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Wilder, Billy.

Regista cinematografico austriaco naturalizzato statunitense. Studiò a Vienna dove, fino al 1929, fece il giornalista, occupandosi anche della pagina degli spettacoli, di recensioni di film e di interviste con personaggi del cinema. Questa sua attività gli offrì l'occasione di conoscere il regista Robert Siodmak che lo volle con sé come collaboratore in qualità di aiuto-regista in una serie di film girati in Germania. Con Siodmak W. rimase fino al 1933, quando si trasferì in Francia e, dopo un breve soggiorno a Parigi, negli Stati Uniti. A Hollywood trovò lavoro come sceneggiatore e come soggettista, da solo e in collaborazione con Charles Brackett. Sue furono le sceneggiature di alcune importanti pellicole di Lubitsch tra cui Ninotchka e L'ottava moglie di Barbablù. Nel 1942 curò la regia di Frutto proibito, seguito da La fiamma del peccato (1944), che lo avrebbe definitivamente fatto conoscere al pubblico, pellicola noir in cui W. poté esprimere la sua grande capacità di analisi psicologica. Nel 1945, con il film Giorni perduti rafforzò la sua posizione ottenendo il premio Oscar per la miglior regia. Dopo alcuni anni di insuccessi, nel 1950, ritornò al suo passato splendore con Viale del tramonto (V.), la drammatica storia di una ex grande diva del cinema che disperatamente si aggrappa ai ricordi dei grandi successi ottenuti in gioventù, e nel 1951 con L'asso nella manica, condanna di un certo sistema di cattiva informazione. In seguito W. si dedicò preferibilmente alla commedia, salvo qualche eccezione come nel caso de L'aquila solitaria (1957), dedicato alla trasvolata atlantica di Lindbergh, o del giallo girato nel 1958 Testimone d'accusa (V.). Tra i suoi successi ricordiamo: Sabrina (1954), Quando la moglie è in vacanza (1955), Arianna (1957), A qualcuno piace caldo (1959), L'appartamento (1960), La vita privata di Sherlock Holmes (1969), Prima pagina (1974), Buddy Buddy (1981) (Vienna 1906 - Los Angeles 2002).