(o
vulcanesimo). Insieme delle
attività vulcaniche e di tutti i fenomeni ad esse collegate. Si distingue
un
v. di profondità (
plutonismo), relativo ai movimenti
magmatici al di sotto della crosta terrestre, e un
v. superficiale, a sua
volta detto
orogenetico o
cratogenitco (quando ne sia esito la
formazione di fratture della litosfera). • Geol. - Nel corso delle ere
geologiche, il
v. ha rappresentato la causa principale della formazione e
modificazione della crosta terrestre; tale processo è ancora in corso
benché, al momento attuale, l'attività vulcanica sia assai ridotta
rispetto a quanto lo sia stata negli ultimi due milioni di anni e soprattutto
concentrata in alcune zone, pari complessivamente solo allo 0,6% dell'intera
superficie terrestre. In base alla recente teoria della tettonica a zolle
(V. TETTONICA) si è potuto notare come la
distribuzione dei vulcani attivi sia appunto collegata alla struttura delle
placche e come vi sia una relazione tra
v. e fenomeni tettonici: il
v. è cioè correlato ai movimenti di subduzione delle zolle
e alla formazione di nuova crosta lungo le dorsali oceaniche. In particolare,
lungo i margini di due zolle convergenti, la porzione litosferica in subduzione,
quando raggiunge una certa profondità, tocca anche il punto di fusione di
modo che le rocce talvolta risalgono fino alla superficie sotto forma di magma e
prodotti vulcanici: l'esempio più classico è quello in cui la
zolla oceanica è subdotta alla continentale, con la formazione di un arco
vulcanico lungo il margine di compressione alimentato dal materiale lavico in
effusione. Tra due zolle divergenti (o costruttive), invece, si verifica un
progressivo assottigliamento della litosfera, attraverso il quale il materiale
magmatico proveniente dallo strato del
mantello
(V. TERRA) si effonde in superficie: di tale
natura è l'accrescimento delle dorsali medioceaniche (si parla in questo
caso anche di
v.
sottomarino). Una parte, sia pur minoritaria,
delle attività vulcaniche osservate avviene tuttavia non ai margini ma
all'interno delle placche litosferiche. Gli studiosi hanno rilevato che tale
v. si verifica in corrispondenza di zone particolari note come
hot
spots (cioè punti caldi); in tali zone si ripercuotono a livello
superficiale anomalie termiche originatesi in profondità, nel mantello:
nell'astenosfera (cioè nello strato che separa la crosta terrestre dal
mantello) questi punti sono fissi e consistono in un accumulo di magma che tende
a risalire verso la superficie attraversando la crosta terrestre e formando un
camino vulcanico. Dal momento che le zolle litosferiche si spostano, per
così dire, "galleggiando" sul sottostante strato fluido
dell'astenosfera, la presenza dei punti caldi determina alla superficie una
successione di vulcani, orientata nella direzione del movimento della zolla
medesima: ad esempio la catena vulcanica Hawaii-Emperor è conseguenza del
passaggio della zolla Pacifica sopra un
hot spot che attualmente
corrisponde all'isola Hawaii. In sintesi, che si trovino ai margini di una zolla
oppure al suo centro, i vulcani non sono che l'elemento terminale di fratture
che penetrano la crosta terrestre fino alla sua base (discontinuità di
Mohorovicic; V. TERRA) e attraverso cui risale il
materiale magmatico. Per quanto riguarda la formazione e fuoriuscita del magma,
si hanno cause e modalità differenti in relazione alle attività
nelle dorsali nei e vulcani interni alle placche litosferiche o invece al
v. dei margini delle zolle. Nel primo caso, il materiale roccioso,
soggetto a temperature che si aggirano intorno ai 1300 °C, è
mantenuto allo stato solido dalla pressione dovuta alla grande profondità
(nell'ordine dei 25-35 km); quando però l'apertura di un faglia nella
crosta terrestre determina una sorta di decompressione, la roccia - senza
variare la sua temperatura - raggiunge il punto di fusione (che si abbassa di
circa 4 gradi Kelvin ogni km di profondità al decrescere della pressione)
e, allo stato fuso si muove verso l'alto, aiutata dalla liberazione contestuale
di liquidi e gas. Dal serbatoio il magma risale lungo il camino vulcanico e con
l'eruzione - se già non esiste - si forma l'edificio vulcanico. Talvolta
i camini sono ostruiti dal magma solidificato di precedenti eruzioni: la spinta
propulsiva del materiale fuso in uscita produce in questi casi fenomeni
esplosivi che fanno saltare questo tappo e ne disperdono i frammenti
all'intorno, entro un raggio più o meno vasto e dipendente
dall'intensità dell'eruzione stessa. Il magma che si forma ai margini
delle placche, invece, origina non da fenomeni di fusione per decompressione ma
dall'attività di subduzione delle placche stesse: quando infatti una
