Matematico inglese. Presi gli ordini (1640),
insegnò all'università di Oxford (1649), divenendo poi dottore in
Teologia (1654) e cappellano di corte (1661). Autore di una grammatica della
lingua inglese (1667) e importante uomo politico fautore della Monarchia,
scrisse numerose opere matematiche: l'
Arithmetica infinitorum (1655), nel
quale è evidente l'influenza della geometria degli indivisibili di B.
Cavalieri e E. Torricelli; un trattato sulle coniche (1655), nel quale sono
applicate in modo sistematico le coordinate cartesiane; il
Commercium
epistolicum (1658) che riunisce la corrispondenza e le diatribe con i
maggiori scienziati francesi e inglesi, soprattutto con B. Pascal e P. Fermat;
il
De algebra tractatus (1685), vasta esposizione storica dell'algebra;
Mechanica,
sive de motu (1669-71), di ispirazione
scolastico-cartesiana, nella quale è esposta una teoria sull'urto dei
corpi. Interessato anche alla logica e alla teoria della definizione
(
Institutio logicae, 1687),
W. fu curatore di un'edizione completa
delle proprie opere (1695-99), nella quale incluse due lettere inviategli da I.
Newton sul calcolo delle flussioni (Ashford 1616 - Oxford, Inghilterra
1703).