Nome dato ai membri di una setta giudaica nazionalista
attiva in Palestina al tempo della dominazione romana. Gli adepti a questa
associazione di carattere politico e religioso propugnavano la stretta
osservanza della legge ebraica, perseguendo nel contempo l'ideale
dell'indipendenza del Paese dal dominio straniero e la piena libertà
religiosa e politica della Nazione giudaica. Ebbero un ruolo rilevante nella
rivolta contro i Romani nel 66, difendendosi accanitamente contro l'esercito di
Tito durante e dopo la caduta di Gerusalemme (70) ed eliminando gli avversari
interni moderati, soprattutto clero e nobiltà, che si mostravano
favorevoli a un accordo con Roma. Un migliaio di
z., tentando un'ultima
resistenza nella fortezza di Masada, pur di non arrendersi ai Romani si diede la
morte.