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Le Mille e Una Notte.

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Mille e Una Notte

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La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

Mille e Una

Le Mille e Una Notte

I Grandi Classici

Le Mille e una notte

(Alf laila wa laila)

Raccolta di novelle e fiabe della letteratura araba.

Considerata dai letterati arabi con una certa sufficienza, l'opera è giustamente divenuta per la sua fantastica varietà, per i suoi temi, per la ricchezza avventurosa e poetica, una delle più diffuse e amate in tutto il mondo.

Certamente la lingua in cui le novelle sono scritte risponde solo limitatamente alle aspettative dei classicisti arabi, le poesie che troviamo alternate alla prosa sono scritte a loro volta in versi non classici, ma popolareschi:

se tutto sommato, il valore artistico non è elevato, è però un fatto che la forza di suggestione, la presa sull'anima della gente è sempre stata fortissima.

Il mondo arabo conosce molte altre raccolte di fiabe e racconti:

tuttavia le raccolte precedenti sono state tutte o quasi messe in ombra dalle Mille e una notte, in cui viene riflesso in particolare il mondo dell'Iraq (del tempo degli Abbasidi), della Siria e dell'Egitto.

La cornice non è araba e, del resto molte fiabe non sono arabe, ma rifacimenti arabi, più o meno riusciti, di storie anteriori, provenienti da varie parti (greche, persiane, indiane ecc.).

Come informa il Gabrieli, nel X secolo esisteva in Persia una raccolta di favole, detta Mille favole, che fu tradotta in arabo col titolo Mille notti.

Anche nella raccolta persiana e in quella araba più antica c'è la "cornice" (la storia di Shahrazad o Shehrazade).

I racconti che hanno come protagonista il saggio Sindibad sono di origine indiana. Tuttavia il contenuto e l'atmosfera delle novelle venne poi sempre più arabizzato.

Gli studiosi distinguono nelle novelle della raccolta tre strati:

uno più antico, indiano - persiano, del quale fanno parte la cornice e pochi racconti;

un nucleo di provenienza irachena, al cui centro sta il "Signore dei Credenti", il celebre califfo Harun ar-Rascid:

questo nucleo è però posteriore all'epoca in cui visse il califfo;

lo strato più sostanzioso e recente è quello egiziano.

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Naturalmente attraverso i tempi la raccolta si è andata continuamente modificando nelle innumerevoli redazioni, con aggiunte e sostituzioni di ogni genere, con inserti di origine giudaica, greca, e anche europea occidentale.

Fra l'altro venne inserito il racconto dedicato ai viaggi del marinaio Sindibad (omonimo del sapiente Sindibad).

Purtroppo nel corso dei secoli la vivacità primitiva è andata appannandosi.

La cornice è la seguente:

quando il re di Persia, Shahriyar, scoprì l'infedeltà della moglie, la fece condannare a morte e perse ogni fiducia nelle donne. Per questo decise di prendersi una bella ragazza ogni notte e di farla uccidere all'alba.

Ogni ragazza si sentiva in pericolo e le fanciulle persiane trovarono nella principessa Shehrazade, figlia del gran vizir, la loro protettrice:

difatti la principessa, che era tanto intelligente quanto bella, inventò uno stratagemma:

si recò al palazzo del re e si offrì al sovrano come sposa per una notte, chiedendo, come unica grazia al re, che con lei rimanesse anche la sorella Dinazard:

il re acconsentì. Venuta la notte, Dinazard, secondo le istruzioni della sorella, chiese a questa di raccontarle una storia e Shehrazade cominciò a raccontare una delle innumerevoli e bellissime storie che conosceva.

Tuttavia, molto accortamente, allo spuntare dell'alba, Dinazard fece in modo che la storia non fosse terminata.

Il re, curiosissimo, volendo conoscere il seguito, decise di non uccidere la principessa Shehrazade o, meglio, di rimandare l'esecuzione all'alba successiva.

Naturalmente la notte successiva Shehrazade, finita la storia precedente, ne iniziò un'altra, più bella della prima.

E all'alba si ripresentò la stessa situazione.

Andarono così avanti per mille e una notte.

Alla fine il re, contento e sereno, decise di abolire la legge crudele e di tenersi per tutta la vita, come sposa, la bella Shehrazade.

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Tra le storie più famose dobbiamo almeno ricordare la vicenda di Aladino e della lampada fatata (una lampada dalla quale usciva, se strofinata, un genio, il quale diventava servo del padrone della lampada e compiva imprese mirabolanti), la storia del tappeto magico:

l'oggetto magico di questa storia non è solo il tappeto volante comperato dal principe indiano Hussain, ma anche il tubo magico, attraverso il quale è possibile vedere a distanze incredibili e, infine, una mela fatata, fiutando la quale chi è in punto di morte guarisce.

