Padre Pio Aneddoti e Ricordi.
Padre Pio Aneddoti e Ricordi parte1 parte2 parte3 parte4 parte5 parte6 parte7 parte8 parte9 parte10 Yahoo! Video Padre Pio YouTube Sotto la protezione di Padre Pio per tutta la vita Incontro con Padre Pio nella Basilica di San Pietro Incontro con Padre Pio a San Giovanni Rotondo Sotto la guida illuminata del padre Vieni subito a San Giovanni Rotondo Assiste alla morte di Padre Pio Una dichiarazione di Margherita Hamilton La morte di Margherita Hamilton Profezia e bilocazione Cinquant'anni dinanzi a noi Ritornerete a Pietrelcina! Pensasse alla morte Con Madre Speranza al Sant'Uffizio Grazie e favori celesti Intercedeva per la sua guarigione Padre Pio è venuto a prenderla! Verrà a prendermi il 5 febbraio! Un'immagine di Padre Pio sotto il cuscino Padre Pio è stato buono con me Alla vigilia della sua morte Non lasciarmi solo! Mi hanno tradito tutti! Se ritarderanno, non mi troveranno più Quindici giorni prima di morire La rosa ridiventata bocciolo L'ultima grazia dal cuore della Madonna? Padre Pio, uomo di questo mondo Faccia gialla di poca luce Costante serena coerenza Cuore d'oro Il meno mistico Rimasugli di natura Signore, donami il buonumore Chi soffre conquista Frutto fuori stagione? Come un profeta Le vie più sicure Dio e il prossimo Già l'alba... Appendice Omelia del Papa Discorso del Papa nel Santuario Saluto del Papa al personale medico e agli ammalati della "Casa Sollievo della Sofferenza" Coroncina al Sacro Cuore di Gesù Preghiera per ottenere la glorificazione di Padre Pio Profilo delle stigmate di Padre Pio I due periodi della stigmatizzazione Le stigmate delle mani Le stigmate dei piedi La stigmate del costato Le qualità delle stigmate La scomparsa delle stigmate La teologia delle stigmate Conclusione La beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina Padre Pio proclamato Beato Lettera circolare del ministro provinciale La gioia per la beatificazione di Padre Pio Lunedì, 3 maggio 1999: Messa di ringraziamento per la beatificazione di Padre Pio La Beatificazione come evento mediatico Padre Pio meno star e più uomo Un domani ricco di storia La canonizzazione di Padre Pio PAPI E BEATI - PADRE PIO - ANEDDOTI E RICORDISignore, donami il buonumoreI cristiani sono i «figli della gioia»; Dio «ha posto la letizia nel nostro cuore»(Sal. 4,8); la Chiesa per la creatura rigenerata dal battesimo, in una magnifica preghiera al Padrone della vita e della gioia, chiede: «Che essa ti serva lieta nella tua Chiesa!»; Gesù nell'ultima Cena prega il Padre di darci, non soltanto la gioia, ma «la pienezza della gioia» (Gv. 15,11); S. Paolo a tutti grida:«Godete nel Signore sempre; dico di nuovo godete» (Fil.4,4); S. Agostino incita: «Canta e cammina; canta con la voce, canta col cuore, canta con i costumi» e se il ricordo di te ti fascia di tristezza, il pensiero di Lui ti illumini di gioia. La gioia è «il gigantesco segreto del cristiano» (Chesterton); a ciascun cristiano Dio dà il potere di far sì che chiunque lo guardi - è un pensiero di Claudel - abbia voglia di cantare, come se gl'indichi sotto voce il tono... Eppure la selva dei salici piangenti è sempre folta; è più facile vedere un angelo che scoprire tra i cristiani una faccia allegra. La «buona notizia», data e sparsa da Gesù, non sembra li rallegri un gran che; molti sono i volti tirati e le rughe precoci. «Dove diamine nascondete la vostra gioia?- interroga Bernanos -. A vedervi vivere come vivete, non si crederebbe che a voi ed a voi soli sia stata promessa la gioia del Signore». Chi saprà mai a quanti cristiani Dio rimprovererà la loro tristezza? Mentre non dovrebbero esser tristi che di una sola tristezza: quella di non essere santi. Tale stortura ha infettato anche certi agiografi che a volte ci hanno afflitto con biografie di santi taciturni, corrucciati, mentre al contrario essi ricordano che Dio «ci ha creati nell'amore perché viviamo nella gioia» e son contenti sempre e di tutto, perché la nostra gioia è Qualcuno e non qualcosa; son felici perfino di esser... santi, «non perché la loro santità - osserva Merton - li renda ammirevoli agli altri, ma perché il dono della santità fa che essi possano ammirare gli altri. Quel dono attribuisce loro una visione che può trovare il bene nei delinquenti più terribili». Un aspetto particolare della gioia è il buonumore. Può esserci posto anche per esso non soltanto nella vita di un cristiano, ma perfino in quella di un santo? Come buona introduzione, che anticipa la risposta in senso affermativo, trascriviamo una preghiera, addirittura, che un santo elevava al cielo per ottenere il dono del buonumore:«Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo col buonumore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un'anima santa che faccia tesoro di quello che è buono e puro, affinché non si spaventi alla vista del peccato ma trovi, alla sua presenza, la via per mettere le cose di nuovo a posto. Donami un'anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che io mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo invadente che si chiama "io". Signore, dammi il senso del ridicolo. