(dal francese
vitalisme, der. di
vital: vitale). Filos. - Denominazione generica di quelle dottrine
filosofiche che sostengono la peculiarità dei fenomeni della vita e la
loro irriducibilità alle dinamiche fisico-chimiche del mondo inorganico.
Vitalistica fu la biologia aristotelica (poi ripresa dagli Scolastici
medioevali), in base alla quale le funzioni vitali sarebbero un principio
intrinseco alla natura e alla forma del vivente. Di fronte alle scoperte della
scienza moderna, nella seconda metà del XVIII sec. si sviluppò una
nuova forma di
V., che tentava di spiegare il fenomeno della vita
attraverso un principio formativo o
forza in grado di agire come causa
finale. Il
V. sopravvisse anche ai progressi della biologia del XIX sec.
e all'affermazione delle teorie evoluzionistiche: i suoi assertori (C. Bernard,
J. Reinke, H. Driesch, H. Bergson) si sforzarono, infatti, di dimostrare, a
volte anche su base sperimentale, l'esistenza nell'organismo vivente di una
finalità primaria irriducibile ai dati scientifici e all'influsso
dell'ambiente. Nel XX sec., tesi vitalistiche furono sostenute da J.J. von
Uexküll; tali tesi, peraltro, non rimandano più a forze estranee
alle leggi di natura, ma tendono, piuttosto, a evidenziare l'autonomia della
biologia dalle scienze fisico-matematiche e la coerenza strutturale della
vita.