In realtà i tre oggetti magici erano stati mandati dalla peri (fata) Banu, la quale si era innamorata del più giovane principe Ahmed:

questi, seguendo la freccia che aveva lanciato, arrivò al palazzo di Banu, la sposò e divenne sultano dell'India.

Le fiabe ci mandano ora nel regno degli abissi marini, dove regna la Rosa del mare, ora - con il cavallo fatato - siamo spediti nel lontano Kashmir; ma il più straordinario viaggiatore è certo il marinaio Sindibad o Sindbad, che ha visto terre prodigiose e corso pericoli senza numero, nonchè incontrato esseri favolosi come l'enorme uccello Rok.

Chi non conosce, poi, la storia di Alì Baba e dei quaranta ladroni?.

Le mille e una notte.

C'era una volta, in un antico regno d'Oriente la povera vedova di un sarto, Mustafà, che aveva un figlio unico, Aladino.

Il ragazzo non aveva nessuna voglia di riprendere il lavoro di suo padre e preferiva giocare tutto il giorno con altri ragazzi ed andare in giro.

La madre faceva di tanto in tanto qualche aggiustatura ed era disperata per il comportamento del figlio.

Un giorno, mentre Aladino stava giocando nella piazza con alcuni suoi coetanei arrivò un uomo strano, proveniente da lontano, da certe zone dell'Africa:

era un mago, ma Aladino questo non lo poteva sapere.

L'uomo gli si avvicinò e gli disse:

Tu sei il figlio di Mustafà, il sarto, vero? Io sono tuo zio, e tanti anni fa sono partito per commerciare.

Ora sono tornato, sono ricco e voglio prendermi cura di te e di tua madre.

Il sultano perdona Sheherazade.

Da Bagdad fino all'Estremo Oriente, in sette lunghi e perigliosi viaggi per mare, Sindibad appaga il suo desiderio di conoscere, affrontando i rischi del naufragio, gli inganni di uomini malvagi e la minaccia di orribili mostri.

Arabo di nascita e per cultura, Sindibad assomiglia al greco Ulisse e, come lui, ha cuore, intelligenza, audacia, astuzia e abilità, che lo salvano in ogni occasione, anche la più disperata.

Aladino e la lampada magica

C'era una volta, in un antico regno d'Oriente la povera vedova di un sarto, Mustafà, che aveva un figlio unico, Aladino. Il ragazzo non aveva nessuna voglia di riprendere il lavoro di suo padre e preferiva giocare tutto il giorno con altri ragazzi ed andare in giro. La madre faceva di tanto in tanto qualche aggiustatura ed era disperata per il comportamento del figlio.

Un giorno, mentre Aladino stava giocando nella piazza con alcuni suoi coetanei arrivò un uomo strano, proveniente da lontano, da certe zone dell'Africa: era un mago, ma Aladino questo non lo poteva sapere.

L'uomo gli si avvicinò e gli disse: Tu sei il figlio di Mustafà, il sarto, vero? Io sono tuo zio, e tanti anni fa sono partito per commerciare. Ora sono tornato, sono ricco e voglio prendermi cura di te e di tua madre.

In realtà il Mago non era lo zio di Aladino, ma per fare certe sue magie aveva bisogno di un ragazzo giovane come Aladino. In ogni caso, andò a casa del nostro eroe con soldi e doni, e anche la madre di Aladino ne fu conquistata, anche se con qualche dubbio: Mio marito non mi aveva mai detto di avere un fratello!

Il Mago si offrì di far studiare Aladino e poi di farlo lavorare con lui, e per la madre questa poteva essere una buona soluzione. Passò qualche tempo ed Aladino era diventato più operoso ed in gamba. Un giorno il Mago si offrì di portare Aladino a fare una passeggiata fuori città. Aladino ci andò volentieri. Percorsero un tratto di deserto, poi un pezzo di foresta ed infine arrivarono presso una caverna che si estendeva sotto terra. A quel punto il Mago disse: Ascoltami, Aladino, devo chiederti un piacere. Tu andrai nella caverna, troverai un cunicolo e poi una prima stanza, dove ci sono dei vasi pieni di oro e argento: tu non toccare niente, mi raccomando. Poi arriverai in una seconda stanza, dove ci sono gioielli dappertutto: non toccare sempre niente e vai avanti. Arriverai nella terza sala, dove ci sono diamanti e pietre preziose: tu non devi sempre toccare niente e devi avvicinarti solo ad un angolo, dove troverai una lampada. Prendila e portamela su.

Aladino fece come gli era stato ordinato, senza capire perché lo zio volesse quella lampada vecchia piuttosto che tutte le ricchezze che c'erano in quelle grotte. Alla fine si riavvicinò all'uscita con in mano la lampada. Dammi la lampada, disse il Mago, e io poi ti farò uscire! No, rispose Aladino, prima mi aiuti ad uscire e poi ti darò la lampada. Cominciava a sentire qualcosa che non andava. Infatti il Mago voleva prendersi la lampada e lasciare il povero Aladino nella grotta. Cercò di afferrare la lampada ma Aladino capì di colpo le sue intenzioni e non gliela lasciò prendere: a quel punto lì il Mago spinse Aladino nella caverna, senza riuscire a recuperare la lampada.

