La Divina Commedia di Dante Alighieri Purgatorio Canto XXVII.

Purgatorio, c. XXVII, vv. 97-99

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LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri (PURGATORIO) - CANTO XXVII

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LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri (PURGATORIO) - CANTO XXVII

NOTE AL CANTO XXVII

(1-6) Sì come, ecc.: «Ordina e spiega: Il sole si stava così e in quella medesima posizione, come quando vibra i suoi primi raggi sul monte Sion, dove il suo Fattore, Cristo Dio, sparse il sangue, scorrendo allora l'Ebro sotto il segno della Libra alzato sul meridiano, e l'onde nel Gange scorrendo allora riarse dal meriggio, laonde, nel Purgatorio, ove noi eravamo, il giorno se n'andava» (F.). «Mentre il sole vibra i suoi primi raggi sopra Gerusalemme, tramonta alla montagna del Purgatorio (questi due punti, secondo Dante, Purg., II, 1-9 e IV, 67 e segg. e altrove, essendo fra loro antipodi), e in quell'istante si fa mezzanotte in Ispagna, come nell'India (paese, secondo l'antica geografia, antipodo all'altro) si fa mezzogiorno» (F.). «Dice sotto l'alta Libra, poiché in Ispagna, quando si fa mezzanotte, la Libra trovasi sul meridiano; e dice poi l'onde del Gange da nona narse, invece che dal mezzogiorno, ossia da' raggi del sole nell'ora del mezzogiorno, poiché si fa mezzogiorno quando è il principio di nona. Tutto questo per altro nella fine di marzo, ch'è il tempo del viaggio qui descritto» (F.). «Cadere qui vale: trovarsi, corrispondere di posizione» (T.); l'angel di Dio, ecc.: «Per le fiamme che sono nel girone non poteano i poeti vedere la scala, per la quale s'ascende al sommo del monte. Ed ecco vien loro indicata da quest'angelo, che insieme li avvisa come per giungere a quella sia necessario attraversare il fuoco» (F.); lieto: «sì nella fruizione di Dio, che lo accompagna (parea beato per iscritto) e sì nella amorevole accoglienza che loro fece» (Ces.).