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché conosca, nella vita, un poco di gioia e possa darne parte anche ad altri. Amen» (Tommaso Moro).Tentare una definizione dell'«umorismo» (nel senso dell'«humor» inglese) è molto difficile, anzi - è stato scritto - è uno sforzo vano voler restringere questa parola nei limiti di una definizione. Molto più sfumato del riso, più multiforme e meno circoscritto di esso; variabile secondo i costumi, le mentalità e le culture di un'epoca; espresso in maniera, forme e circostanze infinitamente diverse l'una dall'altra, l'umorismo manifesta sempre una disposizione eminentemente personale dello spirito umano, e perciò possiamo dire che esso è «capacità di rilevare e rappresentare il ridicolo delle cose, in quanto non implichi una posizione ostile o puramente divertita, ma l'intervento di una intelligenza arguta e pensosa e spesso indulgente simpatia umana» (Devoto G. - Oli G.C.). Questo ed altro intendiamo, parlando dell'umorismo e del buonumore di Padre Pio: la letizia, l'allegria, la giocondità, la battuta scherzosa e arguta, piacevole, allusiva e pungente, ma non fino a convertirsi in ironia. È un datore ilare, serve Dio e lo serve con gioia, con riso innocente e schietto che gli viene dal cuore puro, possiede quella gioia «sacra» che ha in Dio il suo punto di riferimento. Ammirabile la sua disinvoltura, con cui di solito portava il peso della sua ascesi inimitabile e delle sue croci che Dio e gli uomini caricavano sul suo dorso, uno degli aspetti «proverbiali erano le sue "uscite" divertenti, le battute di spirito, le barzellette, spuntate nel bel mezzo di un discorso, ora per diradare di colpo ogni impressione che potesse aver data di vittimismo, ora per alleggerire l'effetto discostante di stoccate, che di solito erano lezioncine bene azzeccate» (Mondrone D., art. cit., p. 147). «Formidabile» conversatore, «vivace» e «brillante» lo giudica un altro uomo di penna - che possiede ed usa tutte le malizie psicologiche per incatenare il suo uditorio; nel dialogo diretto difficilmente lo si mette in imbarazzo, anche se si cerca di impegnarlo in problemi scientifici, lontani dalla sua dimestichezza. «Alle strette è capace di ricorrere ad una "boutade" d'indubbio effetto demagogico per uscirne vittorioso. Se poi non bastasse, sconcerta il pugnace interlocutore con uscite apparentemente bizzarre e frasi ironiche da sbarrargli le conclusioni. Allora ricorre anche alla mimica [...]. Possiede indiscutibili doti d'attore che un intelligente ascoltatore disincantato non può non apprezzare. Ma soprattutto è la sua grande carica d'umorismo che non sfugge a nessuno» (8). Se durante le conversazioni con gli amici - che Padre Pio si concede dopo le fatiche del confessionale - la presenza di qualche persona sconosciuta raggela la ricreazione, ci pensa lui stesso a ricomporre l'atmosfera di aperta cordialità e il sereno, riposante«divertimento» continua a nervi distesi ed a riposo e godimento dell'anima. Si «divertiva» e faceva divertire, nel senso proprio etimologico della parola, deviando la tensione dell'animo e del corpo dalle abituali attività, per godere una pausa di quiete e di riposo nei brevi gioiosi intercalari del ministero; si«rilassava» («relaxare»; rallentare, che è distensione), partecipando sempre e volentieri alle ricreazioni della comunità religiosa, non dimenticando che l'amabile e fraterna conversazione è pure carità e la carità «è sempre preziosa». Dal suo inesauribile repertorio traeva le storie «più impensate ed originali», raccontando con «prestigiosa disinvoltura», da far invidia al più brillante narratore. Conosceva e sapeva usare la piacevole virtù dell' «eutrapelìa»: né troppo e né troppo poco, faceto e urbano, impegnato uomo di Dio, che trasfigura anima e corpo nella pace e nella gioia. Anche scegliendo fior da fiore, vi manca il meglio: la sua viva voce. Quand'era studente, con un asciugamano ed un teschio mise in spaventosa fuga un suo compagno, riducendolo al rantolo per la paura. Chiamato alle armi, anche lui ebbe le sue avventure militari. In una giornataccia di pioggia «gli toccò andare non so dove. Il nostro soldato si armò coraggiosamente di ombrello e via, ben riparato per Piazza Plebiscito. "Ehi, soldato!". Ma il soldato tirava dritto come se non avesse sentito. "Neh, per bacco, dico a voi soldato!". Era un colonnello che giustamente si impazientiva. Convenne tornare indietro. "Che novità è questa?", gridò il colonnello sotto l'acqua che lo inondava. "Un soldato con l'ombrello! Siete impazzito?". Mi convenne fare lo stupido - racconta a questo punto Padre Pio con un sorrido furbo - gli offersi il mio paracqua: "Se il signor colonnello si vuol riparare, io l'accompagno...". Il colonnello capì di avere a che fare con una recluta intontita e con un gesto di dispetto mi voltò le spalle e mi piantò lì col mio ombrello in mano». Una recluta sempliciotta viene psicologicamente