Giurista e filosofo italiano. Avvocato,
procuratore generale della Commissione feudale, divenne poi avvocato generale
presso la Corte di Cassazione, ma, dopo un viaggio compiuto nella penisola al
seguito di Carolina Murat, venne destituito dalla sua carica da Ferdinando I e
costretto all'esilio. Rientrato in patria, riprese a esercitare la libera
professione, che abbandonò nel 1834 per dedicarsi alla ricerca
filosofica. La sua opera maggiore è del 1811:
Storia degli abusi
feudali, dedicata a Murat, che riunisce, all'interno di una trattazione
ancora strettamente legata alle concezioni dell'Illuminismo, una serie
vastissima di documenti originali. Tra gli altri scritti:
Delle confessioni
spontanee dei rei (1807);
Rapporto intorno alle decime della provincia di
Terra d'Otranto (1809);
Saggi di filosofia intellettuale (1843-46)
(Portici, Napoli 1775 - Napoli 1847).