Fisico e chimico. Figlio del patrizio Filippo
e di Maria Maddalena dei conti Inzaghi, rimasto orfano di padre venne educato
dallo zio paterno, che avrebbe voluto indirizzarlo agli studi giuridici; il
giovane, invece, si dedicò agli studi scientifici, in particolare alla
nascente elettrologia, nei quali fu guidato solo da ampie letture. Esordì
nel 1769 con una memoria diretta a G. Beccaria, nella quale proponeva
un'interpretazione teorica del fenomeno d'influenza elettrostatica basata su una
teoria microscopica piuttosto macchinosa, in cui era presente, per la prima
volta ed in forma ancora vaga, il concetto di potenziale.
V.
avvalorò la teoria esposta e passata ancora inosservata con una serie di
esperimenti, frutto dei lavori di laboratorio che aveva intrapreso fin dal 1765;
il risultato di queste ricerche fu il suo primo grande successo, l'invenzione
dell'elettroforo (1775); nello stesso anno ottenne la cattedra di fisica nelle
scuole di Como, che lasciò nel 1778 per ricoprire la cattedra di fisica
sperimentale presso l'Università di Pavia, che occupò per 35 anni.
In seguito
V. si dedicò ad una nuova impostazione teorica,
suggerita soprattutto dai lavori di H. Cavendish, dal quale trasse con maggiore
chiarezza il concetto di tensione o potenziale; nella sua teoria
V.
abbandonava l'impostazione microscopia assunta in gioventù, per uno
studio fenomenologico basato sull'introduzione di grandezze concrete, in
particolare la capacità e la tensione, definite in modo operativo e
fisicamente misurabili. La nuova metodologia consentì a
V. di
portare numerosi contributi che sono alla base dell'elettrologia moderna: la
scoperta della relazione
Q = CV fra la carica
Q di un
condensatore, la sua capacità
C e la tensione
V fra le
armature; la definizione di un'unità di misura per la tensione; la
costruzione di una bilancia elettrometrica. Nel 1776, su suggerimento del suo
antico maestro, padre C. G. Campi, iniziò la ricerca e lo studio del gas
metano, che lo portarono alla costruzione della cosiddetta
pistola di V.,
poi trasformata in una sorta di eudiometro universale (1777), utilizzato per
diversi anni nelle analisi chimiche, alla progettazione di un telegrafo
elettrico tra Como e Milano, alla costruzione di una lampada perpetua, impiegata
diffusamente fino all'introduzione dei fiammiferi. In seguito si dedicò
allo studio della densità e della tensione dei vapori: nel 1793 giunse a
formulare le leggi sulla dilatazione isobara dell'aria, note con il nome di
leggi di V.
e di Gay-Lussac (dal nome del fisico e chimico che
giunse nel 1802 alle stesse conclusioni ottenute da
V., in modo del tutto
indipendente) e riuscì anche a formulare la legge che oggi è nota
sotto il nome di J. Dalton. Il risultato maggiore legato al nome di
V.,
tuttavia, resta l'invenzione della
pila, costruita nel 1799. Lo spunto
venne da una celebre scoperta dovuta a L. Galvani, nel 1791:collegando con un
arco metallico il fascio di nervi lombari e i muscoli di una gamba di una rana
appena morta, questa guizza come scossa da violente convulsioni. Il fenomeno
venne interpretato in un primo momento assimilando il muscolo della rana ad un
condensatore, le cui armature fossero le superfici esterne ed interne, dove
è innestato il nervo;
V. si rese presto conto, tuttavia, che la
corretta giustificazione del fenomeno era da attribuire al metallo di cui
è costituito l'arco conduttore. Già Galvani si era accorto che
l'esperimento riusciva meglio se il filo di collegamento era costituito da
metalli diversi: a questo particolare, e non ad un presunta elettricità
animale, era da attribuire il fenomeno. Ne sorse una lunga disputa tra i due
fisici, e, in generale, tra i voltiani della scuola di Pavia e i galvaniani
della scuola di Bologna, che stimolarono le ricerche di
V.: nel 1796 egli
giunse ad esporre la sua teoria definitiva, sulla base di esperienze condotte
con mezzi esclusivamente fisici (l'elettroscopio condensatore), secondo la quale
si verifica una tensione nel contatto fra conduttori diversi (
effetto
V.). La costruzione della pila fu una immediata conseguenza:
V. si
accorse, infatti, che, se non è possibile ottenere un effetto additivo
delle tensioni formando una coppia di catene bimetalliche tutte uguali e
disposte nello stesso ordine, lo si ottiene aggiungendo un conduttore umido tra
di esse. La scoperta si diffuse rapidamente, e
V. ricevette numerosi
premi e riconoscimenti: fu nominato membro della Consulta di Lione, nel 1803
venne nominato presidente dell'Istituto nazionale italiano di Bologna, nel 1809
fu nominato senatore del Regno d'Italia da Napoleone e nel 1814 conte. Dopo
l'invenzione della pila le ricerche di
V. si attenuarono, anche se
rimangono numerosi articoli e memorie pubblicati dopo il 1800, tra cui una
celebre dissertazione sulla formazione della grandine (Como 1745-1827). ║
Effetto V.: fenomeno che consiste nell'instaurarsi di una differenza di
potenziale, o tensione, tra due conduttori diversi posti a contatto tra loro
alla medesima temperatura. Tale differenza di potenziale dipende dalla natura
dei conduttori, dalla loro temperatura e dalla natura del dielettrico in cui
sono immersi, ma non dipende dalla forma, dalla dimensione e dalla posizione dei
conduttori stessi (
prima legge di V.). Ponendo a contatto una catena di
conduttori metallici alla stessa temperatura, la differenza di potenziale che si
ottiene è pari a quella che si ha ponendo a contatto i due conduttori
agli estremi della catena (
seconda legge di V.): di conseguenza, in una
catena chiusa la differenza di potenziale è nulla, e quindi non
può scorrere spontaneamente corrente elettrica. I conduttori elettrici,
pertanto, possono essere classificati in due categorie:
conduttori di prima
specie (o di
prima classe, secondo la denominazione originale di
V.), per i quali l'effetto
V. è valido, e i
conduttori
di seconda specie, per i quali la legge non è valida, che possono
essere utilizzati nella costruzione delle pile (poiché consentono la
circolazione di corrente in una catena chiusa). Sono tipicamente di prima specie
i conduttori metallici, mentre sono di seconda specie gli elettroliti e, in
genere, tutti i conduttori elettroionici. Sempre sulla base dell'effetto
V. è possibile costruire una scala o
serie voltaica,
costituita dai conduttori di prima specie ordinati secondo l'entità
dell'effetto
V. rispetto ad un metallo di riferimento (solitamente il
rame); in base alla seconda legge di
V., inoltre, l'effetto
V. tra
due metalli
V12 è dato da
V12 =
V01 - V02, essendo
V01 e
V02, rispettivamente, gli effetti corrispondenti
al
contatto tra il primo o il secondo metallo e il metallo di riferimento.
L'effetto
V. può essere interpretato mediante lo schema a bande di
livelli energetici degli elettroni di conduzione nei due metalli: subito dopo il
contatto, gli elettroni passano nel metallo caratterizzato da minore lavoro di
estrazione elettronica. Questo, di conseguenza, si carica negativamente rispetto
all'altro, di modo che tra i due metalli si crea un campo elettrico che si
oppone ad un ulteriore passaggio degli elettroni, giungendo ad una situazione di
equilibrio caratterizzata dalla differenza di potenziale scoperta da
V.