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Wieland, Christoph Martin.

Poeta e scrittore tedesco. Compì i primi studi nella cittadina di Klosterberger, nei pressi di Magdeburgo, dove suo padre esercitava la professione di pastore. Frequentò poi la facoltà di Giurisprudenza all'università di Tubinga, presso la quale si laureò in Diritto. Nel 1752 si trasferì in Svizzera, a Zurigo, dove conobbe e divenne amico di J.J. Bodmer, letterato e storico svizzero di lingua tedesca che ebbe una notevole influenza sulle letterature preromantiche europee. La lettura di Voltaire e le teorie estetiche di Breitinger, alle quali W. si avvicinò in questo periodo, influenzarono notevolmente il suo pensiero. Nel 1760 W. rientrò in Svevia per ricoprire la carica di direttore della cancelleria di Biberach. Qui, nonostante il suo amore per Sophie Gutermann, da lui conosciuta quand'era ancora studente universitario, prese in moglie Dorothea von Hillenbrand, figlia di un importante commerciante di Augusta (1765); da quel matrimonio nacquero 13 figli. Sophie, nel frattempo era andata sposa a Georg Michael La Roche di cui W. fu sincero amico; lo stesso La Roche e il conte Stadion, arcivescovo di Magonza e principe elettore, introdussero lo scrittore negli ambienti culturali filo-francesi del momento. Questo avvicinarsi alla cultura francese contribuì ad allontanare W. dal Pietismo al quale egli si era fino allora attenuto: il primo risultato evidente della conversione wielandiana si ebbe con i suoi Komische Erzalungen (1765). Prima di questo, ancora influenzato dal Pietismo, W. aveva scritto, tra gli altri: il poema epico Herman (1751); Die Nature der Dingen (1751), nel quale viene ampiamente contrastata la poetica di Lucrezio; Zwölf moralische Briefe (1751-1752); Anti-Ovid (1952); Geprüfte Abraham (1753); Briefe von Verstorbenen an hinterlassene Freunde (1753); Empfindungen eines Christen (1757); le tragedie Lady Johanna Gray del 1758 e Clementina von Porretta (1760); il romanzo politico Cyrus, pubblicato nel 1757-59. Ispirandosi alle opere di Swift o di Sterne, ma ricalcando la falsariga del Don Chisciotte, nel 1764 aveva pubblicato il romanzo Don Sylvio von Rosalva, il cui protagonista, accanito lettore di fiabe e racconti popolati da fate e da streghe, finisce col credere realmente all'esistenza di quegli esseri fantastici e parte alla loro avventurosa ricerca. Nel 1769 W. si trasferì a Erfurt per insegnare Filosofia in quella università e lì scrisse e pubblicò un romanzo didattico, di ambiente orientale, intitolato Der Goldene Spiegel oder die Koenige von Seheschian (1772) nel quale egli espresse le sue idee intorno alle forme di Governo e alla politica interna ed estera. Il libro gli valse un invito da parte della duchessa reggente a Weimar, dove W. dimorò fino alla morte e dove fondò il giornale "Der Deutsche Merkur", attendendo inoltre alla scrittura delle opere più significative. A questo secondo periodo della sua vita si deve prima di tutto Agathon, ampio romanzo documentante l'evoluzione spirituale dell'autore, scritto nel 1766-67, ma pubblicato solo nel 1794 dopo successive revisioni. Quest'opera, considerata la più importante dello scrittore tedesco, è il primo esempio di romanzo psicologico di tutta la letteratura tedesca e risulta molto interessante, in quanto vi sono presenti riflessioni etiche, politiche, dottrinarie che guidarono W. verso un ideale fatto di spirito e di materia, di anima e di sensi, fondendo il tutto in una sorta di pathos che prelude al Romanticismo, ormai abbastanza prossimo a delinearsi nella letteratura europea. Del 1768 è il poemetto Musarion un racconto poetico in cui si dimostra che la virtù non è altro che una costruzione mentre la perfetta felicità esiste soltanto nell'amore. Die Abderiten, del 1774, è invece una satira che W. dedicò alla cittadina di Biberach, ricca di gustoso umorismo. Al 1770 risale Grazien, romanzo pastorale in versi alternati alla prosa. Nel 1773 lo scrittore portò a termine anche due melodrammi: Alceste e Die Wahl des Hercules; essi erano stati tuttavia preceduti da Amadis, del 1771, e Idris, del 1768, due romanzi in cui si mescolano il gusto cavalleresco, quello italiano della novellistica e quello di sapore orientale, allora molto in voga. Nel 1780 W. diede alle stampe Oberon (1780), poema in strofe di otto versi giambici, unanimemente ritenuto il suo capolavoro sia per il contenuto sia per lo stile. Il poema ha due fonti principali, il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare e il romanzo in lingua d'oil Huon de Bordeaux, e tre trame intorno alle quali si dipana la vicenda di chiaro stampo cavalleresco. Dopo Oberon W. tacque per dieci anni: pubblicò poi il Peregrinus Proteus un romanzo narrato in forma dialogica. Tra le moltissime altre opere di W. ricordiamo anche le numerose traduzioni di Orazio, di Luciano, di Cicerone, di Senofonte, di Euripide e di Aristofane, oltre a una traduzione in prosa del teatro di Shakespeare (Oberholzheim, Svevia 1733 - Weimar 1813).