preparata ad una imminente visita del Re. Il sergente sapeva che, di solito, i colloqui tra il Re e le reclute non sfuggivano a questo formulario: 1. domanda: «Quanti anni hai?», risposta:«Ventidue»; 2. domanda: «Quanti anni di servizio hai?», risposta: «Due»; 3. domanda: «Chi servi più volentieri, il Re o la Patria?», risposta: «Sia l'uno che l'altra». E su questa falsariga il sergente istruisce pazientemente il gregario, che dopo molti sforzi, impara la lezione. Finalmente arriva il Re. Passa in rassegna il reggimento e interroga, come previsto. Le domande sono le stesse, ma l'ordine è invertito. E allora: 1. domanda: «Quanti anni di servizio hai?», risposta: «Ventidue»; 2. domanda:«Quanti anni hai?», risposta: «Due». Il sergente suda freddo e il Re, spazientito, esclama: «O sei scemo tu o sono scemo io!». Il soldato, che sa la lezione a memoria, risponde con la replica del punto 3: «Sia l'uno che l'altro, maestà». Il tipo di barzelletta preferito da Padre Pio è quello per categoria; spesso accomuna i soliti avvocati ai medici, scherzando sulla loro cattiva fama, bonariamente premettendo: «Si fa per ridere». Un giorno, dunque, un Papa è chiamato a risolvere un delicato problema di «precedenze» nelle processioni. Gli avvocati vogliono stare davanti ai medici, e i medici davanti agli avvocati. Il Pontefice salomonicamente si rifà alle procedure per i cortei degli impiccati. E sentenzia: «Praecedant carnifices, sequantur latrones: avanti i medici e dietro gli avvocati...». Un giorno Padre Pio, attorniato da un gruppetto, scorge due medici che si avvicinano e lui, pronto: «Sapete come sta un malato tra due medici? Come un topo tra due gatti!...». E per punzecchiare i «togati»: «Sapete perché sant'Ivone è l'unico avvocato che sia entrato in Paradiso? Ora ve lo dico io» e inizia con vivacità e ricchezza di particolari. Nel raccontare la storiella dell'ubriaco, si alza in piedi dalla poltrona di vimini e rifà il personaggio: «Perché, o Signore - diceva l'ubriaco che aveva visto sul muro camminare un millepiedi - a questo animaletto hai dato mille zampe e a me che non riesco a reggermi in equilibrio solo due?». In genere non racconta soltanto per raccontare, ma utilizza quel tempo ricreativo, servendosi di barzellette a sfondo didattico e morale, che si inseriscono nella conversazione a mo' di risposta a questo o a quell'interlocutore. Per indurre, per esempio, uno di questi a lasciar S. Giovanni Rotondo e far ritorno alla sua città natale per riprendere il lavoro abituale narra come Cristo insieme agli Apostoli avessero affittato un campo di frumento per la mietitura. «La sera del primo giorno non era stato tagliato un solo mannello perché Gesù anziché far lavorare gli Apostoli li aveva intrattenuti a colloquio. Rimproverato dal padrone del campo, Gesù fece un gesto e la distesa di frumento si cangiò in un campo di covoni accatastati. Il giorno dopo S. Pietro volle imitare il Maestro. Affittato un altro campo, invece di far lavorare gli altri Apostoli si mise a conversare con loro sotto gli alberi, ma la sera dinanzi alle furie del padrone inutilmente rifece il gesto di Gesù. Il miracolo non si compì. S. Pietro si prese del farabutto dal padrone e dell'ingenuo da Gesù (Bedeschi L., art. cit., pag. 90). Pronto a scherzare anche sulla propria fede, segno certo - questo - di chi crede sul serio.Un giorno il Signore girò per il Paradiso e vide tanti brutti ceffi che assolutamente non dovevano essere presenti nel luogo pieno di ogni delizia e vuoto di ogni male ed il portinaio del Cielo se la passò brutta, fino a quando non si appurò che non era mancanza di sorveglianza, ma abbondanza di misericordia della Madonna e di S. Giuseppe. Morale: al primo posto Dio, centro della nostra adorazione; e dopo invocare i santi, validi intercessori celesti, rivolgendoci ad essi come a dei buoni amici. Dopo i comprensori del Cielo, i terrigeni accolti e trattati con modi cordialmente decisi e sbrigativi. Campanini e Macario, i due noti attori comici, arrivano a S. Giovanni Rotondo per visitare il santuario della Madonna delle Grazie e per ossequiare Padre Pio. Appena li incontra per i corridoi:«Guarda che facce!...» esclama. Il signore che li accompagna e li presenta a lui, dice: «Padre, gli attori hanno deciso di smettere di lavorare con le gambe e cominciare a lavorare con la testa». E Padre Pio: «Facciano quello che vogliono, l'importanza è che mettano giudizio». E congedandosi, con tono ilare aggiunge: «Continuate a farvi disonore; tanto, onore non ve ne siete mai fatto. Cambiate subito altrimenti vi caccio». A chi dice o si crede «giovanotto» dà una pratica dimostrazione del come il vero giovanotto sia lui, sfidandolo a tenergli dietro, anche in salita. Tornava dalla sacrestia, dopo le confessioni degli uomini, per la via del chiostro e, rivolgendosi al giovane padre sacrista che l'accompagnava: «Sti giovani - dice - non sono buoni a nulla! Vedi come si sale». E così dicendo salì le scale a due a due, senza che il padre sacrista potesse