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Weiss, Peter.

Scrittore tedesco naturalizzato svedese. Di famiglia ebraica, con l'avvento del Nazismo fu costretto a lasciare la Germania, rifugiandosi in Inghilterra, quindi a Praga, in Svizzera e, infine, in Svezia, dove si stabilì definitivamente, svolgendo l'attività di pittore e di regista di film d'avanguardia. In ambito letterario esordì nel 1960 con L'ombra del corpo del cocchiere, un breve romanzo caratterizzato da una tecnica assai originale, cui seguirono Congedo dai genitori (1961), Punto di fuga (1962) e Colloquio dei tre viandanti (1963), quest'ultimo rimasto incompiuto. La fama di W. è, tuttavia, legata alle opere teatrali e, in particolare, a Marat-Sade (1964), nel quale portò a conseguenze estreme alcuni suggerimenti del teatro epico di B. Brecht, e a L'istruttoria (1965), imperniato sugli atti di un processo avvenuto a Francoforte contro gli aguzzini di Auschwitz, nel quale lo scrittore denuncia la collusione del regime nazista con l'industria degli armamenti. Marxista convinto, W. ripropose anche nei drammi successivi (Cantata del fantoccio lusitano, 1965; Discorso sul Vietnam, 1968) lo stesso impegno politico. Più tradizionale è Hölderlin (1971), dramma in cui viene presentata un'interpretazione politicizzata della biografia del poeta svevo. Di un certo interesse è inoltre il romanzo saggio L'estetica della resistenza (2 volumi, 1975-78) (Nowawes, Berlino 1916 - Stoccolma 1982).