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(7-18) in su la riva: «in sulla estremità della strada, perché in tutto il restante eran le fiamme» (F.). «Par., XXIII, 115, del cielo supremo: l'interna riva, cioè l'estremità inferiore. Vedi Purg., XXI, 112» (T.); «Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt (Matth., V, 8), imperò che Dante, purgato di tutti li sette peccati mortali, salito nel Paradiso terrestre, dovea vedere Cristo sì, come li mondi del cuore che vedranno Iddio» (B.); viva: chiara e sonora; Più: oltre; non morde: non vi morde; ed al cantar, ecc.: prestate orecchio alla voce che di là udirete cantare: Venite, benedicti Patris mei, e che sarà la voce dell'angiolo, che sta, come negli altri gironi, appiè della scala (sotto, v. 58); ne la fossa è messo: fitto, a capo in giù per morire. Inf., XIX, 49; In su le man, ecc.: «distesi la persona sopra le mani giunte» (Tor.); commesse: «avvinghiate insieme come fa l'uomo per dolore» (B.). «Incrocicchia le dita delle mani e distesele, sopra vi s'incurva, in atto di spaventato» (Ces.); mi protesi: «mi stesi» (B.); accesi: «arsi nelle fiamme dai giustizieri, li quali mi parea tuttavia vedere, e così imaginava che dovessi diventare io, e però m'intrava paura» (B.).
(19-30) le buone scorte: guide. Virgilio e Stazio; sovresso Gerion: facendoti salire meco sul dorso di Gerione che ci calò nel cerchio di Malebolge. Inf., XVII, 91 e segg.; presso più a Dio: più vicino al cielo, ov'è Dio: a l'alvo - di questa fiamma: «all'interno, al mezzo, di questa fiamma: traslato uguale a quello della Scrittura sacra in san Matteo: erit filius hominis in corde terrae (XII, 40); ed a quell'altro dell'Ecclesiastico: de altitudine ventris Inferi (XV, 7). Medesimamente dirà Dante nel Par., XII, 28 e seg.: del cor de l'una de le luci nove - si mosse voce» (L.); calvo: Luca, XXI, 18: «Pure un capello del capo vostro non perirà»; fatti ver lei, ecc.: avanzati verso la fiamma e fattene far fede, fattelo provare dal lembo della tua veste, accostandolo alle fiamme, e vedrai che non arde; credenza: «esperienza, la quale fa credere» (B.).
(32-33) sicuro: senza tema; e io pur (stava) fermo e contr'a coscïenza: duro contro la coscienza che mi richiamava ad obbedire Virgilio. «Imperò che la coscienza mi rimordea del non credere alla ragione assegnata, e niente di meno stava pur fermo nella mia durezza» (B.).
(34-42) muro: ostacolo. Questa strada accesa ti separa da Beatrice. Petr.: «Tra la spiga e la man qual muro è messo?»; al nome di Tisbe: che credea morta, e che lo chiamava piangendo; allor che 'l gelso, ecc.: Tisbe, veduto morto Piramo, si uccise anch'essa, onde il gelso, bagnato del loro sangue, converse le sue more bianche in rosse. Metam., IV, 55; solla: «molle» (B.). Arrendevole; mi rampolla: mi sorge. «Gitta, zampilla: polla d'acqua, getto di vena surgente» (Ces.). Purg., V, 16-17: pensier rampolla - sovra pensier.
(43-54) crollò la fronte: «menò lo capo» (B.); sorrise: «fece bocca da ridere, come se dicesse: Or t'ho io pur iunto (giunto)» (B.); ch'è vinto al pome: che dall'esca di un pomo si lascia vincere e cede al volere altrui. «Chiama la madre lo fanciullino, che li vuole lavare lo capo, elli non vi vuole andare; ella li mostra la mela o 'l fico e dice: Vien per questo fico. Elli, vinto del piacimento del pomo vi va; und'ella, sorridendo, il prende, e dice: Or se' iunto, e menalo dove vuole» (B.). Conv., III, 12: «Vedemo li parvoli desiderare massimamente un pomo»; che venisse retro: «Pregando Stazio che venisse dietro a me, mentre prima per lungo tratto era venuto nel mezzo, dividendo me da Virgilio» (F.). «Acciò ch'io fussi in mezzo, e non mi lassasse tornare a rieto per ch'io volessi» (B.). «Che venisse dopo di me, talmenteché non dividesse me da Virgilio, come aveva fatto prima per lungo cammino; e perciò dissero a Dante le anime nel precedente canto, vv. 16-17: O tu che vai, non per esser più tardo, - ma forse reverente, a li altri dopo. E dee ciò volere Virgilio, acciocché presentandosi a Beatrice, dalla quale gli era stato Dante raccomandato (Inf., II, 53 e segg.), vedesselo vicino non ad altri che a sé medesimo» (L.); com fui dentro, ecc.: il Poggiali, sino dai primi versi di questo canto, nota non essere qui detto che l'Angelo radesse dalla fronte di Dante il settimo P, indicante il peccato della lussuria; e pensa che questa operazione è forse qui sottintesa, non essendo mai stata tralasciata alla fine di ciascuno degli altri gironi. A noi sembra doversi crederla piuttosto tralasciata dall'Angelo, per avervi supplito il fuoco, in cui Dante, prima di passar oltre, ha dovuto purgarsi da lussuria con tanto tormento del senso; la qual cosa mai non gli avvenne negli antecedenti gironi. «O per le parole dell'angelo» (F.); sanza metro: fuor di misura. «Et nota auctorem in hoc vitio fuisse multum implicitum, ut nunc ostendit de incendio quod habuit in dicta flamma in reminiscentia conscientiae» (P. di D.).