zolla litosferica (di norma di crosta oceanica) sprofonda sotto un'altra e si
incunea nel mantello, si riscalda fortemente per l'attrito e tale impennata
termica provoca deidratazione dei minerali idrati che la compongono. L'acqua
così formatasi si diffonde negli strati del mantello soprastante e
abbassa la temperatura di fusione di alcuni minerali, portando alla formazione
di magma. ║
Fasi dell'attività vulcanica: è possibile
distinguere alcune fasi che generalmente si riscontrano durante un fenomeno
eruttivo, anche se non è detto che si verifichino tutte ogni volta
né sempre nel medesimo ordine. 1) Fase indiziaria: consiste in scosse
sismiche, boati ed esplosioni sotterranee, riscaldamento e deformazioni del
terreno, fessurazioni, rilascio di gas e vapori, tutti indizi di un latente
v. 2) Fase esplosiva: esplosioni di forza consistente aprono spaccature
di varie dimensioni o distruggono il tappo del canale vulcanico (ove già
presente): il magma profondo in via di fusione libera gas e composti volatili,
disperdendo intorno alla bocca vulcanica cenere, lapilli, e ogni altro materiale
solido. La colonna di vapore che si alza verticalmente, se le attività
esplosive sono abbastanza forti, può catapultare l'emulsione di polveri
anche fino agli strati più esterni dell'atmosfera. In questa fase possono
verificarsi numerosi fenomeni di grande pericolosità per le popolazioni
che vivano nei pressi della zona attiva: ad esempio, le nubi ardenti sono
costituite da materiale fluido o solido incandescente che si muove ad altissima
velocità lungo le pendici del cono vulcanico. 3) Fase di deiezione:
corrisponde al momento eruttivo vero e proprio, durante il quale si ha effusione
di magma. Se la forza propulsiva è elevata, poiché non tutto il
gas è stato liberato, si registrano le cosiddette fontane di lava, in cui
il magma fuoriesce con potenti getti e zampilli; in alternative si hanno le
colate, che scorrono lungo le pendici del cono. La rapidità di
scorrimento e la distanza che una colata lavica può percorrere dipendono
dalla composizione chimica e dalla temperatura del magma (che influiscono sulla
viscosità, sull'attrito, sul tempo di raffreddamento e sul modo di
cristallizzazione) ma anche dall'edificio vulcanico (inclinazione delle pendici,
morfologia, ecc.): spettacolari sono i cosiddetti fiumi di lava dei vulcani
della zolla pacifica, che per la particolare composizione del magma e per il
lento rilascio del gas eruttivo, scorrono anche per decine e centinaia di km,
con una velocità media di 50 km all'ora! 4) Fase di emanazione: è
per così dire quella conclusiva, durante la quale si riscontra la
liberazione di prodotti volatili di varia natura (vapore, anidride carbonica,
anidride solforosa, idrogeno, metano, ecc.) non solo dalle aperture del cratere
o dalle fessurazioni del terreno, ma da tutto il materiale lavico emesso.
║ Per quanto riguarda il
v. sottomarino, le modalità sono
differenti in primo luogo per la presenza delle acque che esercitano una
pressione assai più consistente di quella atmosferica. Ciò da un
lato riduce la produzione e gli effetti delle emissioni esplosive di gas e
dall'altro tende ad appiattire la lava in uscita intorno al punto di effusione,
raffreddandola rapidamente. In alcuni casi tuttavia, o per la particolare
potenza del
v. in atto o per la modesta profondità delle acque
nella zona, eruzioni sottomarine possono costituire un edificio vulcanico
sufficientemente alto da emergere sul livello del mare e trasformarsi
così in eruzione subaerea. Ne sono esempi tutte le isole di genesi
vulcanica, tra cui le catene delle Hawaii o delle Aleutine. ║
Tipologie
eruttive: le attività vulcaniche possono essere variamente
classificate. Con riguardo alle aperture che permettono al fuoriuscita
magmatica, si distinguono le
eruzioni lineari, che producono fessurazioni
della crosta terrestre disposte secondo uno sviluppo lineare (in pratica, tutte
le dorsali medioceaniche appartengono a questo tipo); accanto ad esse le
eruzioni areali, in cui, per svariate ragioni, non è distinguibile
la bocca di emissione del magma, e le
eruzioni centrali, le più
diffuse, che si verificano mediante un'unica apertura, che è poi quella
del camino vulcanico. In base alle modalità con cui si svolgono, si
distinguono eruzioni:
hawaiane, caratterizzate da crateri ampi,
attività esplosiva nulla, abbondanza di lava fluida;
stromboliane,
caratterizzate da lava viscosa, che si solidifica in tappi che vengono fatti
saltare dalla forza esplosiva dei gas;
vulcaniane, caratterizzate da una
lava tanto viscosa da impedire a lungo con la sua solidificazione altri fenomeni
eruttivi, che necessitano di un accumulo troppo consistente di gas per aprire la
strada al nuovo materiale magmatico.