Re d'Italia. Figlio di Umberto I
di Savoia e di Margherita, figlia del duca di Genova Ferdinando, ebbe
un'accurata educazione sotto la guida di ottimi maestri quali il letterato L.
Morandi, il giurista L. Palma e il colonnello E. Osio, che destarono in lui un
gusto profondo della cultura. Ancora principe di Napoli, sposò nel 1896
Elena del Montenegro che doveva dargli cinque figli. Col suo avvento al trono
dopo l'assassinio del padre, ucciso a Monza in un attentato (1900), le
agitazioni politiche e sociali che avevano turbato il Paese negli ultimi anni
andarono gradatamente calmandosi e l'Italia poté conoscere un periodo di
ascesa che le permise l'impresa in Libia (1911-12) e, a breve distanza, quella
ben più dura della guerra contro l'Austria (1915-18). Durante il periodo
bellico
V.
E., che aveva appoggiato l'intervento, fu spessissimo
accanto ai soldati di prima linea; pur lasciando ai suoi generali (Cadorna e
Diaz) la direzione delle operazioni intervenne personalmente quando era
necessario prendere le decisioni più importanti, come nel caso del
convegno di Peschiera quando egli sostenne la necessità, dopo la disfatta
di Caporetto, di creare una linea di resistenza lungo il corso del Piave. Nel
1922 favorì la soluzione extraparlamentare della crisi politica in atto
chiamando al potere B. Mussolini, di cui successivamente assecondò
l'opera governativa che doveva portare alla dittatura fascista. Nel maggio del
1936, dopo la conquista di Addis Abeba, assunse il titolo di imperatore
d'Etiopia al quale aggiunse quello di re d'Albania dopo l'occupazione italiana
di tale Stato (aprile 1939). Nel giugno 1940 firmò la dichiarazione di
guerra contro la Francia e la Gran Bretagna a fianco della Germania. Il 25
luglio 1943, accortosi ormai che la guerra era perduta, con un colpo di Stato
tolse di mezzo Mussolini e chiamò al Governo P. Badoglio, che il 3
settembre dello stesso anno concluse un armistizio con gli Alleati. Cinque
giorni dopo, temendo la reazione dei Tedeschi,
V.
E. lasciò
Roma e si rifugiò presso gli Alleati. Dopo l'occupazione della capitale
da parte degli anglo-americani, nominò luogotenente del Regno il figlio
Umberto (5 luglio 1944) e si ritirò a Posillipo; infine, il 9 maggio
1946, nell'imminenza del plebiscito istituzionale, abdicò e si
ritirò ad Alessandria d'Egitto. Tra le attività
extraistituzionali, nel 1905 promosse la fondazione dell'Istituto internazionale
dell'agricoltura. Compose anche un'imponente opera di numismatica intitolata
Corpus nummorum italicorum il cui primo volume uscì nel 1910.
Prima di ritirarsi in Egitto donò allo Stato italiano la sua ricca
collezione di monete (Napoli 1869 - Alessandria d'Egitto 1947).