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Vite.

Elemento meccanico costituito da un gambo cilindrico recante inciso un solco elicoidale, detto filetto o verme, generalmente terminante a un'estremità in una testa. Trova largo utilizzo per stringere e serrare; il gambo della v. viene introdotto, con una rotazione impressa alla testa da una coppia, nel corrispondente solco elicoidale, detto madrevite, praticato in un foro ricavato in un dado o in un pezzo opportuno. ║ Per estens. - Organi meccanici, utensili che hanno forma simile alla v.: v. senza fine. ║ V. da ghiaccio: in alpinismo, attrezzo avente forma simile ad un cavatappi, che, infisso per rotazione nel ghiaccio, serve a sostenere una corda ad esso assicurata. ║ A v.: realizzato per mezzo di una o più v.: otturatore a v.; tappo a v.; chiusura a v. • Aeron. - Degenerazione del moto di un aereo che scende verticalmente compiendo un moto elicoidale molto stretto. In volo orizzontale di regime, l'ala di un velivolo si trova a valori di incidenza inferiori a quella critica: se per una causa qualsiasi l'incidenza critica viene superata, viene meno la stabilità intrinseca laterale ed il velivolo cade in v. dopo una fase iniziale transitoria. Un velivolo può cadere in v. a seguito di una manovra o di una evoluzione errata che lo porti ad incidenze critiche, o anche per effetto di una violenta raffica di vento; la caduta in v. è molto facilitata, inoltre, se nel volo si ha deviazione, sia per effetto di una manovra, sia per la presenza di raffiche trasversali. La caduta in v. può anche essere effettuata volontariamente in una manovra acrobatica: in questo caso è in genere realizzata a partire da un regime di volo orizzontale, raggiungendo l'incidenza critica mediante riduzione della velocità (perdita di velocità). Fra tutte le possibili evoluzioni di un velivolo, la v. è quella che presenta le maggiori velocità angolari. L'uscita dalla v. viene ottenuta riportando l'incidenza al di sotto di quella critica, impegnando opportunamente i comandi. • Mat. - V. di Saint-Gilles: superficie elicoidale generata da un cerchio che si muove di moto elicoidale intorno ad un asse ad esso complanare. • Sport - Tuffo eseguito con partenza simile al tuffo di testa, realizzando un'intera rotazione del corpo nel senso della lunghezza una volta arrivati all'apice della traiettoria. • Tecn. - V. di collegamento: nelle costruzioni, ogni tipo di v. utilizzata per effettuare un generico collegamento fisso che, all'occorrenza, può essere smontato. Il filetto di una v. di collegamento è solitamente a sezione triangolare; se è realizzato mediante un'elica a destra, si parla di v. destra, in caso contrario di v. sinistra. Per quanto riguarda i collegamenti tra due o più pezzi, le v. possono essere classificate in tre tipi: v. mordenti, che si impegnano nel foro filettato ricavato in uno dei pezzi da collegare; v. passanti, che si impegnano in un dado; v. prigioniere o bulloni prigionieri altrimenti. Fra le v. mordenti ricordiamo, in particolare, le v. autofilettanti o maschianti, che creano la filettatura stessa nel foro all'atto del montaggio, e le v. per legno, caratterizzate da un gambo liscio cilindrico, a tronco di cono nella parte filettata, con filetto avente diversa inclinazione tra la punta e la testa per facilitarne il serraggio. ║ V. di manovra: in meccanica applicata, asta filettata che si impegna nella madrevite corrispondente, utilizzata per effettuare spostamenti di valvole, saracinesche, carrelli di macchine utensili, ecc., applicando coppie di rotazione relativamente modeste. In assenza di attrito, la condizione di equilibrio di una v. di manovra è espressa dall'equazione R/P = (2πr)/p, dove P è la forza tangenziale che viene applicata alla testa della v. e che imprime la rotazione, p è il passo del filetto, r è il braccio della forza P e R è la forza equilibrante, diretta lungo l'asse della v. stessa, con direzione contraria a quella di avanzamento della v. Tale relazione non è più valida in presenza di attrito tra v. e madrevite; in questo caso, detto α l'angolo d'inclinazione del filetto sulla tangente al gambo perpendicolare all'asse, θ il semiangolo al vertice del profilo triangolare del filetto, ed f il coefficiente di attrito, si ottiene che la v. è autobloccante se tg α ≤ f/cos θ. Ricordiamo di seguito le principali v. di manovra utilizzate in meccanica applicata: v. madre, a filetto quadrato, disposta sulla parte anteriore del banco del tornio, in senso parallelo all'asse longitudinale del tornio stesso; v. a circolazione di sfere, utilizzata per realizzare lo spostamento di organi meccanici con attrito e usura molto inferiori rispetto a quelli usuali per la coppia v.-madrevite, mediante l'interposizione di sfere; v. a rulli satelliti, simile alla precedente, realizzata mediante l'interposizione di rulli filettati tra v. e madrevite; v. a ricircolazione di rulli, simile alla v. a rulli satelliti, nella quale, tuttavia, i rulli non sono filettati, ma solo muniti di scalanature circolari con sezione uguale a quella di v. e madrevite. ║ V. differenziale: meccanismo costituito da due coppie di v.-madrevite disposte sullo stesso asse, aventi passo diverso. ║ V.-fresa: v. di acciaio avente filettatura intagliata e affilata, con profilo opportuno, in modo da presentare spigoli taglienti come quelli di una fresa. ║ V. senza fine o perpetua: organo ad ingranaggi con elevato rapporto di riduzione, costituito da una dentiera che si muove di moto elicoidale attorno al suo asse, avanzando ad ogni giro di un tratto pari alla distanza tra due suoi denti o ad un multiplo di essa.