tenergli dietro. Giunto sul primo pianerottolo vide della gente e - con molta semplicità - esclamò, poggiando la mano sulla bocca: «Madonna mia!...». L'esplosione di gioia, manifestata a questa maniera, ci fa venire in mente ciò che Chesterton dice di S. Francesco d'Assisi: «Il senso dell'umorismo è il sale di ogni sua birichinata». Per Padre Pio non c'era proprio bisogno di rivolgere al Signore la preghiera di S. Teresa, la quale temeva più una religiosa malcontenta che una banda di demoni: «Liberami, o Signore, dalle devozioni sciocche e dai santi con l'espressione acida». Padre Pio sapeva che il «datore gioioso» non piace soltanto a Dio ma anche agli uomini; che non è da buon cristiano rendere la vita al prossimo più gravosa di quanto lo sia già, opprimendolo col nostro umor nero; perciò, pieno il cuore di quella gioia che ama Dio - «l'allegria, quando sia frutto di serenità e di gioia, il cuore del cristiano è la sua casa, il viso del cristiano è il suo specchio» (Don Giuseppe De Luca) - si mostra aperto amabile e gaio con tutti coloro che incontra sulla sua strada per sostenerli ed aiutarli continuamente con la sua presenza. Ed anche in questo Padre Pio è in perfetta armonia con lo spirito del suo serafico padre Francesco d'Assisi. Così il suo umorismo diventa anche apostolato e non resta soltanto un semplice svago e riposo: la sua anima santa non si spaventa davanti al peccato, ma trova la via «per mettere di nuovo le cose a posto». Nelle sue mani il buonumore, il motto di spirito, la battuta non è soltanto svago e arma spirituale, ma anche difesa dai curiosi ed importuni: «Tra un sorriso ed una barzelletta vi nasconde il suo segreto, per modo che molti vivono accanto a lui senza intuirne nulla e certuni senza intendere nemmeno la sua bontà e l'eroismo delle sue virtù. Dice le cose più gravi con una semplicità piena di naturalezza, che vi fa accogliere il soprannaturale senza che ve ne accorgiate. Egli sta fra due vite, sorridendo a scambiar parole con gli esseri dei due mondi». Solo rarissime volte risponde a precise domande: "Padre che cosa date sulle vostre mani, che son così profumate?". "Ma nulla, figliuolo...". "Padre, le vostre ferite vi fanno molto male?" "E che credi che il Signore me le abbia date per burla?". "Padre, è un gran pezzo che non sento il vostro profumo...". "Sei qui con me e non ne hai bisogno". In genere, abilissimo, usa l'altra maniera nel nascondere i doni di cui Dio l'ha ricolmo. A chi gli dice, pieno di ammirazione: «Perché io non amo Gesù come te?», lui risponde: «E perché io non l'amo come te?». Passando dal confessionale delle donne all'altare e vedendosi precipitare addosso i devoti, dà di piglio come a spada liberatrice al cordiglio e con voce imperiosa, sotto forma di suggestiva bonarietà: «Ecché! oggi qui c'è la rivoluzione - dice - oh, c'è un campo di mine»; ai peccatori che non avvertono o che scusano il loro stato dicendosi, nonostante le loro gromme, fondamentalmente buoni, usa i modi «ruvidi e fieri»: «Sì, sei buono, buono come il lesso»; ad un mistico un po' tocco che era sicuro di avere le stimmate: «Speriamo di no, altrimenti sarebbero cominciati i guai tuoi», e al celebre avvocato Cassinelli che lo investiva con la sua foga oratoria, interrottolo bruscamente: «Ohé - gli dice - sei troppo complicato per il mio carattere, figliuolo...». «Questo gran viaggio per vedere me?», fa, meravigliato, al grande giornalista Orio Vergani, che voleva intervistarlo per il «Corriere della Sera». «Non lo avete a casa un libro di preghiere? Era un viaggio risparmiato. Dio vi benedica. Un'Ave Maria vale più di un viaggio, figlio mio». Durante la visita dell'ex presidente della Repubblica Antonio Segni (22 nov. 1959) l'illustre ospite presentava il seguito, cominciando dall'onorevole Russo. Nella sala erano in tanti, ma silenzio e venerazione circondavano Padre Pio, che esce dal suo raccoglimento con una delle sue: «Eccellenza, perché mi ha portato un "russo" solo? Me ne porti tanti!». Con una risata generale si ruppe il gran silenzio, sembrava un incontro di vecchi e festosi amici, il tempo dell'incontro passò velocemente e Padre Pio ritornava nel silenzio conventuale, dopo aver steso intorno a sé una cortina di nebbia per difendersi da onori e lodi che gli si tributavano sinceramente. Ecco come racconta un miracolo avvenuto quasi per scherzo, caratterizzato dalla frase dialettale «te' ros' ch': tieni, rosica». Un giorno durante una ricreazione, che teneva lepida e spiritosa, a bruciapelo gli fu domandato: «Padre spirituale, avete mai fatto qualche miracolo?». Preso così in contropiede, con un sorriso rispose: «Sì, una volta, e quasi per scherzo». E continuò: «C'era un'ammalata, che io andavo ogni tanto a visitare. La poveretta, pur ringraziando, tutte le volte che io mi congedavo, mi pregava perché la prossima volta le portassi qualcosa da mangiare che era stata sulla mia mensa. Un giorno dopo aver pranzato, mentre riponevo la posata nel cassetto notai nel fondo di esso un "propato" (biscotto durissimo) che