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(55-63) Guidavaci una voce, ecc.: «Essendo circondati dalla fiamma, non poteano bene accertare dove riuscirebbono, e però è introdotta questa voce, alla cui scorta tennero la via diritta, da uscire a buon porto. Così sul lago di Garda, a guida de' battelli, quando sopravviene una fitta nebbia, si suonano le campane» (Ces.); venimmo fuor, ecc.: uscimmo fuori della fiamma là dove era la scala per montar sopra; Venite, benedicti Patris mei, possidere regnum quod paratum est. Parole colle quali Cristo, nel finale giudizio, chiamerà gli eletti alla gloria; un lume: un angelo; mi vinse: m'abbagliò; studiate: affrettate. «Studiare, sollecitare. Studiare la famiglia, urgere servos» (Ces.); non si annera: non s'abbuia. E' un ricordo che la notte non si poteva camminare pel Purgatorio. V. Purg., VII, 52 e segg.
(64-75) verso tal parte: verso oriente: di che avendo il sole alle spalle, col suo corpo impediva ai raggi di trapassargli dinanzi; ch'era già basso: altri, che già era lasso; «e forse è troppo meglio - dice il Cesari - per lo parlar figurato dell'essere lui al fin della sua carreggiata e del corso»; levammo i saggi: facemmo esperimento, avevamo montato pochi scalini; che 'l sol, ecc.: quando dal dileguarsi dell'ombra, che io faceva in terra, io e le mie saggie scorte ci accorgemmo che dietro a noi era tramontato il sole; fatto d'uno aspetto: egualmente oscuro. «Fusse fatto d'uno colore; cioè nero, o vero buio» (B.). Purg., XXVI, 6: mutava in bianco aspetto di cilestro; avesse tutte sue dispense: fosse dispensata o distribuità egualmente per tutto. «Prima che tutto fusse egualmente notte fitta» (Ces.); d'un grado fece letto: si pose a giacere sopra un gradino. Purg., VII, 107-108: a la guancia - de la sua palma... letto; la natura del monte: che tramontato il sole non permette che altri si muova; affranse: fiaccò, tolse; diletto: voglia.
(76-87) manse: mansuete; rapide: «rapaci o agili» (Bl.). «Rapaci, quando si pascevano» (B.). «Rapido - osserva il Monti - in molti casi comprende due sensi: la velocità e insieme la rapacità, oppure voracità; come rapidus rogus di Ovidio, rapidus ignis di Virgilio, rapidum mare di Tibullo, rapidi leones di Lucrezio e rapidis ambusta favillis di Claudiano, essendo proprietà del fuoco il divorar prestamente, il che ci agevola a comprendere nel passo di Dante la rapacità ossia voracità delle capre chiamate rapide»; proterve: «baldanzose (Bl.). «Disobbedienti e nocive» (B.). Virg., Georg., IV, 10: Haedique petulci; cime: de' monti; pranse: pasciute, satolle; dal latino: pransus; mentre: «fino a tanto che» (Tor.); ferve: è nel massimo ardore; poggiato: appoggiato; serve: «fa la guardia appoggiato al vincastro» (Ces.). Il Buti: «E lor di posa serve, fa riposare loro et anco elli si riposa». Il Torelli: «serve da servare, qui detto per osservare, e serve per osserva, da notare. Quando pure serve loro non voglia dire presta loro servigio, guardandole cioè dalle fiere; secondo il quale significato, serve vien da servire. Considera»; fori: all'aperto; lungo il peculio suo, ecc.: passa la notte presso il suo queto pecorile, o passa queto, ecc.; peculio: «gregge. Par., XI, 124» (Bl.). «Pecorile» (F. e B.); sperga: disperga. «Nollo sparga e metta in perdizione e distrugga» (B.); fasciati, ecc.: serrati di qua e di là dalle pareti di quella stretta scala. Il Buti: «d'alta grotta, dalle pareti della scala, che facea la grotta del monte molto alta».
