Regista svedese. Dapprima giornalista e
romanziere, si dedicò poi al cinema, sia come critico del giornale
"Expressen", sia come regista. Nel 1962
W. diresse
Il
peccato svedese (noto anche col titolo
La carrozella), cui
seguì, nel 1963,
Il quartiere del corvo, ambientato in Spagna
durante la triste parentesi della guerra civile. Nel 1965 fu la volta di
Amore 65, considerazioni sul mondo cinematografico, cui fece seguito
l'anno seguente
Ciao,
Roland, una critica satirica sull'ambiente
della pubblicità. L'appuntamento annuale col grande schermo, nel 1967,
coincise con il film
Elvira Madigan, storia romantica e tragica,
ambientata verso la fine del XIX sec. e gli inizi del XX, in piena atmosfera
Belle Epoque e accompagnata da una colonna sonora di musica mozartiana. Le
polemiche sorte in seguito alla partecipazione della Nazionale di tennis svedese
a competizioni agonistiche contro tennisti rhodesiani, ispirano al regista il
documentario
Lo sport bianco (1968) che colse un'importante occasione per
spezzare una lancia contro il razzismo ed il segregazionismo di alcuni Stati
africani. L'anno seguente
W. si dedicò ai problemi sindacali
commentando, con la pellicola
Adalen 31, i fatti e lo sciopero occorsi
nel 1931 ad Adalen che ebbero tragiche conclusioni e riaprirono la strada del
Governo ai socialdemocratici. In
Joe Hill (1971), la sua opera più
famosa, il regista svedese raccontò la storia vera di un leader operaio
che infiammava le masse nordamericane con le sue canzoni di protesta, condannato
alla sedia elettrica a causa di un errore giudiziario. Anche il mondo dei
calciatori non lasciò indifferente
W.
che, in
Fimpen
(1972), analizzò satiricamente e in modo penetrante sia l'ambiente dei
giocatori di calcio, sia quello dei loro tifosi (Malmoe 1930 - Aengelholm
1997).