doveva essere lì da parecchio. Lo misi in tasca ed andai a visitare l'ammalata. Entrato in casa, prima che lei rispondesse al mio saluto, dissi quasi con faceta ironia: "Te' ros'ch'", dandole il biscotto. Voi ci credereste? Quando ritornai da lei la volta successiva, la trovai che mi aspettava in piedi e mi ringraziava, perché era guarita dopo aver mangiato il "propato". E mi fece rimanere con un palmo di naso». Leale, aperto, cordiale, con le sue uscite spiritose spesso capovolgeva situazioni imbarazzanti nel suo spassoso verna-colo che gli fluiva dal labbro anche in momenti solenni e che non si arrestava neppure di fronte alla... morte! La sua pietà si fonde con un cuor leggero e gaio: dove vi è molta fede - è stato scritto - vi sarà anche moltissimo sorriso («è sempre primavera nel cuore che ama Dio», disse il curato d'Ars - e parlava per esperienza personale). Sorriso condito con un pizzico di quel «sale della vita», che si chiama umorismo: «Padre spirituale, perché ieri sera durante la predica sulla morte, tenuta dal padre eserciziante, lei rideva?». «E ch'aveva fa? Nun m'agge putute mantené: cierti predecature te fanne ride pure 'nnanze' a morte!...». Durante un temporale un frate sta con Padre Pio nel corridoio del convento di S. Giovanni Rotondo, spaventato dai lampi, che sono frequenti per la presenza della cabina elettrica situata in una stanza, dice: «Padre spirituale, allontaniamoci almeno dalla cabina. Ieri per un fulmine sono morte dieci persone». E lui, pronto: «Nuie nun currimme stu pericole: sime duie sule». La santa dottore della Chiesa Teresa d'Avila faceva osservare a frate Giovanni della Miseria, che le aveva fatto il ritratto: «Dio ti perdoni, frate Giovanni, perché mi hai fatta brutta e cisposa». Non sappiamo se Padre Pio debba lamentarsi anche lui di qualche frate Giovanni della Miseria (fece notare, invece, che lo vendevano a troppo... poco prezzo, quando sentì un ragazzino sul sagrato che strillava: «Padre Pio per due soldi...», offrendo foto ai pellegrini), ma è certo che egli non è né brutto né cisposo e né musone: è «molto bello» (all'indirizzo stizzito di una donna: «Padre brutto e cattivo!», Padre Pio di rimando: «Cattivo sì! ma brutto no, perché Dio mi ha fatto bello!»), i suoi grandi occhi sono «pieni di luce», secondo il suggerimento del suo Fondatore lascia al demonio la tristezza ed al buffone dice di continuare a fare il buffone; e per tale linea di condotta riceve l'approvazione di un filosofo santo: «Etiam officium histrionum, quod ordinatur ad officium hominibus exhibendum, non est secundum se illicitum», il sorriso della Madonna ed un battimani da Gesù bambino: «Carlo Campanini va da Padre Pio: "Padre come posso vantarmi di essere della vostra famiglia spirituale, se ogni sera devo impiastricciarmi la faccia e fare il buffone su un palcoscenico?". Padre Pio sorride: "Figlio, a questo mondo ognuno fa il buffone nel posto che Dio gli ha assegnato". Basta presupporre Iddio e ogni cosa torna al suo posto [...]. Vi fu un giocoliere che andò a farsi monaco e poiché era davvero ignorante non gli riusciva di apprendere i canti e le preghiere dei confratelli. Allora, quando la chiesa era deserta, il frate giocoliere si esibiva davanti alla statua di Nostra Signora, dando saggio delle sue uniche bravure: salti, capriole, giravolte. Fu grande lo scandalo nel convento quando si venne a conoscenza dell'episodio. Ed una bella mattina il padre guardiano si nascose dietro una colonna per sorprendere il frate giocoliere. Quale non fu la sorpresa del padre guardiano allorché vide la Vergine santa sorridere dalla sua statua e il Bimbo Gesù battere le manine compiaciuto per le prodezze del funambolo in tonaca grigia! Ecco: il frate più ignorante della comunità offriva alla Regina del cielo il fiore delle sue qualità: e lei accettava con gioia. Perché quel frate aveva scelto bene il suo posto. Oseremo dire con Padre Pio "faceva bene il 'buffone', nel posto che Iddio gli aveva assegnato". Oh, quella meravigliosa "buffoneria" di Francesco d'Assisi e di S. Giovanni Bosco! Signore, datecene un poco; soltanto un poco. Ne avremmo tanto bisogno per aiutare Padre Pio a condurre a termine la sua opera grandiosa!» (9). Chi pensa ancora che i Fioretti di S. Francesco siano una singolare rarità? Si ripetono, si rinnovano in multiforme gradazioni ed intensità, a seconda delle esigenze dei tempi. (1) TRABUCCO C., Il mondo di Padre Pio, Roma 1952, p. 18 s. (2) FESTA G., Misteri di scienza e luci di Fede, 2ª ed. Roma 1949, p. 132 s. (3) Cf. PELLEGRINO DA S. ELIA A PIANISI, Aveva un cuore d'oro, in Testimonianze, a cura di Vincenzo da Casacalenda, S. Giovanni Rotondo 1970, pp. 111-116. (4) Cf. BARGELLINI P., Genuinità di Padre Pio, in Cinquant'anni di sacerdozio (10 agosto 1910 - 10 agosto 1960), a cura della Casa Sollievo della Sofferenza, Foggia 1960, pp. 80-82. (5) Cf. BARGELLINI P., San Bernardino da Siena, 2ª ed. Brescia 1934, p. 93. (6) Cf. MONDRONE D., Ricordo di Padre Pio, in Civ. Catt. 1968, IV, 146. (7) Cf. CARMELO