(88-93) Poco... potea, ecc.: «in quel luogo potea apparire, vedersi piocol tratto di cielo, essendo serrati tra le due alte pareti della scala» (T.); di lor solere: del loro solito. Par., XVIII, 57. «Non credo che venisse dall'altezza del monte o dall'aria purgata e netta, come altri dicc, essendo l'altezza del monte presso che nulla alla distanza loro; ma credo ciò addivenire, per lo guardare che facea Dante dal basso, come dal fondo d'un pozzo, lungo quel canale alto e stretto delle due pareti; e per quella piccola bocca, quasi per tubo di cannocchiale» (Ces.). San Basilio, Homil. de Parad. Terrest.: Locum praelustrem, et spectatu dignissimum, et qui, ob situs celsitudinem, nulla tenebrescit caligine; quippe quem exorientium siderum splendor illuminat, et undique suo lumine circumfundit; ruminando: meditando o volgendo per la mente le cose vedute; e sì mirando: guardando fiso in quelle stelle; anzi che 'l fatto sia, ecc.: prevede le cose prima che avvengano. V. Inf., XXVI, 7.
(94-108) Ne l'ora, ecc.: «Nota Dante cotal ora, coincidente coll'aurora, allusivamente all'antica persuasione, che i sogni fatti in quella parte di tempo sieno veritieri. Vedi Inf., XXVI, 7, e Purg., IX, 8» (L.); prima raggiò: «la stella di Venere mandò i suoi primi raggi sul monte del Purgatorio; vuol dire circa due ore innanzi il far del giorno, perché Venere, quando è al perigeo, si leva talvolta due ore prima del sole» (F.); che di foco, ecc.: «che col singolar carattere, che tra le erranti stelle ottiene, di scintillare vivamente, sembra che arda sempre d'amoroso fuoco» (L.); landa: pianura; qui: prato; Lia: «figlia di Labano e prima moglie del patriarca Giacobbe. Ella è qui simbolo della vita attiva, che dee seguire all'espiazione, e ch'è passo alla contemplativa, simboleggiata dalla sua sorella Rachele. E' quasi un vincolo tra il Purgatorio e il cielo, e tra Virgilio e Beatrice» (F.); farmi una ghirlanda: «S'accenna alle buone opere e alla corona che avranno in cielo coloro che fecero buone opere al mondo» (F.); Per piacermi a lo specchio: per trovarmi bella allorché mi specchierò in Dio. Il Buti: «Per aver complacenzia di me quando io mi specchierò, cioè quando io esaminerò e considererò nella coscienzia, che è lo specchio d'ognuno, quali fiano le opere mie»; mai non si smaga: «non si cessa e non si separa» (B.). Mai non si allontana dal suo specchio, Dio, essendo tutta dedita alla contemplazione; dal suo miraglio: il Buti: «dal suo ammiraglio, dalla sua contemplazione mentale»; belli occhi: «Gli occhi di Rachele sono la contemplazione che si riflette in sè stessa» (T.). Il Buti: «Co' suoi begli occhi, con la ragione e con l'intelletto, li quali sono acuti, belli e contemplativi; con le mani, coll'opere virtuose; lo vedere, lo considerare; l'ornare, fare l'opere virtuose». Pare al Torelli che questo verso debba scriversi così: Ell'è di suo' begli occhi veder vaga.

