Filosofo inglese. Dopo aver
studiato a Cambridge, frequentando i corsi di Wittgenstein, si laureò nel
1924 e divenne in seguito professore di Filosofia nel 1952. Il suo pensiero
subì un'evoluzione attraverso le varie conclusioni cui pervenne la sua
indagine sulla funzione della filosofia. In un primo tempo infatti
W.
aderì alla tesi dell'atomismo logico, che considerava la
possibilità di tradurre sempre certe asserzioni in altre. In breve
W. dopo aver fissato alcune entità "ontologicamente
prioritarie", dimostrò che è sempre possibile rapportare a
essa altre entità. Tali considerazioni si rivelarono in seguito, agli
occhi dello stesso
W., pericolosamente metafisiche, in quanto
"vere" unicamente da un punto di vista linguistico e quindi
strettamente esistenziale. Negli anni Sessanta
W. finì con
l'eliminare questo schema di pensiero e, grazie anche alle asserzioni del
"secondo" Wittgenstein (filosofia del linguaggio ordinario), la sua
indagine si spostò sulle domande relative alla struttura del mondo. Egli
indagò perciò sulle motivazioni che spingono il filosofo a dover
dare a un problema una risposta in termini di riduzione logica.
W.
approdò in tal modo alla psicoanalisi come lasciano chiaramente intendere
le sue opere:
Problemi della mente e della materia (1934);
Filosofia e
psicoanalisi (1953);
Paradosso e scoperta (1965). Tra gli altri suoi
lavori, ricordiamo
Interpretazione e analisi (1931);
Costruzioni
logiche I-V (1931-33) (Londra 1904 - Cambridge 1993).