DA SESSANO DEL MOLISE, Il terribile dono della scontrosità, in Testimonianze, a cura di Vincenzo da Casacalenda, S. Giovanni Rotondo 1970, p. 117. (8) Cf. BEDESCHI L., Il suo umorismo, in Cinquant'anni di sacerdozio (10 agosto 1910 - 10 agosto 1960), a cura della Casa Sollievo della Sofferenza, Foggia 1960, p. 90. (9) GIGLIOZZI G., Ognuno al suo posto, in La Casa Sollievo della Sofferenza 8 (1-31 luglio 1957) 1. - Sulla gioia cristiana, cf. l'esortazione apostolica di sua santità Paolo VI del 9 maggio 1975. CHI SOFFRE CONQUISTAUn letterato si lamenta con Dio, perché i suoi santi dovrebbero vivere sempre ed invece essi partono troppo presto, sempre troppo presto. Comprendiamo tale rammarico ma dobbiamo pur dire che il santo, «strumento di Dio», è una luce che egli mette nel mondo per rischiararlo e che, una volta accesa, non si spegne più. Il ricordo della loro vita ce li mostra ancora mescolati alla terra, pieni di debolezze e sottomessi a mille tribolazioni e il loro esempio è per noi una sicurezza, che fa considerare la vita con meno inquietudine o meno disprezzo. La loro luce e la forza che ci donano nelle prove, è spinta a spiritualizzarla in tutte le sue manifestazioni. Sono essi a darci «il nostro nome», cosa che non solo li individualizza ma li avvicina anche a noi, in un'atmosfera di intimità, rifugiandoci all'ombra di uno di loro e, mediando tra Dio e noi, ci indicano la «nostra» strada: ognuno di loro è per noi una specie di guida, che ci insegna a seguire la «nostra» via (1). La Provvidenza che governa il mondo si accorge che l'uomo spesso non cammina per la «sua» via; ed allora manda nel mondo cattivo il santo, che fa il bene, per riparare alla cattiveria degli uomini (che fanno il male e, a volte, si danno da fare per dimostrare che agiscono bene) e per aiutarli ad imboccare la via giusta.Frutto fuori stagione?Consumato il corso mortale di sua vita, il corpo di Padre Pio riposa nel «tranquillo cantuccio», che ha già testimoniato il suo sacrificio e che, certamente, testimonierà la sua apoteosi nello stesso convento e nella stessa chiesa che per lunghi e sofferti anni lo hanno visto operante. Continua il suo apostolato e la sua voce è sempre viva: in quella cripta s'è accesa una gran luce e dal cielo si è staccato un pezzetto di Paradiso: «Che sblendore!» - esclama in dialetto garganico una donnetta vestita di nero - e sussurra, come se recitasse una preghiera: «Chiste nun è nu sepulcre. Chiste ié nu' uccone [porzioncella] de Paravise», perché quella tomba santa racchiude un corpo che mai altri ha imitato Gesù nel dolore e nella sofferenza: «Noi siamo certi che la Chiesa, madre, maestra e regina, alla quale ogni obbedienza con infinita gioia è data, farà del nostro Gargano la montagna più bella, più santa e splendente della moderna età. In un momento in cui il mondo conquista la luna, il Cristo Signore conquista la terra», (E. Medi). Quand'egli era vivo, a chi domandava di voler diventare un suo figlio spirituale, nell'accettarlo lo avvisava con tutta semplicità e schiettezza: «Ti accetto ad una condizione: che tu viva da buon cristiano e che non mi faccia scomparire». E proprio per vivere da «buoni cristiani», il pellegrinaggio alla sua tomba continua ininterrotto e col passar degli anni si intensifica sempre più. Sfogliando le pagine della cronaca conventuale di S. Giovanni Rotondo, possiamo leggere: «È veramente eccezionale l'afflusso della gente che viene a visitare il nostro santuario per visitare la tomba di Padre Pio. In gran parte è gente che viene a S. Giovanni Rotondo per la prima volta e si rammarica di non essere venuta prima, quando Padre Pio era ancora in vita. Tutti scendono in cripta, piangono, pregano e per devozione a Padre Pio si accostano ai sacramenti della confessione e comunione»; «l'affluenza dei pellegrini continua ad essere veramente straordinaria: i confessori non bastano più, perché tutti chiedono di confessarsi e fare la santa comunione. Continua il frutto e l'opera di Padre Pio che in cinquant'anni ha richiamato qui sul Gargano gli uomini di ogni continente e li rimetteva in grazia di Dio attraverso la confessione e la comunione. È veramente consolante questa dimostrazione di fede e di vera devozione». Segno che la «presenza» è sentita, invocata e il suo «buon esempio» attira alla via del bene; sono gli uomini di preghiera come Padre Pio quelli che rinnovano la vita cristiana e la Chiesa! Sarà l'opera di «anime che pregano e sperano e soffrono con i loro vescovi e col papa - ha detto Paolo VI - e che rigenerano in se stesse la Chiesa nuova, la Chiesa viva, la Chiesa santa». Alla luce di questa esemplarità la figura di Padre Pio «spezza la ristretta cornice di S. Giovanni Rotondo e si offre all'indicazione e all'ammirazione del mondo intero. Padre Pio è ancora qui e vi attende, vi guarda uno per uno, vi ascolta e vi ama. Con la morte la sua carità non ha patito diminuzioni, ma è cresciuta a dismisura. Io sono sicuro che nessuno di voi se ne andrà via da quella tomba senza portare