Stats Tweet

Vittòrio Emanuele II.

Re d'Italia, già re di Sardegna. Figlio di Carlo Alberto di Savoia-Carignano e di Maria Teresa d'Austria-Este, si dimostrò subito in netto contrasto con la politica di belligeranza che stava prendendo piede soprattutto dopo la nomina a pontefice di Pio IX (1846). In tal senso nel 1848 disapprovò ufficialmente la Costituzione che il padre aveva concesso ai Piemontesi durante i moti rivoluzionari del 1821. Nel 1831 aveva ricevuto il titolo di duca di Savoia e nel 1842 aveva preso in moglie la cugina Maria Adelaide d'Austria. Quando Carlo Alberto dichiarò guerra all'Austria, nel 1848, egli assunse il comando della divisione di riserva, a capo della quale fu anche nella campagna del 1849. Il 30 maggio 1848 si comportò valorosamente nella battaglia di Goito e, il 23 luglio, a quella di Custoza, guadagnandosi una medaglia d'oro. Divenuto re in seguito all'abdicazione del padre (1849) dovette fronteggiare una gravissima situazione ma se ne dimostrò perfettamente all'altezza anche perché egli si era ormai reso conto che la causa dei Savoia era legata a doppio filo con quella italiana. I suoi primi atti di sovrano furono quelli di chiamare al potere M. d'Azeglio, di sciogliere la Camera a maggioranza democratica e di lanciare al popolo il famoso proclama di Moncalieri. Nel 1852 affidò, benché riluttante, la presidenza del Consiglio a Cavour, l'uomo che, da lui tanto diverso e discorde, doveva tuttavia diventare il suo miglior collaboratore nella grande opera di unificazione d'Italia. Per l'approvazione delle leggi anticlericali resistette a lungo ai suoi ministri e vi si piegò a malincuore; fu invece d'accordo con Cavour nella partecipazione alla guerra di Crimea (1855) e nell'alleanza con la Francia per la seconda guerra d'indipendenza. La guerra, benché vittoriosa, provocò divisioni e rotture all'interno del Governo ben presto risanate con l'annessione dell'Emilia e della Toscana, sia pure a sacrificio di Nizza e della Savoia. Nel 1859 V E. era entrato in rapporti con Garibaldi, la cui spedizione in Sicilia e a Napoli incoraggiò con iniziative personali; ciò non gli impedì, alla fine dell'impresa, di imporsi all'eroe nel timore di un prevalere dei repubblicani (1862). Anche con Mazzini avviò trattative nel 1864, nell'intento di giungere a una generale sollevazione delle nazionalità oppresse dall'Austria, ma una indiscrezione ne determinò la rottura. Nello stesso anno firmò, a malincuore, la convenzione di settembre fra l'Italia e la Francia, ma impose le dimissioni a M. Minghetti che l'aveva negoziata a sua insaputa. Frattanto il 14 marzo 1861 era divenuto, per voto della Camera, re d'Italia. Nel 1865 la capitale venne trasferita a Firenze. Seguivano la conquista di Venezia e di Roma e il nuovo trasferimento della capitale. Molti repubblicani erano passati o passavano alla monarchia e, il re, inchinandosi al suffragio popolare, affidava nel 1876 il potere alla "Sinistra". Due anni dopo V.E. moriva. Figura complessa, egli fu ad un tempo rivoluzionario e conservatore, impulsivo e diplomatico, autoritario e costituzionale; per l'esuberanza che manifestò anche nell'amore per le avventure, d'Azeglio, con un termine che ebbe fortuna, lo chiamò "Re galantuomo". Nel 1869 aveva sposato morganaticamente Rosa Vercellone, da lui fatta contessa di Mirafiori (Torino 1820 - Roma 1878).