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Vojvodina). Provincia autonoma (21.506 kmq; 2.024.487 ab.)
della Repubblica di Serbia, alla sinistra
del Danubio che ne determina i confini occidentali con la Croazia e con la Bosnia
Erzegovina. A Nord
confina invece con l'Ungheria e a Est con la Romania.
Capoluogo: Novi Sad. Città principali: Subotica e Pančevo. •
Geogr. - È costituita dalle pianure del Banato a Est, del Baèka a Nord,
del Sirmio a Sud; è attraversata dai tre fiumi fluviali (Danubio, Tibisco e Sava) i
quali dividono il territorio in 3 sub-regioni: Banato a Est, Backa a Ovest e Srem a Sud-Ovest.
La pianura è il carattere distintivo della provincia, ed è interrotta solo dal modesto massiccio della Fruska Gora,
di origine vulcanica, situato a Sud di Novi Sad, dove la Backa lascia il posto allo Srem.
Grazie alla sua navigabilità, il Danubio mette in comunicazione diretta la
V. sia con il Mar Nero
sia, attraverso il canale che lo collega con il Reno, con il Mare del Nord. La
V. si trova
dunque al centro di una delle vie d'acqua più importanti d'Europa, che registra peraltro
una crescita significativa del traffico mercantile e crocieristico.
• Econ. - Il carattere pianeggiante e la qualità dei terreni hanno segnato il destino economico della provincia nei secoli, affermandone la vocazione agricola. Tuttora l'agricoltura contribuisce per il 40% al totale del Prodotto Interno Lordo della provincia stessa. Si coltiva principalmente mais, frumento, soia, barbabietola da zucchero e girasoli. L'allevamento di bestiame è parte della vocazione agricola dell'area e disegna una filiera che partendo dalla coltivazione di mais arriva alla macellazione e al trattamento delle carni. A partire dalla seconda metà dell'Ottocento, la
V. ha sviluppato alcune specializzazioni nell'industria manifatturiera. Sotto il profilo settoriale, questa appare significativamente diversificata, pur se con una prevalenza dell'industria alimentare e della petrolchimica. Il terziario si concentra soprattutto a Novi Sad, dove hanno sede banche, società di informatica, centri commerciali e la seconda università della Serbia.
• St. - I primi
insediamenti stanziali risalgono al Neolitico, tra il 6000 e il 3500 a.C. Successivamente
la regione venne invasa da tribù celtiche, giunte dall'Europa occidentale, che vi portarono
la cultura latina. Nella seconda metà del I sec. a.C., i Romani conquistarono il Sirmio e
altre zone nel Banato meridionale; la loro influenza socio-culturale si protrasse per oltre
500 anni, facendo del Sirmio una delle più importanti province esterne dell'Impero romano.
Alla fine del VI sec. d.C. gli Slavi si stabilirono nella regione; nell'VIII sec. furono
parzialmente scalzati dai Franchi guidati da Carlo Magno. Nel IX sec. gli Ungheresi si
stabilirono in
V., influenzandone modi, cultura e società in maniera profonda. Nel
1389 i Turchi, vittoriosi in Kosovo, iniziarono la propria avanzata verso la
V.,
raggiunta nel frattempo da masse di rifugiati provenenti da zone in cui l'avanzata turca
aveva già lasciato il segno. La dominazione ottomana indebolì notevolmente la
V.,
sia dal punto di vista economico, sia, conseguentemente, dal punto di vista demografico.
Cacciati i Turchi nel 1690, l'imperatore Leopoldo I decise di ripopolare la regione,
chiamando circa 40.000 famiglie dai territori della Vecchia e della Nuova Serbia. I nuovi
insediati non vollero sottostare all'autorità imperiale e cercarono di costituire un Ducato,
guidato da un duca elettivo (voivoda), che venne riconosciuto nel 1790, ma che fu di breve
durata. Nel XIX sec. l'Austria concesse alla
V. lo statuto di Ducato autonomo
all'interno dell'Impero; il Governo, però, fu gestito da funzionari austriaci e lo stesso
titolo di duca venne mantenuto nelle mani dell'imperatore. Dopo la dichiarazione di guerra
dell'Austria nei confronti della Serbia (1914), ogni attività culturale e politica dei Serbi
di
V. venne abolita. Nel 1918 nacque la Repubblica di Ungheria e la
V. si unì
alla Serbia nella formazione di quello che sarebbe stato il Regno di Serbi, Croati e Sloveni.
Negli anni seguenti la
V. conobbe uno sviluppo economico notevole, soprattutto in ambito
industriale. Nel 1941, dopo l'invasione da parte delle truppe italiane e tedesche del Regno
di Jugoslavia (così era chiamato, dal 1929, il Regno di Serbi, Croati e Sloveni), la
V.
venne divisa tra Ungheria, Croazia e Serbia, quest'ultima controllata direttamente dal Reich.
Si svilupparono immediatamente sacche di resistenza popolare ostili allo smembramento e, dopo
la liberazione (1945), la
V. poté essere inclusa, nella sua interezza, nella Repubblica
Socialista Federale di Jugoslavia con lo statuto di regione autonoma. Dopo lo scioglimento della
federazione creata da Tito, nel 1991, la
V. seguì le sorti della nuova Repubblica
Federale di Jugolsavia, ora formata da Serbia e Montenegro, e poi, dal 2006, della sola
Repubblica serba (V. JUGOSLAVIA e SERBIA). Nel 1999 la
V. fu pesantemente
danneggiata dall'intervento NATO in Jugoslavia, attuato
per cercare di porre fine alla grave guerra civile in corso in Kosovo: tra
le città più colpite, la capitale della
V. Novi Sad, che perse i suoi ponti storici.