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Wittgenstein, Ludwig Joseph.

Filosofo austriaco. Discendente da una facoltosa e influente famiglia, al centro della vita intellettuale viennese, dopo aver studiato Ingegneria a Berlino ed essersi specializzato in aeronautica a Manchester, nel 1911 si trasferì a Cambridge dove seguì le lezioni di Logica di B. Russell, di cui divenne amico. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, si liberò del patrimonio ereditato dal padre e si guadagnò da vivere svolgendo la professione di maestro elementare in sperdute scuole di montagna (1920-26). Nel 1929 tornò a Cambridge, dove si laureò in Filosofia, quando già negli ambienti neopositivisti si era affermato come uno dei massimi pensatori contemporanei. Presa la cittadinanza britannica (1938) all'indomani dell'Anschluss, nel 1939 fu chiamato a Cambridge per insegnare Filosofia, attività che abbandonò nel 1947, dopo aver preso parte anche alla seconda guerra mondiale, nella sanità militare inglese, per ritirarsi in Irlanda. Il pensiero di W. ha attraversato due fasi fondamentali: la prima che ha la sua massima estrinsecazione nel Tractatus logico-philosophicus (1922), l'altra, corrispondente al magistero a Cambridge del pensatore austriaco, che trova espressione nelle opere postume (Osservazioni sui fondamenti della matematica, 1956; Quaderno blu e quaderno marrone, 1958; Grammatica filosofica, 1969; Osservazioni sulla filosofia della psicologia, 2 volumi, 1980); per questa seconda fase si parla di "secondo W.". La prima fase è caratterizzata dall'indagine sulla natura del linguaggio e sulla sua capacità di raffigurare la realtà. Nel Tractatus logico-philosophicus, opera fondamentale nella storia del Neopositivismo logico, W. espone la teoria del linguaggio significante, che è tale in quanto rispecchia simmetricamente la struttura della realtà, dimostrando inoltre il carattere tautologico delle proposizioni della logica e della matematica. La seconda fase segna un avvicinamento del pensatore austriaco alle tendenze della scuola inglese ispirate da G.E. Moore, e quindi l'abbandono del radicalismo della sua precedente impostazione. W. dimostra così l'impossibilità di formulare una teoria del linguaggio come un tutto; il linguaggio, così come viene impiegato dagli uomini, rappresenta un insieme di espressioni che hanno funzioni assai diverse nell'ambito di procedimenti e pratiche disparate (che W. definì "giochi linguistici"), regolati da leggi diverse e non date una volta per tutte e quindi suscettibili di cambiamento. L'insegnamento di W., che si propose di descrivere gli usi effettivi del linguaggio, fu alla base dell'orientamento detto "filosofia del linguaggio comune", che si diffuse in Inghilterra negli anni Cinquanta (Vienna 1889 - Cambridge, Inghilterra 1951).