Mit. - Antica divinità
assiro-babilonese. È il dio uccello, personificazione della tempesta,
protagonista di una leggenda cosmogonica riguardante il furto della
"tavoletta del destino", emblema del potere supremo. Secondo una
credenza diffusa in Mesopotania, gli dei si radunavano tutte le mattine
nell'
Upsukhina, una località posta ad oriente, dove sorgeva il
palazzo di Bel; qui deliberavano sugli avvenimenti del giorno e redigevano una
sorta di verbale che veniva scritto su tavolette di creta; chi se ne fosse
impadronito sarebbe diventato, almeno per quel giorno, il signore del mondo,
capace di piegare anche gli dei al suo volere.
Z., stimolato
dall'ambizione, entrò nel celeste palazzo di Bel e riuscì ad
impadronirsi della tavoletta, suscitando lo sdegno della famiglia celeste. Anu,
il dio noto anche sotto il nome di Enlil, invitò gli altri dei a tentarne
la riconquista, ma Adad e Istar si rifiutarono di partecipare alle ricerche, ben
sapendo che
Z., nascosto nelle montagne, era praticamente introvabile.
Soltanto Samas, il dio-sole, accettò di tentare la prova, riuscendo a
vincere
Z. e a riprendere la tavoletta del destino che da allora rimase
sempre presso gli dei della luce. Secondo un'altra versione fu invece il dio
Lugalmarada (protettore della città di Marad, sull'Eufrate) - poi
identificato con Marduk, il dio della capitale, che aveva spodestato il sumerico
Enlil - a ridurre all'impotenza il ladro, cioè il dio-uccello,
recuperando la fatidica tavoletta. Il dio
Z. è raffigurato in un
famoso cilindro assiro, conservato al Louvre, con sembianze umane, salvo per
quanto concerne la testa, che è quella di un grosso uccello da preda
dotato di un enorme becco ricurvo; nel sigillo è rappresentato mentre
viene condotto davanti al dio Anu da una divinità bicipite.