con sé un dono del suo inesausto cuore paterno» (2). È la riprova che solo il santo lascia una traccia, gli altri fanno solo del chiasso e, svaniti loro, si perde anche il loro ricordo: «Da morto - diceva Padre Pio un giorno, scherzando - farò più baccano che da vivo» ed è stato davvero un uomo che ha smosso il mondo. Cosa rispondere, allora, a chi pensa che quella di Padre Pio è una santità oggi non più accettabile e che il suo è un mondo ormai superato? Che la sua santità è attuale, come è sempre attuale il Vangelo, da cui scaturisce: nel delizioso giardino di Dio non esistono frutti fuori stagione. Sarebbe incomprensibile che Iddio si sia dilettato di creare in lui un frutto fuori stagione, un esemplare «pittoresco» quasi un «elemento di curiosità». Padre Pio, visto nel quadro della cultura contemporanea, è di una sorprendente modernità e la sua «ruvida umiltà» nasconde una«conoscenza psicologica impensabile e profonda» dell'epoca nostra e dei mali che l'affliggono. Nei tempi del trionfo della «civiltà tecnica» e dell'«apostolato attivistico e clamoroso», la sua predicazione e il suo apostolato «fu il suo silenzio pieno di Dio e la sua immolazione nel confessionale: una testimonianza silenziosa, e altrettanto potente nella sua irradiazione che è stato uno schiaffo per tanti che pongono l'apostolato, prevalentemente o quasi, nell'attivismo, nelle organizzazioni, nei mezzi materiali, sottovalutando la vita interiore, la preghiera, l'umiltà, l'obbedienza, il sacrificio. Utili la parola, la organizzazione, i mezzi tecnici..., ma essenziale è soltanto la "testimonianza", che è possesso e irradiazione dello spirito di Dio [...]. Vivendo così nella vita la passione del Signore, Padre Pio la esprimeva nella Messa e la riversava nelle anime, rinnovando e cuori e famiglie e società. Ecco il segreto, il mistero di Padre Pio e il suo messaggio» (3). Poiché Gesù Cristo «è lo stesso ieri, oggi e sempre» (Ebr. 13,8), viva e identica rimarrà la mistica cristiana sino alla fine del mondo: l'esempio e la dottrina di Padre Pio gioveranno grandemente alla intelligenza e alla assimilazione di quel Mistero Pasquale, intessuto di passione e di risurrezione, di dolore e di gioia, di umiliazione e di esaltazione, che il Concilio Vaticano II ha riproposto ai credenti del secolo XX nelle costituzioni sulla Sacra Liturgia e sulla Chiesa del mondo moderno, «e che il famoso cappuccino sembra aver compreso, rivissuto e ripresentato in sé medesimo in misura impressionante. La via della Croce è la più rapida e sicura, anche oggi, per salire il monte dell'Ascensione» (CIAPPI L., Oss. Rom. 26-3-1971). All'uomo debole e vacillante nel suo impegno cristiano, che cede troppo al mondo, quale potente richiamo Dio ha mandato Padre Pio, plasmandolo per il mondo di oggi, «che in verità è stato scosso per un cinquantennio dalla sua voce silenziosa ma irrompente, dalla sua testimonianza che è risuonata irresistibile in ogni paese del mondo, e che ora, dopo la sua morte, si approfondisce e si dilata sempre più negli spiriti» (URSI card. C., art. cit.). È stato scritto e ripetuto che Padre Pio è l'uomo contro corrente, un uomo all'antica. Ne conveniamo anche noi, purché ci si intenda sul vero senso di tali espressioni ed aggiungiamo che egli, per noi, è il «vero contestatore», «l'uomo della coerenza», «l'uomo del Vangelo». Chi considera la sua vita svoltasi tra le mura di un convento cappuccino - cella, chiesa, coro, altare, confessionale - potrebbe avere l'impressione che sia in netto contrasto con la dinamica che caratterizza il mondo moderno anche quello ecclesiastico perché la sua azione sacerdotale si riduce alla Messa ed all'amministrazione della Penitenza, proprio in un tempo in cui l'apostolato cattolico assume dimensioni sempre più ampie e si apre sempre a nuovi campi di lavoro: «Devo subito dire - è il padre generale dei Cappuccini - che tale modo di vedere e di giudicare, a mio parere, pecca di semplicismo, si ferma troppo alle apparenze senza penetrare nel profondo, dimostrando di non aver capito né Padre Pio né gli insegnamenti più essenziali del Concilio Vaticano II» [Cf.Voce di padre Pio 1 (ottobre 1970) 6-7]. Alla luce di alcune testimonianze, scelte fra tante nei documenti conciliari e cappuccini, «la vicenda di Padre Pio risulta non solo - per dirla con parola abusata - di palpitante attualità, ma addirittura precorritrice dei tempi nuovi, dei nostri e di quelli che verranno. A provarlo basta rifarci alla sua biografia [...]. Uomo del nostro tempo, egli ha lasciato un ricco messaggio di salvezza che deve essere da noi raccolto e ampliato, in unione col suo grande spirito [...]