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Whistler.

Geofis. - Termine utilizzato in ambito internazionale per indicare un particolare segnale elettromagnetico presente nell'atmosfera terrestre, caratterizzato da frequenze molto basse, dell'ordine al più di qualche kHz, e da una rapida diminuzione della frequenza stessa nel tempo. Tali onde sono generate da scariche atmosferiche, e si propagano seguendo le linee di flusso del campo geomagnetico terrestre. Il nome attribuito a questi segnali deriva dal fatto che, collegando un lungo filo metallico che funzioni da antenna per i w. ad un normale impianto di amplificazione sonora, essi si manifestano come fischi, a differenza dei radiodisturbi associati alle scariche atmosferiche, che si presentano sotto forma di crepitii privi di carattere musicale. Le prime ricerche sui w., già scoperti alla fine dell'Ottocento, risalgono al 1919, ad opera di H. Barkhausen: egli per primo riconobbe la variazione in frequenza caratteristica dei w., grazie alla quale giungono per prime le componenti ad alta frequenza, e la attribuì correttamente alla dispersione subita dai segnali lungo la loro estesa traiettoria nello spazio. La prima teoria organica riguardante i w. risale, tuttavia, al 1953 e fu elaborata da L.R.O. Storey; in particolare, egli spiegò il fatto che i w. seguono le linee di forza del campo geomagnetico alla luce della teoria magnetoionica, e sulla sua teoria sono basati tutti gli studi successivi. La legge di dispersione dei w., che esprime l'intervallo di tempo Δt tra l'origine e la ricezione di una data componente in frequenza f del segnale, ha la forma Δt = Df1/2, dove il coefficiente di proporzionalità D prende il nome di coefficiente di dispersione. Basandosi sulle osservazioni sperimentali è possibile classificare i w. in due categorie: i w. lunghi e i w. corti. La prima categoria è costituita da segnali preceduti all'istante di origine da un atmosferico, e caratterizzati da una durata e da un coefficiente di dispersione relativamente grandi; alla seconda categoria, invece, appartengono segnali solitamente non preceduti da atmosferici e caratterizzati da una durata e da coefficienti di dispersione minori rispetto ai precedenti. Accanto ad essi vanno ricordati anche i w. multipli, costituiti da segnali (w. corti o lunghi) che si ripetono ripercorrendo più volte lo stesso cammino. Ai segnali descritti, denominati anche w. normali poiché per essi la frequenza diminuisce nel tempo, si contrappongono altri tipi di w., fra i quali ricordiamo i nose w., caratterizzati dal fatto che la prima componente in arrivo è di frequenza intermedia, seguita da segnali di frequenza decrescente, come nei w. normali, e, contemporaneamente, da segnali a frequenza sempre crescente, fino ad una brusca interruzione ad una frequenza massima, dell'ordine di 10 kHz: tali segnali, tuttavia, sono rilevabili solo in stazioni situate ad una latitudine piuttosto alta.