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Winter, Fritz.

Pittore tedesco. Un viaggio in Olanda, dove poté ammirare le opere di Van Gogh, lo spinse a impegnarsi nell'arte; nel 1927 riuscì a entrare nel Bauhaus, a Dessau, e a seguire i corsi diretti da O. Schlemmer, P. Klee e W. Kandinsky. Diplomatosi nel 1930, si dedicò attivamente alla professione; legato all'ambiente d'avanguardia tedesco, da Gabo a Kirchner, da Klee a Mare, la sua arte venne ufficialmente condannata dai nazisti. Chiamato alle armi all'inizio della seconda guerra mondiale fu fatto prigioniero dai Russi e rimase in un campo di concentramento fino al 1949. Ritornato in patria, dal 1955 fu professore di pittura all'Accademia di belle arti di Kassel. Le sue forme astratte, vicine a quelle di Hartung e di Schumacher (con i quali fondò il gruppo Zen 49), sono di densa suggestività ed evocano il mondo scuro e tenebroso delle miniere - che egli conobbe tanto da vicino - e delle conformazioni geologiche. Nei primi tempi della sua carriera, tuttavia, W. si era sentito attratto dal Surrealismo, come è provato dalla Giovane Donna dipinta nel 1929 quando ancora frequentava il Bauhaus. Ma le lezioni dei suoi grandi maestri lo aiutarono a staccarsi dal Surrealismo per creare delle forme astratte ricavate dalla rigorosa ricerca indicatagli, soprattutto, da Klee. L'incontro con Hartung (1950) lo avvicinò invece alla pittura informale, mentre dal 1961 si accostò all'uso del colore a fasce orizzontali (Altenbögge, Vestfalia 1905 - Herrschuing am Ammersee, Baviera 1976).