la degustazione della cioccolata divennero abituali centri di ritrovo della buona borghesia e degli intellettuali. Si sperimentò l'uso del cacao, ritenuto afrodisiaco e corroborante per l'intelligenza, nelle più svariate preparazioni alimentari: mischiato all'acquavite, al brodo o ad altre bevande nervine come il tè e il caffè. A un secolo e mezzo dal suo arrivo in Europa si tentò di dargli consistenza solida: a Londra nel 1674 apparvero i primi budini; a Parigi negli anni di Luigi XV si producevano pastiglie di cacao aromatizzate alla vaniglia. Alla fine del XVIII secolo il pasticcere Majani di Bologna produsse il primo cioccolato solido e pochi anni più tardi a Torino comparve il prototipo del gianduja ottenuto mischiando al cacao la farina di nocciole. Nel 1862 gli svizzeri Daniel Peter e Henri Nestlé misero a punto i procedimenti per la fabbricazione del cioccolato solido al latte. Fino alla prima metà del XX secolo il cioccolato fu considerato un genere di lusso, destinato a particolari momenti festivi; durante il fascismo lo si utilizzò come energetico, specialmente nello sport. Negli anni successivi si ebbe un continuo incremento del consumo popolare di cacao e dei suoi derivati prodotti a livello industriale, come conseguenza della stabilizzazione dei prezzi sul mercato dovuta a una produzione esuberante e alla politica delle grandi multinazionali proprietarie delle estese piantagioni tropicali.
R. Nistri
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