Ecol. - L'insieme degli organismi animali che
vivono nelle acque dolci o marine senza avere contatti con il fondo, e che
possono quindi essere sospesi, a galla o in seno alle acque, in balia delle onde
e delle correnti. Si usa suddividere lo
z. marino a seconda della zona di
mare da esso abitata: abbiamo così uno
z.
costiero o
neritico, che vive nelle acque prossime al litorale; uno
z.
pelagico, proprio del mare aperto, e uno
z.
bentonico,
stanziato in prossimità del fondo. Un'ulteriore suddivisione del plancton
animale (come anche di quello vegetale, il
fitoplancton) si basa
sull'intensità della luce che gli organismi ricevono e quindi sulla
profondità a cui essi vivono: si hanno perciò un
fotoplancton che vive nella zona più illuminata, ovvero da 1 a 30
m di profondità; un
enefoplancton sospeso nell'acqua dalla
profondità di 30 fino a 500 m, cioè nella zona intermedia di
penombra; uno
scotoplancton, o plancton della regione oscura, dai 500 m
di profondità sino agli abissi marini. Tra gli strati orizzontali
suddetti non esistono tuttavia dei confini netti, e anzi i limiti si spostano
continuamente sia nelle diverse ore del giorno, sia per le diverse condizioni
del cielo, sia per le differenze di latitudine, sia infine per la minor o
maggiore trasparenza dell'acqua in un dato luogo e in un dato momento. Inoltre
accade che vi siano continui scambi di animali planctonici da uno strato
all'altro. Occorre poi distinguere lo
z. dal
necton che è
l'insieme degli animali che vivono in acqua nuotando attivamente e attraversando
grandi spazi con movimenti propri. Molti fra gli animali che costituiscono il
necton si nutrono di plancton e, in particolare, di
z.; a loro volta gli
organismi facenti parte dello
z. si alimentano con il
fitoplancton
(plancton formato da vegetali: diatomee, alghe microscopiche, ecc.), ma spesso
anche divorandosi l'un l'altro. Gli individui che formano lo
z. si
distinguono in due categorie: organismi che passano tutta la loro esistenza alla
deriva nel mare (
plancton permanente), e organismi planctonici solo
durante il loro stadio larvale (
plancton provvisorio). La parte
più numerosa dello
z. permanente è costituita da
copepodi, organismi piccolissimi che non superano le dimensioni di un
chicco di riso; di questi animali in un solo decimetro cubo di acqua marina se
ne possono trovare anche più di diecimila. Tra i componenti dello
z. provvisorio citiamo la larva del riccio di mare che, al momento
opportuno, affonda e diventa animale adulto. In genere la vita delle larve che
formano lo z. provvisorio è molto precaria e solo pochi individui
raggiungono lo stadio adulto di spugne, di molluschi (bivalvi o gasteropodi), di
stelle marine, di granchi, di balanidi, ecc. La stessa sorte tocca anche agli
organismi dello
z. permanente, che però si moltiplicano con
rapidità e con una prolificità altissima. Interessante è il
modo con cui questi animaletti si nutrono: i copepodi, per esempio, sono dotati,
attorno alla bocca, di appendici simili a ventagli che fanno turbinare l'acqua e
la setacciano; il plancton catturato viene poi spinto nella bocca e ingerito.
Essi sono gran consumatori di diatomee e, nel giro di una stagione, enormi
quantità di queste microscopiche alghe unicellulari vengono divorate dai
minuscoli crostacei (un solo copepode inghiotte circa dodicimila diatomee al
giorno). A loro volta i copepodi sono ingeriti in grandi quantità
soprattutto dalle aringhe. Altri animaletti dello
z. risucchiano il
plancton per mezzo di tubicini; altri ancora usufruiscono di flagelli che col
loro movimento avviano il cibo verso l'apertura boccale. I copepodi oscillano
fra la superficie del mare e una certa profondità, compiendo ritmiche
migrazioni batimetriche. Alcune sono migrazioni giornaliere; i piccolissimi
crostacei si avvicinano alla superficie al tramonto e vi rimangono durante la
notte, per scendere poi a maggiori profondità al sorgere del sole,
trattenendosi nelle zone dove la luce è meno intensa. Altre migrazioni
sono stagionali, cioè si manifestano solo in certi periodi dell'anno.
Come i copepodi si comportano anche molti altri organismi dello
z. Del
plancton animale permanente fanno parte molte specie di radiolari (protozoi
sarcodini di forma diversa), tra le quali
Acanthometron elasticum,
Thalassicolla nucleata e
Coelocantha ornata; numerosi dinoflagellati,
tra i quali
Noctiluca scintillans che, diffusa in enormi quantità,
produce il famoso fenomeno della fosforescenza marina,
Glenodium
sanguineum delle acque dolci,
Ceratium hirundinella,
Gimnodinium
rhomboides, ecc. Organismi dello
z. permanente sono anche le
globigerine, protozoi foraminiferi i cui gusci calcarei, cadendo sul
fondo marino, hanno formato i cosiddetti "fanghi a globigerine" del
Giurassico. Le
Sagitte, i
Peridinidi rivestiti di una corazza
formata da piastre di cellulosa, i
Goniaulacidi, costituiscono il
plancton rosso, velenoso per i pesci e per i crostacei, in certe stagioni
dell'anno. Tra gli animali appartenenti allo
z. provvisorio citiamo le
larve di gasteropodi, di lamellibranchi, di cirripedi, le larve fillosome di
aragosta, le zoee di certi crostacei quali quelli del genere
Elaphocaris,
le larve di pteropodi (genere
Cavolinia), di
Pterotrachea, le uova
galleggianti di numerose specie di pesci ossei, di pleuronettidi, oltre ai
leptocefali (le larve dell'anguilla), alle larve di ofiuri, di stelle
marine, di ricci, di tunicati, di gamberi, di granchi, embrioni di branzino
(tenuti a galla da una goccia oleosa contenuta nell'uovo), ecc. Fra gli animali
planctonici ne esistono anche di notevoli dimensioni, quali certe specie di
meduse (
Aurelia aurita e
Cyanea lata) che vanno alla deriva
trasportate dalle correnti marine. Il galleggiamento di molte specie
planctoniche è dovuto alla presenza di ciglia vibratili, di minuscoli
tentacoli, all'appiattimento del corpo o all'esistenza di minuscole sferette
contenenti aria o sostanze oleose.