Poeta e scrittore tedesco.
Compì i primi studi nella cittadina di Klosterberger, nei pressi di
Magdeburgo, dove suo padre esercitava la professione di pastore.
Frequentò poi la facoltà di Giurisprudenza all'università
di Tubinga, presso la quale si laureò in Diritto. Nel 1752 si
trasferì in Svizzera, a Zurigo, dove conobbe e divenne amico di J.J.
Bodmer, letterato e storico svizzero di lingua tedesca che ebbe una notevole
influenza sulle letterature preromantiche europee. La lettura di Voltaire e le
teorie estetiche di Breitinger, alle quali
W. si avvicinò in
questo periodo, influenzarono notevolmente il suo pensiero. Nel 1760
W.
rientrò in Svevia per ricoprire la carica di direttore della cancelleria
di Biberach. Qui, nonostante il suo amore per Sophie Gutermann, da lui
conosciuta quand'era ancora studente universitario, prese in moglie Dorothea von
Hillenbrand, figlia di un importante commerciante di Augusta (1765); da quel
matrimonio nacquero 13 figli. Sophie, nel frattempo era andata sposa a Georg
Michael La Roche di cui
W. fu sincero amico; lo stesso La Roche e il
conte Stadion, arcivescovo di Magonza e principe elettore, introdussero lo
scrittore negli ambienti culturali filo-francesi del momento. Questo avvicinarsi
alla cultura francese contribuì ad allontanare
W. dal Pietismo al
quale egli si era fino allora attenuto: il primo risultato evidente della
conversione wielandiana si ebbe con i suoi
Komische Erzalungen (1765).
Prima di questo, ancora influenzato dal Pietismo,
W. aveva scritto, tra
gli altri: il poema epico
Herman (1751);
Die Nature der Dingen
(1751), nel quale viene ampiamente contrastata la poetica di Lucrezio;
Zwölf moralische Briefe (1751-1752);
Anti-Ovid (1952);
Geprüfte Abraham (1753);
Briefe von Verstorbenen an hinterlassene
Freunde (1753);
Empfindungen eines Christen (1757); le tragedie
Lady Johanna Gray del 1758 e
Clementina von Porretta (1760); il
romanzo politico
Cyrus, pubblicato nel 1757-59. Ispirandosi alle opere di
Swift o di Sterne, ma ricalcando la falsariga del Don Chisciotte, nel 1764 aveva
pubblicato il romanzo
Don Sylvio von Rosalva, il cui protagonista,
accanito lettore di fiabe e racconti popolati da fate e da streghe, finisce col
credere realmente all'esistenza di quegli esseri fantastici e parte alla loro
avventurosa ricerca. Nel 1769
W. si trasferì a Erfurt per
insegnare Filosofia in quella università e lì scrisse e
pubblicò un romanzo didattico, di ambiente orientale, intitolato
Der
Goldene Spiegel oder die Koenige von Seheschian (1772) nel quale egli
espresse le sue idee intorno alle forme di Governo e alla politica interna ed
estera. Il libro gli valse un invito da parte della duchessa reggente a Weimar,
dove
W. dimorò fino alla morte e dove fondò il giornale
"Der Deutsche Merkur", attendendo inoltre alla scrittura delle opere
più significative. A questo secondo periodo della sua vita si deve prima
di tutto
Agathon, ampio romanzo documentante l'evoluzione spirituale
dell'autore, scritto nel 1766-67, ma pubblicato solo nel 1794 dopo successive
revisioni. Quest'opera, considerata la più importante dello scrittore
tedesco, è il primo esempio di romanzo psicologico di tutta la
letteratura tedesca e risulta molto interessante, in quanto vi sono presenti
riflessioni etiche, politiche, dottrinarie che guidarono
W. verso un
ideale fatto di spirito e di materia, di anima e di sensi, fondendo il tutto in
una sorta di
pathos che prelude al Romanticismo, ormai abbastanza
prossimo a delinearsi nella letteratura europea. Del 1768 è il poemetto
Musarion un racconto poetico in cui si dimostra che la virtù non
è altro che una costruzione mentre la perfetta felicità esiste
soltanto nell'amore.
Die Abderiten, del 1774, è invece una satira
che
W. dedicò alla cittadina di Biberach, ricca di gustoso
umorismo. Al 1770 risale
Grazien, romanzo pastorale in versi alternati
alla prosa. Nel 1773 lo scrittore portò a termine anche due melodrammi:
Alceste e
Die Wahl des Hercules; essi erano stati tuttavia
preceduti da
Amadis, del 1771, e
Idris, del 1768, due romanzi in
cui si mescolano il gusto cavalleresco, quello italiano della novellistica e
quello di sapore orientale, allora molto in voga. Nel 1780
W. diede alle
stampe
Oberon (1780), poema in strofe di otto versi giambici,
unanimemente ritenuto il suo capolavoro sia per il contenuto sia per lo stile.
Il poema ha due fonti principali, il
Sogno di una notte di mezza estate
di Shakespeare e il romanzo in lingua d'oil
Huon de Bordeaux, e tre trame
intorno alle quali si dipana la vicenda di chiaro stampo cavalleresco. Dopo
Oberon W. tacque per dieci anni: pubblicò poi il
Peregrinus
Proteus un romanzo narrato in forma dialogica. Tra le moltissime altre opere
di
W. ricordiamo anche le numerose traduzioni di Orazio, di Luciano, di
Cicerone, di Senofonte, di Euripide e di Aristofane, oltre a una traduzione in
prosa del teatro di Shakespeare (Oberholzheim, Svevia 1733 - Weimar 1813).