Il povero Aladino si disperò: non sapeva davvero come uscire, anche perché il Mago mise una pietra sull'uscita della caverna: contava di farlo morire e poi tornare con calma a riprendersi la lampada. Aladino guardò meglio la lampada: era proprio sporca! Provò a pulirla, e di colpo da dentro la lampada uscì fuori un genio, enorme. Aladino era terrorizzato, ma il genio gli disse: Tu sei il mio padrone, io sono tuo schiavo: ordina qualunque cosa ed io ti obbedirò! Aladino gli chiese di essere portato fuori. Il genio obbedì e lo riportò a casa, dove poté riabbracciare la madre. Il genio disse che ormai era il suo schiavo e non l'avrebbe abbandonato. Così Aladino e la madre poterono migliorare la loro vita.

Passò qualche tempo: un giorno, mentre Aladino stava vendendo delle stoffe bellissime passò un servitore del re, dicendo che tutti dovevano rientrare nelle case perché stava per uscire la principessa. Aladino volle rimanere di nascosto a vedere la principessa, Jasmine, ed era così bella che non poté non innamorarsene. Chiese al genio di aiutarlo ad entrare nel palazzo per poterla rivedere. Il genio lo accontentò; Jasmine si innamorò subito di questo giovane così audace e diverso che aveva osato entrare nelle sue stanze.

Aladino andò altre due volte da Jasmine, sempre con l'aiuto del genio: la terza volta però fu sorpreso dalle guardie del re: Sire, io amo vostra figlia: permettetemi di sposarla. Il re disse: Ti farò sposare mia figlia soltanto se costruirai in tre giorni un palazzo tutto d'oro e di pietre preziose. Altrimenti morirai per la tua audacia!

Aladino chiese aiuto al genio: il palazzo fu ultimato e il re gli concesse la mano di Jasmine. Nella città ci furono festeggiamenti per il fidanzamento. Ma purtroppo una vecchia conoscenza di Aladino stava arrivando: il Mago, certo ormai che fosse morto, era venuto a riprendersi la lampada. Ma quando vide cosa era successo, capì che Aladino era salvo e la lampada era in mano sua.

Si travestì da mendicante e si avvicinò al castello di Aladino. Ci lavorava tra gli altri una serva parecchio stupida, a cui il mendicante finto chiese se aveva degli oggetti brutti e vecchi da dargli. La donna gli diede la lampada. A quel punto il mago poté impossessarsi del genio e gli ordinò di portare il palazzo di Aladino, dentro cui c'era anche Jasmine, il più lontano possibile, nel deserto africano. Aladino era disperato, anche perché il re disse che l'avrebbe condannato a morte. Iniziò a fare delle ricerche, ma senza risultato. Il Mago africano invece si sentiva potente come non mai. Ma non aveva fatto i conti senza una scimmietta dispettosa, che un giorno non vista entrò nella sua casa e rubò la lampada. Aladino aveva sempre, sin dai tempi in cui era un ragazzo di strada, amato gli animali: e la scimmietta lo conosceva, perché quando si incontravano lui le regalava sempre delle noccioline da mangiare.

Immaginatevi la sua sorpresa quando la scimmietta gli portò la lampada: poté chiedere al genio di andare dove c'era il castello e la sua principessa e riportarli a casa. Il Mago quando vide che tutti i suoi tentativi erano andati vani, si arrabbiò al punto che svanì in una nuvola di fumo.

Aladino e Jasmine diventarono poi il re e la regina di quella terra, e vissero felici e contenti, con il Genio, che protesse loro, i loro figli e i loro nipoti.

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Le Mille e una Notte Introduzione

Le Mille e una Notte Il  Mercante e il Genio

Le Mille e Una Notte La Storia del Pescatore

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Le Mille e Una Notte Storia d'Ali Cogia Mercante di Bagdad

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Le Mille e Una Notte Storia di Codadad e dei Suoi Fratelli

Le Mille e una Notte Storia di Ghanim Lo Schiavo d'Amore

Le Mille e una Notte Storia di Nur Ed Din e della Bella Persiana

Le Mille e Una Notte Storia di Sindbad Il Marinaio

[Da Bagdad fino all'Estremo Oriente, in sette lunghi e perigliosi viaggi per mare, Sindibad appaga il suo desiderio di conoscere, affrontando i rischi del naufragio, gli inganni di uomini malvagi e la minaccia di orribili mostri. Arabo di nascita e per cultura, Sindibad assomiglia al greco Ulisse e, come lui, ha cuore, intelligenza, audacia, astuzia e abilità, che lo salvano in ogni occasione, anche la più disperata.]

Le Mille e una Notte Conclusione

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