(dal soprannome veneziano dei servi bergamaschi
nel teatro rinascimentale
Zani: Giovanni). Il personaggio del servo nella
commedia dell'arte. ║ A Venezia venivano così chiamati gli uomini
di fatica originari delle campagne bergamasche. ║ Per antonomasia, persona
goffa e ridicola; pagliaccio, buffone:
fare lo z. • Encicl. - Il
tipo dello
z. comparve nelle compagnie comiche della Valle Padana nella
seconda metà del XV sec., dove impersonò il villano stupido e
stupefacente. Nella seconda metà del XVI sec. passò nella commedia
dell'arte nell'ambito della quale assunse la fisionomia del servo, che
innovò lo svolgimento del canovaccio drammatico arricchendolo di un
elemento parodistico. A Venezia fu chiamato
Arlechin Batocio. In seguito
il personaggio si sdoppiò: al primo
z. (Brighella, Pedrolino,
ecc.) venne affidato il ruolo di servo furbo, orditore dell'intrigo; al secondo
z. (i più illustri furono Arlecchino e Pulcinella) toccò la
parte di servo sciocco destinato a interrompere l'azione con i propri vezzi e
giochi mimici o acrobatici.