Duca di Savoia, poi re di Sicilia e
di Sardegna. Figlio di Carlo Emanuele II, succedette al padre nel 1675, sotto la
reggenza della madre Giovanna di Savoia-Nemours. Dotato di ambizione e di
energia, sposò Anna d'Orléans, nipote di Luigi XIV (1684) il quale
volle considerarlo suo vassallo, chiedendogli le fortezze di Verrua e di Torino.
Si inserì nella Grande Alleanza (1690), ma malgrado il suo coraggio, fu
battuto a Staffarda dal Catinat e perdette una parte dei suoi domini (1691);
tentò un'invasione del Delfinato (1692) ma fu nuovamente sconfitto a
Marsiglia (1693). Da allora la guerra non fece che languire, ed egli fu il primo
a distaccarsi dalla coalizione, firmando nel 1696 il Trattato di Torino, col
quale recuperò i suoi Stati; il matrimonio della figlia Maria Adelaide
con il duca di Borgogna gli fece acquisire rango pari a quello degli altri
regnanti. Durante la guerra di successione spagnola fu dapprima alleato della
Francia e della Spagna e la sua seconda figlia Maria Luisa Gabriella andò
in moglie a Filippo V di Spagna. Venuto però a dissidio col Villeroi,
vedendosi negato il Milanese, temendo per l'indipendenza dei propri Stati,
V.
A. si avvicinò all'imperatore (1702) che gli promise il
Monferrato, Alessandria, Valenza, la Lomellina, ecc. Vendôme gli tolse una
parte delle sue provincie, ma
V.
A. non si arrese e, approfittando
degli errori Francesi, ottenne, con il principe Eugenio di Savoia, la vittoria
di Torino che liberò completamente (1706). D'accordo con Eugenio, invase
la Francia (1707), ma fu respinto a Tolone; l'anno seguente Villars lo costrinse
a lasciare il Delfinato. Il Trattato di Utrecht (1713) gli lasciò
ciò che gli alleati gli avevano promesso; in più ebbe la Sicilia e
il titolo di re. Ma la Sicilia era un possedimento malsicuro; poco chiare
trattative con l'Alberoni, portarono allo scambio della Sicilia con la Sardegna
(1720). Sostenne violenti dissidi con la Santa Sede; sottomise a imposta
fondiaria le terre ecclesiastiche e rese difficile la vita ai Gesuiti.
All'aggravio delle tasse fece seguire la creazione di pubblici archivi;
favorì l'industria e l'agricoltura; promulgò il codice Vittoriano
(1723-79), e si distinse come ottimo sovrano. Nel 1730 abdicò a favore
del figlio Carlo Emanuele III e si ritirò nel castello di Montalbano,
presso Chambéry. Nel 1731, deluso dall'operato del figlio, cercò
di riappropriarsi del potere regale, ma Carlo Emanuele III lo fece arrestare e
confinare nel castello di Rivoli dove morì l'anno seguente (Torino 1666 -
Rivoli, Torino 1732).