. I santi - dico nel nostro senso usuale - sono miniere da scoprire. E io penso che in Padre Pio ci sia ancora molto da esplorare» (Idem). La conclusione del padre generale dei Cappuccini sembra l'eco delle parole che un giorno lo stesso Padre Pio diceva ad un suo confratello: «Lascia che un'ombra di cipresso cada sulla mia tomba e vedrai quante meraviglie di Dio si scopriranno!...». Certo per chi va in cerca di un Cristo su misura e di un Gesù senza croce, Padre Pio gli appare più vecchio di un anacoreta e più lontano di un asceta dei secoli bui; per chi imbrocca le vie del secolo, «in aperta opposizione all'itinerario verso Dio, per il "cattolico orizzontale"» che - mal usando il Concilio Vaticano II nella interpretazione della «teologia delle realtà terrestri» - seppellisce ogni «teologia» e rosicchia soltanto l'osso delle «realtà terrestri», Padre Pio è un seguace di Cristo del tutto incomprensibile: oggi, domani e sempre. Per chi invece la pensa diversamente, egli è «l'asse di apostolato in questi anni», figura veramente degna di venerazione, destinata dalla divina Provvidenza a passare in questo mondo per seminare cose belle, per spargere il profumo delle sue virtù, dal Signore purificata con tanto sacrificio, fatta vivere proprio «in questi giorni, per risvegliare nel mondo, e, noi diciamo, per risvegliare in ciascuno di noi, quei sentimenti veri di pietà, di umiltà, di generosità nel servizio di Dio, di carità per i nostri fratelli: tutte virtù caratteristiche che hanno brillato così bene nella vita di Padre Pio, e che noi dobbiamo tenere davanti a noi come un invito, come un incitamento, per brillare anche noi, se non con quella perfezione che veramente è di poche anime privilegiate e generose, ma almeno ricopiandola in una certa misura [...]. Noi siamo certi che il Padre Pio, che ha fatto tanto bene nella sua vita, continuerà a fare del bene con l'influenza del suo pensiero e del suo ricordo, che l'impressione delle sue virtù ha lasciato e lascerà ancora per tanto tempo nelle anime cristiane»(4).Il suo messaggio è il messaggio di Cristo e perciò sempre attuale e operatore di salvezza; messaggio di preghiera e d'invito alla preghiera; messaggio di lotta incessante, decisa e senza compromessi, contro il peccato, persuaso che il più grande male che potesse colpire l'uomo era il peccato: «Quanto ha detto e fatto per evitarlo e distruggerlo negli altri! Le lunghe ore passate in confessionale, il suo comportamento, talvolta apparentemente duro, con i penitenti, ne sono la prova più tangibile [...]. Contro ideologie alleate al demonio ha sempre avuto parole di fuoco, pur essendo pieno di misericordia verso gli erranti che lo avvicinavano penitenti per implorare il perdono»; messaggio di penitenza e di mortificazione: quanto abbia egli sofferto solo Dio lo sa,«si è unito a Cristo nell'espiazione dei peccati degli uomini, se molte conversioni si sono operate per mezzo di lui, alcune anche clamorose, credo che ciò sia dovuto soprattutto a queste sue sofferenze»; messaggio di «devozione», di«fedeltà» e di «amore» al Papa ed alla Chiesa: «Per lui il Papa era Cristo. E benché talvolta nella sua vita gli sia enormemente costata l'obbedienza al Papa, egli, in silenzio e con perfetta rassegnazione, l'ha accettata come fosse comando di Cristo stesso»; messaggio di carità «verso Dio Padre e verso i fratelli». Questi i messaggi che soprattutto egli ha rivolto a noi - conclude il vescovo di Foggia monsignor Lenotti - con i richiami, i suoi scritti e in modo particolare con l'esempio del la sua vita. «A noi accogliere e mettere in pratica il messaggio che Dio ha voluto, alla fine di questo secolo ventesimo, ripetere agli uomini per mezzo del suo servo umile e fedele Padre Pio da Pietrelcina» (5). Frutto fuori stagione, no; segno di contraddizione, sì. È la storia degli «uomini di Dio» che si ripete immancabilmente, per merito o per colpa di altri figli di Dio, che la pensano diversamente ma che poi sono costretti a ricredersi, perché i frutti buoni non possono produrli che alberi buoni. Di questi uomini il più vicino a noi per volgere di anni è Padre Pio. «Del resto di don Bosco e del canonico Cottolengo non afferrarono a suo tempo l'essenza della loro azione neppure i torinesi. Leggiamo le due storie e vediamo che non hanno camminato su petali di rose né il Cottolengo né il don Bosco; anche nel settore ecclesiastico hanno avuto i loro grossi inciampi. Così di Padre Pio» (Trabucco C.). Il bene che viene da Dio rimane sempre. Un altro cappuccino contemporaneo di Padre Pio, il libanese p. Giacomo da Gazir (1 febbr. 1875 - 26 giu. 1954), che ha riempito la sua lunga vita con opere che hanno fatto di lui un benemerito della sua patria e un candidato alla gloria degli altari, a chi, guardando lo sviluppo delle sue opere per gl'infermi, per i poveri vecchi, per i sacerdoti derelitti, per le vocazioni, si preoccupava per che cosa sarebbe stato di esse dopo la sua scomparsa, rispondeva: «Se me ne vado non cambierà niente. Allora si vedrà che è la mano di Dio che ha costruito. Tutto il bene viene da Dio». Lo stesso si può dire del benefico apostolato di Padre Pio, che continua a seminare il bene su questa terra, come prima e meglio di prima: «Figlio mio - diceva ad un confratello - tu non sai che di là si può fare di più». Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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