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(109-114) antelucani: «che vegnano inanti alla luce del sole, inanti che esca fuori lo sole» (B.). Intende il chiarore dell'alba; albergan men lontani: si trovano più vicini alla patria; leva'mi: mi alzai.
(115-120) Quel dolce pome, ecc.: Il sommo e vero bene, ovvero la felicità, di cui è figura l'albero ch'è in cima del Purgatorio, che gli uomini vanno sollecitamente cercando per tante vie, oggi appagherà i tuoi desiderii; strenne: «mancie, annunziazioni primamente fatte la mattina. Non mi fu mai annunziato cosa, che tanto mi piacesse» (B.).
(121-123) Tanto voler, ecc.: tanto mi crebbe il desiderio di pervenire su in cima al monte, all'albero del bene e del vero. V. Purg., XXIV, 116-117, e Purg., XXXII, 37 e segg.
(124-142) Come la scala, ecc.: «Ordina così: La scala, tutta essendo stata corsa da noi, fu tutta sotto noi; ove nell'addiettivo tutta ti dimostra la sua lunghezza, come nella voce corsa il loro presto andare» (Biag.). Appena la scala (ch'è dal settimo girone al Paradiso terrestre; B.), essendo stata tutta percorsa, rimase sotto di noi; Il temporal foco e l'eterno: il fuoco del Purgatorio e quello dell'Inferno; per me: «per lo mio cognoscere» (B.); prendi per duce. Eccl., XV, I4: Reliquit illum in manu consilii sui. L'uom puro è libero; erte: ripide; arte: strette. Lat.: arctae; vedi lo sol, ecc.: Se, mentre salivano i tre Poeti quella dritta (verso 64) scala, il cadente sole ferivali nella schiena (verso 65 e segg.), consiegue certamente che, se dopo di avere su per la medesima scala pernottato, giungono al di lei sommo mentre nasceva il sole, dovesse questo ferirneli in viso» (L.); sol da sé produce: «senza alcuna semenza; onde dirà nel seguente canto (versi 68-69): trattando più color con le sue mani - che l'alta terra sanza seme gitta» (Daniello); Mntre che vegnan: «fino a che venga qui lieta, colei dagli occhi belli, che già dolente per i tuoi traviamenti, mi fece venire in tuo soccorso (Inf., II, 116), ti puoi assidere o andare fra essi fiori ed arboscelli come ti piace» (F.); mio dir più, ecc.: Virgilio omai più non parla; rassegna Dante a Beatrice e dispare; per ch'io te, ecc.: «laonde io ti fo assoluto signore di te medesimo: t'affido il pieno governo e la direzione di te stesso. La corona riguarda la direzione civile, la mitra la spirituale» (F.). Il Buti: «Sopra te, alla fidanza di te medesimo: corono di laurea, come poeta, imperò che per te se' sofficente a fingere; e mitrio, come vescovo e guidatore dell'anima tua all'eterna salute». «Sulla cima del Purgatorio, dopoché Virgilio menò il suo fidato all'ingresso del Paradiso terrestre e ai simboli della vita attiva e della visione beatifica di Dio, la sua missione è compita. Egli dovea ricondurre il poeta che fu già sul retto sentiero della contemplazione, considerando filosoficamente le cose del mondo, e che però era scelto a maestro e riformatore del suo popolo, ma che troppo erasi immerso nelle cure materiali e negli errori della terrena politica, dovea, dico, ricondurlo a quel punto di altezza, donde egli potesse bandire da dottore le sue chiarite idee circa l'ordine e il reggimento del mondo, e circa lo scopo e il fine dell'umana famiglia. Dante, morta Beatrice, si diede alla filosofia, e trovò in essa il sommo bene, la somma felicità, libertà e pace... A Dante comparì Virgilio nel significato già noto, e all'angosciata preghiera di liberarlo dalle tre fiere, gli additò il monte rischiarato dal sole, vale a dire uscendo di allegoria, gli significò di dover cercare libertà e pace nella meditazione, nello studio e nel conoscere. All'uopo lo consigliò di togliersi al tutto dalle fiere, di abbandonarle alla punizione, al temporale vendicatore (al Veltro), e insieme di elevarsi con le acquistate sperienze all'idea filosofica dell'ordinamento del mondo, sotto la sua guida, percorrendo l'Inferno e il Purgatorio, donde pure Enea e Paolo tolsero le loro dottrine e attestazioni della fondazione dell'impero terreno e celeste. Come Virgilio abbia compito il suo incarico, e di qual natura esso fosse, raccogliamo da ultimo dalle belle parole, onde piglia congedo da Dante» (E. Ruth.).

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